La pillola (del giorno dopo) contro il Covid. Scienziati: immunità garantita per un anno

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Non solo vaccini. In Gran Bretagna sono in fase avanzata gli studi su un mix di anticorpi monoclonali che potrebbe essere utilizzato come una sorta di ‘pillola del giorno dopo’ da somministrare – entro 7-8 giorni – su chi è stato in contatto con un caso di Covid 19. O che potrebbe essere dato in via preventiva a soggetti immunodepressi o che vivono in contesti a rischio come le case di riposo. La nuova terapia, che darebbe protezione immediata per 6-12 mesi, è un cocktail di due anticorpi monoclonali, LAAB, noto come AZD7442, ed è stato scoperto dal Vanderbilt university medical center di Nashville (Usa) partendo da una coppia positiva al Covid che in gennaio si era spostati da Wuhan in Cina a Toronto in Canada; i loro anticorpi sono stati riprodotti in laboratorio e sviluppati dalla casa farmaceutica britannica AstraZeneca, che ha brevettato il LAAB nel giugno di quest’anno.

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ll 25 dicembre, due studi clinici sono partiti al centro ricerche dell’University College London Hospitals. Il primo studio, denominato Storm Chaser mira a stabilire se AZD7442 riesca a offrire immunità immediata e a lungo termine alle persone da poco esposte al virus, che non abbiano ancora sviluppato sintomi. Il secondo studio, Provent, esamina l’uso di AZD7442 nelle persone che non rispondono al vaccino (per esempio perché hanno un sistema immunitario compromesso), o che abbiano rischi particolari per condizioni preesistenti o per età.

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Il Vaccine Research Centre dell`University College è un’estensione dei laboratori diretti dall’italiano Vincenzo Libri, a Londra dal 1990. E non a caso Libri è entusiasta. Secondo lo scienziato si tratta di uno studio "di una portata potenzialmente spettacolare, grandiosa". "Il vaccino – spiega Libri – stimola la produzione di propri anticorpi naturali tramite la risposta immunitaria nell’arco di 4-6 settimane, mentre un trattamento con anticorpi monoclonali neutralizzati produce una immunità immediata. Quindi è indicato per individui che non rispondono ai vaccini, o perché sono già stati potenzialmente contagiati, o perché sono immunosoppressi". "Ovviamente siamo agli inizi – ha messo le mani avanti il ricercatore italiano – quindi non possiamo dirlo con certezza, ma in via di principio l’opportunità è rilevante".

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In presenza di "chiarissimi risultati positivi intermedi – azzarda – si potrebbe chiedere una approvazione urgente". La prima finestra possibile è marzo-aprile. E anche un anticorpo monoclonale italiano è a un passo dall’avvio delle prove cliniche, previsto per gennaio. Il lavoro di ricerca, iniziato dal MAD Lab di Fondazione Toscana Life Sciences, coordinato dal professor Rino Rappuoli, ha selezionato un anticorpo ora in fase di produzione nello stabilimento Menarini di Pomezia, che sarà testato dall’Istituto Spallanzani di Roma e dal Centro di Ricerche Cliniche di Verona. La disponibilità degli anticorpi monoclonali sarebbe estremamente utile nel contrasto al Covid 19, che anche ieri ha visto nel nostro Paese dati che mostrano come la curva sia solo in lenta riduzione. A fronte di un crollo del numero dei tamponi (81.285 contro gli oltre 152mila del giorno prima), i contagi sono scesi drasticamente da 19.037 a 10.407, ma iI tasso di positività è del 12,8%, in aumento rispetto al 12,5% del giorno d Natale. Scendono nettamente le vittime, ieri 261 contro le 459 di 24 ore prima, mentre continua a farsi più leggera la pressione sulle strutture ospedaliere. Il minor numero di tamponi spiega anche il tasso di positività molto alto in Emilia Romagna (30,4%) e Veneto (14,3%): nella prima sono stati fatti 5.774 tamponi (la metà del giorno prima), in Veneto 4mila in meno.