Khashoggi, i funerali a Istanbul. Riad, 5 condannati a morte: "Il principe era all'oscuro"

La Turchia non crede ai risultati dell'inchiesta saudita, che punta in realtà a mostrare l'estraneità ai fatti del principe Mohammed bin Salman

I funerali per Jamal Khashoggi (Ansa)

I funerali per Jamal Khashoggi (Ansa)

Istanbul, 16 novembre 2018 - Oggi a Istanbul funerale 'simbolico' per Jamal Khashoggi, l'opinionista saudita assassinato nel consolato saudita nella città sul Bosforo, lo scorso 2 ottobre. 

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Alla cerimonia presso la Moschea Fatih hanno partecipato esponenti dell'Associazione Amici di Jamal Khshoggi, fondata di recente per l'incredibile vicenda dell'omicidio del reporter saudita, fatto a pezzi nella rappresentanza diplomatica dove si era recato ufficialmente per ritirare documenti personali. "Abbiamo deciso di pregare qui perchè siamo convinti che il suo corpo non sarà mai ritrovato", ha detto Fatih Oke, direttore dell'Associazione Media Turco-Araba. 

Ed è di ieri la notizia che la procura saudita ha annunciato l'incriminazione di 11 persone per l'omicidio, con 21 persone attualmente in carcere perché coinvolti a vario titolo con l'assassinio. Naturalmente i sauditi sottolienano il fatto che il principe ereditario Mohammed bin Salman era alll'oscuro di tutto. 

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Un quadro investigativo che la Turchia ha giudicato insoddisfacente e oggi al raduno funebre  Yasin Aktay, intimo amico di Khashoggi e consigliere del presidente Recep Tayyip Erdogan, ha criticato duramente la versione saudita degli eventi. "Vogliono farci credere che i killer abbiano deciso da soli di assassinarlo, non crediamo a questa storia, continueremo a chiedere chi sono i veri mandanti", ha affermato.

Ci sono cinque condanne a morte per l'omicidio di Khashoggi, a un mese e mezzo dalla sua uccisione. Tra cui il capo del team degli 007 che avrebbe ordinato l'omicidio. Punizioni esemplari che, per i più esperti osservatori internazionali, servono a confermare la tesi di un'operazione condotta all'insaputa della Corona. Mbs, ribadiscono i magistrati e il governo sauditi, è "assolutamente" estraneo alla vicenda. 

Una telefonata incasta Mbs

Tra gli indagati però spunta il nome di Ahmed al Asiri, l'ex numero 2 dei servizi segreti e fedelissimo di Salman. Indagato e sottoposto a divieto di espatrio anche Saud al-Qahtani, lo stratega della comunicazione sui social network dell'erede al trono. Su di lui si è abbattuta anche la scure di Washington, infatti nella lista dei 17 alti funzionari di Riad colpiti dalle sanzioni Usa per "il ripugnante omicidio". 

I due sono stati già allontanati dalla Corona, e sono accusati di aver preso parte ai preparativi condotti tre giorni prima dell'operazione, il cui scopo iniziale sarebbe stato di riportare in patria il reporter. Ma, anche per loro c'è una via d'uscita, infatti non avrebbero ordinato loro l'uccisione. Adel al-Jubeir, ministro degli Esteri del Regno, la vede così: "A volte le persone agiscono al di là della loro autorità", definendo l'uccisione del giornalista "un crimine e un grave errore", sottolineando l'innocenza dei reali: "Respingiamo la politicizzazione del caso e le interferenze nella politica interna dell'Arabia Saudita".