Lunedì 14 Luglio 2025
LORENZO MANTIGLIONI
Esteri

Il destino di Khamenei: “Ucciderlo serve a poco. Sarebbe rimpiazzato”

Il politologo Marchetti (Luiss): “La Guida Suprema è supportata da pasdaran e milizie. Una rivoluzione dal basso è improbabile, Cina e Russia non la permetterebbero”

Il destino di Khamenei: “Ucciderlo serve a poco. Sarebbe rimpiazzato”

Roma, 24 giugno 2025 – “Pensare che un regime change (un cambio di regime ndr) porti alla democrazia è tanto illusorio quanto ipocrita”. Con queste parole il direttore del Centro per gli studi internazionali e strategici della Luiss, Raffaele Marchetti, bolla il piano di Israele e Stati Uniti. A distanza di una decina di giorni dallo scoppio della guerra tra Tel Aviv e Teheran, si fanno sempre più insistenti le voci su un tentativo di sostituzione della Guida suprema iraniana, ma la strategia presenta non poche criticità. Dal 1989, anno della morte dell’ayatollah Ruhollah Khomeini, al vertice della Repubblica islamica dell’Iran c’è Ali Khamenei, leader dalle origini modeste che da sempre ha beneficiato del supporto dei pasdaran e delle milizie locali, e che in questi giorni è stato più volte individuato come un obiettivo di Benjamin Netanyahu (e di Donald Trump).

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Il ritratto di Ali Khamenei realizzato da un artista yemenita (Epa via Ansa)

Ma chi è l’ayatollah che da oltre trent’anni siede al vertice del regime persiano? Secondo Marchetti, Khamenei "è l’uomo che ha mantenuto la continuità della rivoluzione. È un conservatore che prosegue il progetto di Khomeini, dimostrando una totale dedizione alla causa, e che detiene saldamente il potere”. Ciononostante, a più riprese Tel Aviv e Washington hanno ipotizzato l’eliminazione della Guida suprema. Un obiettivo che, dal punto di vista fattuale, è oggettivamente possibile. “Sarebbe però il superamento di un’altra linea rossa – spiega Raffaele Marchetti –. C’è poi una questione preliminare che deve essere ribadita: l’attacco preventivo di Israele e Stati Uniti, così come l’eventuale uccisione del leader iraniano, è un fatto del tutto illegittimo dal punto di vista internazionale”.

Uno scenario, quello dell’eliminazione della Guida suprema, che quasi sicuramente non porterà all’avvento della democrazia. "Non si può pensare a un’ipotesi del genere – continua il direttore del Centro per gli studi internazionali e strategici della Luiss –. Il massimo che potrebbero sperare gli Stati Uniti e Israele è una rivoluzione dal basso con un crollo dell’intero sistema governativo, ma è un fatto poco probabile. Senza considerare, inoltre, che attacchi di questo tipo generano l’effetto contrario, ovvero lo stringersi delle persone intorno alla bandiera. Credo che l’uccisione di Khamenei, ove mai dovesse essere compiuta, porterebbe semplicemente alla sostituzione della Guida suprema. Un’altra ipotesi potrebbe essere quella dello scoppio della guerra civile, ma è chiaro che in questo caso la Russia e la Cina non potrebbero certo tollerare che il loro alleato scivoli nel campo occidentale”.

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Intanto proseguono gli aggiornamenti sullo scontro armato. Secondo le stime di Human rights activists news agency (Hrana), l’organizzazione non governativa indipendente persiana, il bilancio delle vittime iraniane sale a 950 persone (quasi il doppio delle cifre ufficiali). Preoccupa inoltre la chiusura dello Stretto di Hormuz: "È una leva di vendetta che l’Iran potrebbe utilizzare – conclude Marchetti –. In questo senso è significativo il tentativo degli Usa di dialogare con Pechino per scongiurarne il rischio”.