La cecchina che odia i russi. "Spara come Lady Morte"

E' stata paragonata all’eroina sovietica Lyudmila Pavlichenko

La giovane donna, nome di battaglia Carbone

La giovane donna, nome di battaglia Carbone

Non ha un nome né un volto, ma spara benissimo. Nome di battaglia Ugoliok, in ucraino, o Charcoal, in inglese, cioè carbone. Professione: cecchina. Qualcuno già la chiama Signora Morte paragonandola a Lyudmila Pavlichenko, Lady Death appunto, l’incubo della Wehrmacht. La guerra, si sa, ha bisogno di eroi. Da sempre. Così, dalla cronaca brutale dei conflitti del Novecento si stagliano le imprese del Barone Rosso, di Francesco Baracca e di Gabriele D’Annunzio. Da raccontare e raccontare. È un classico. Anche la storia di questa giovane ragazza ucraina pare scritta apposta per accendere i cuori di orgoglio patriottico. E mettere in moto la macchina della propaganda. L’esercito di Kiev, infatti, ha deciso di magnificarla sui social network con tanto di foto. Capelli corvini sulla mimetica, occhi neri, sguardo temerario. Il sorriso celato da una sciarpa per proteggerne l’identità. Si è arruolata nell’esercito per rendere il fratello minore orgoglioso di lei. Con i marines dal 2017, ha combattuto nel Donbass i separatisti sostenuti dai russi. I quali se la sono ritrovata contro il 24 febbraio scorso. Il fatidico giorno dell’invasione, infatti, Charcoal non ha esitato a unirsi alle truppe di Kiev per respingere i soldati di Putin.

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"Dobbiamo eliminarli tutti. Queste persone non sono esseri umani, i nazisti non erano così vili come questi orchi", ha detto in un video. E ancora: "Vinceremo sicuramente, personalmente resisterò fino all’ultimo!". Proclami da eroina. "L’eroina della guerra moderna", come l’hanno soprannominata le forze armate ucraine su Facebook. E sui social media che sostengono la causa di Zelensky, scrive il New York Post, è divenuta in breve tempo una beniamina.

La sua vicenda ricorda le gesta di un’altra cecchina ucraina, la leggendaria Lyudmila Pavlichenko, che durante la Seconda guerra mondiale colpì a morte 309 soldati nazisti. Un "bottino" che le valse il titolo di "Eroe dell’Unione Sovietica", un francobollo con la sua effigie e un lungometraggio biografico girato nel 2015.

Sono passati sette anni da allora, e la guerra, purtroppo, non è più chiusa nel perimetro tranquillizzante di un grande schermo. Bisogna fare fuoco per davvero. Charcoal, chissà, forse ispirata da quel film, non si tira indietro.

Come lei altri simboli della lotta per la libertà dell’Ucraina. Il Fantasma di Kiev, ad esempio. Il pilota di caccia avrebbe abbattuto dieci jet russi solo nel primo giorno dell’invasione. O Julia, che dopo aver messo in salvo i suoi tre figli ha scelto di impugnare le armi, mirare e sparare. Madre e resistente. Donna e cecchina pure lei.

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