Martedì 23 Aprile 2024

La principessa triste e senza trono. Il Giappone: non sarà mai imperatrice

Il governo ha deciso di mantenere la linea di discendenza maschile. Ma Aiko resta amatissima dal popolo

Aiko ha vent’anni ed è figlia dell’imperatore Naruhito e della consorte Masako

Aiko ha vent’anni ed è figlia dell’imperatore Naruhito e della consorte Masako

Il Giappone non è un paese per donne. La principessa Aiko, unica figlia di Naruhito e di sua moglie Masako, data in pole position come una Leonor di Spagna qualsiasi, non sarà imperatrice. È così da sempre, se è andata bene per 125 generazioni una ragione ci sarà. Il governo ha stabilito che si continua con lo sbarramento delle quote rosa sulla linea di successione e il tabù del cromosoma resta intatto anche se da anni il popolo chiede un cambio di rotta. Non è ancora tempo. Non importa se Tokyo ha addosso gli occhi del mondo e non ci sarebbe momento migliore per ringiovanire la più antica monarchia del pianeta. A prevalere è ancora la linea conservatrice del primo ministro Yoshihide Suga, irremovibile nella convinzione che per preservare il lignaggio solo i maschi possano salire sul trono del Crisantemo.

Aiko, che compirà 20 anni a dicembre e porta il nome bene augurante di "figlia dell’amore" (il secondo è Toshi, che vuol dire "persona che rispetta il prossimo"), sembrava perfetta per finire il lavoro lasciato a metà dalle sue avole. Jito fu "tenno" su una gamba sola nel 690, Koken nel 749 e Go-Sakuramachi a metà del ‘700. Ma appunto erano solo reggenti, parcheggiate sotto la corona in attesa che i figli crescessero o arrivasse un erede maschio. Questa signorina assolutamente contemporanea, bullizzata in seconda elementare, caduta in depressione e poi risorta, si stava preparando alla missione spalleggiata dai comuni mortali e dai media: "Sta elevando la sua statura imperiale", scrivevano appena possibile. È iscritta al secondo anno di laurea in Letteratura giapponese e causa pandemia ha seguito le lezioni online, ha fatto la summer school a Eton, suona il piano e il violino, è appassionata di calligrafia, adora il sumo. Un curriculum in continuo perfezionamento con una sola macchia: è donna.

Venne al mondo dopo otto anni di tentativi e un aborto spontaneo che non aiutarono la sua mamma, la "principessa triste" Masako, cui furono diagnosticati uno stress da adattamento e una forte depressione legata alla vita di corte e alla perdita dell’indipendenza. Come Lady Diana, si mormorava. Solo che lei oltre a un abito di dodici strati di seta pesante tredici chili il giorno del matrimonio portava in dote anche una laurea in economia a Harvard e una promettente carriera diplomatica.

Aiko è tanto simpatica ai giapponesi, che invece non possono sopportare il principe ereditario Akishino, suo zio, proclamato ufficialmente erede al trono dopo l’abdicazione del padre Akihito e l’ascesa del fratello Narhuito, cordialmente detestato. Ma bisogna tenerselo stretto perché il vero problema della famiglia imperiale è la carenza di maschi. Anche lui ha un figlio solo, il principe Hisahito, e se a sua volta il ragazzo nato nel 2006 avesse una bimba rischierebbe di estinguersi una dinastia iniziata oltre 2.600 anni fa con la dea del sole Amaterasu. Per trovare una soluzione il governo ha creato un’apposita commissione di esperti ed è stata accarezzata l’ipotesi della successione femminile. O almeno la riforma – ancora sul tavolo – della legge che fa perdere il loro status alle principesse accasate con un borghese.

Ne sanno qualcosa le cugine di Aiko, Mako e Ayako, che hanno perso il titolo per essersi innamorate di uomini senza blasone. Donne, sì, ma pur sempre due figure di riferimento di meno là dove i reali scarseggiano: e allora qualcuno ha chiesto di ripescare le principesse perdute per amore. La società, sempre più avanti della politica, approva. Si agita per avere finalmente un’imperatrice la scrittrice Risa Wataya e con lei la disegnatrice di manga Machico Satonaka, celebre per i fumetti "girl power" su Cleopatra. Chi pensava che la royal family inglese avesse il monopolio del trauma e dello scompiglio dovrà ricredersi.