Lunedì 14 Luglio 2025
ALDO BAQUIS
Esteri

La confessione dell’orrore

Fuoco sulla folla in fila per gli aiuti. "A Gaza avevamo l’ordine di sparare". Il racconto dei soldati israeliani al giornale Haaretz, si muove la Procura militare. Tel Aviv nega

La ’strada’ utilizzata dai palestinesi in cerca di cibo per raggiungere un punto di distribuzione

La ’strada’ utilizzata dai palestinesi in cerca di cibo per raggiungere un punto di distribuzione

Tel Aviv, 28 giugno 2025 – Il quotidiano liberal Haaretz ha destato ieri grande scalpore pubblicando su due pagine testimonianze raccolte da soldati e da ufficiali reduci di Gaza secondo cui i militari avrebbero avuto licenza di sparare con armi da fuoco, "anche con mortai ed artiglieria", per disperdere masse di palestinesi raccoltesi nelle immediate vicinanze dei centri di distribuzione di alimentari della "Ghf", un’organizzazione umanitaria sostenuta dagli Usa e da Israele entrata in azione cinque settimane fa nel sud della Striscia.

Il giornale ha appreso che il moltiplicarsi degli incidenti e delle vittime civili ha indotto la magistratura militare ad aprire indagini, nel timore che siano avvenute infrazioni dei codici internazionali di guerra. Ma Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz hanno respinto con sdegno le "diffamazioni vergognose" del giornale. "Si tratta di pure menzogne – hanno stabilito – lanciate per denigrare ‘Tsahal’ (Idf), l’esercito più morale al mondo".

Secondo la ricostruzione di Haaretz, nel sud della Striscia sono attivi quattro "Centri di distribuzione rapida" ("Mahpaz", in ebraico) dove pacchi alimentari sono accumulati sul terreno in grandi quantità in attesa che migliaia di persone siano poi autorizzate a lanciarsi in avanti per raccogliere il possibile. Il giornale ha appreso di almeno 19 incidenti avvenuti in prossimità di quei centri. Nella prima settimana di attività i morti (secondo fonti di Hamas) sono stati 27 e poi il ritmo delle vittime è andato crescendo: 57 l’11 giugno, 59 il 17 giugno, 50 il 24 giugno. Haaretz parla di "Killing fields", campi di uccisione. "Le brigate combattenti – ha spiegato al giornale uno dei militari – non hanno mezzi per confrontarsi con folle di civili in zone di combattimento".

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All’origine di questi incidenti, viene spiegato, vi è una grande confusione sul terreno e spesso i palestinesi diretti ai centri di distribuzione non sono in grado di sapere se si trovino in aree autorizzate oppure se in ore notturne siano entrati, anche a loro insaputa, in aree precluse. "Abbiamo sparato con le mitragliatrici dei tank e lanciato bombe a mano. Una volta è stato colpito un gruppo di persone che avanzavano in un banco di nebbia – ha riferito in anonimato uno dei militari. – Non avevamo intenzione di colpirli. Ma sono cose che capitano". Un altro militare ha descritto la realtà di Gaza come "un universo parallelo" in cui la disciplina militare pare essersi sfaldata, anche perché le truppe sono esauste dopo 20 mesi di guerra.

Nel nord della Striscia l’esercito è impegnato ad impedire a Hamas di dare l’assalto a camion di aiuti organizzati da organizzazioni dell’Onu. Dal 27 maggio – scrive Haaretz – 549 persone sono rimaste uccise negli incidenti attorno ai centri del "Ghf" e negli scontri con Hamas. Non è noto quante di esse siano state colpite dall’esercito. Medici senza frontiere ha invocato la rimozione dei centri "Ghf" mentre ieri nella Striscia si sono avute altre 72 vittime. Fra queste due operatori della Ong umanitaria internazionale "Azione contro la fame": "Sono stati uccisi – afferma un comunicato – in un attacco aereo israeliano in una zona densamente popolata che non aveva ricevuto ancora ordini di evacuazione". Ma intantto, ieri sera (ora italiana), Donald Trump ha assicurato che "raggiungeremo un cessate il fuoco a Gaza entro la prossima settimana", sottolineando che "l’intesa è vicina."

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