Rivolta in Kazakistan, media: la polizia spara ad Almaty, diversi feriti

Ministero: oltre mille feriti negli scontri. "Almeno duemila arresti ad Almaty". Inviate prime truppe da Mosca e alleati

Roma, 6 gennaio 2022 - Sempre più incandescente la crisi in Kazakistan. Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sulla Piazza della Repubblica, ad Almaty, per disperdere i manifestanti che vi si erano radunati. Lo riferiscono testimoni all’agenzia russa Tass, affermando che la polizia ha preso di mira quelli che sono definiti "istigatori dei disordini". Secondo gli stessi testimoni, diverse persone sono rimaste ferite.

Insomma la rivolta non si placa, mentre il governo ad interim ha annunciato di aver imposto un calmiere per sei mesi sul prezzo del gas, il cui incremento ha dato la scintilla alle violente rivolte che imperversano nella repubblica centroasiatica da due giorni e che hanno lasciato sul terreno decine di morti. In una nota il governo afferma di aver preso la misura "urgente" per "stabilizzare la situazione socio-economica" in un Paese in cui il Gpl è largamente usato come carburante per le automobili.

Morti, feriti e arresti

"Decine" di manifestanti sono stati uccisi dalla polizia durante la notte, mentre sono continuate le proteste violente in tutto il Paese. Lo ha annunciato la stessa polizia kazaka. "La scorsa notte le forze estremiste hanno tentato di prendere d'assalto gli edifici amministrativi e il dipartimento di polizia di Almaty, oltre a dipartimenti e posti di polizia locali", ha dichiarato un portavoce della polizia. Oltre mille persone - secondo il ministero - sono rimaste ferite nei due giorni di scontri, di cui almeno 400 ricoverati in ospedale e 62 in terapia intensiva.

Riguardo agli arresti, sono almeno duemila nella sola capitale economica Almaty, accusate di aver partecipato ai violenti scontri tuttora in corso nel Paese centroasiatico. Lo ha dichiarato il ministero dell'Interno kazako.

Inviate truppe da Mosca e alleati

Le prime truppe della "forza di pace" promesse in serata daIl'alleanza Csto, che raggruppa Russia, Kazakhstan Armenia, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan, sono state inviate in territorio kazako, fa sapere Mosca. "Una forza collettiva di pace dell'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto) è stato inviato in Kazakhstan per un periodo limitato per stabilizzare e normalizzare la situazione", ha dichiarato l'alleanza in un comunicato diffuso dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Roma e Londra

L’Italia segue con grande preoccupazione la rivolta del Kazakistan, Paese al quale è legata da rapporti di amicizia e da un solido partenariato economico, rivolgendo un forte appello affinché si metta immediatamente fine alle violenze, che hanno provocato vittime tra i manifestanti e agenti delle forze dell’ordine. L’Italia, riferisce la Farnesina in una nota, chiede che non si ricorra all’uso della forza e si avvii un percorso nazionale di allentamento delle tensioni in un quadro di piena sovranità in linea con gli standard di rispetto dei diritti e di pluralismo fissati dalle organizzazioni internazionali di cui il Kazakistan è membro. 

Anche il governo britannico ha auspicato una “soluzione pacifica” della crisi, e ha messo in guardia da ulteriori “escalation”. “Siamo ovviamente preoccupati per gli scontri violenti e stiamo monitorando da vicino la situazione”, ha affermato un portavoce del primo ministro, Boris Johnson. Sulla crisi ha parlato in Parlamento anche la ministra degli Esteri, Liz Truss, che ha condannato “gli atti di violenza e la distruzione di proprietà ad Almaty”, la capitale finanziaria del Kazakistan ed epicentro delle proteste contro il caro-gas. Truss ha quindi annunciato che ci sarà un “coordinamento con i nostri alleati sugli ulteriori passi da prendere”. 

Gli idrocarburi

La crisi mette improvvisamente in discussione l’immagine di stabilità di questa ex Repubblica sovietica ricca di idrocarburi e retta da un regime autoritario che nei tre decenni seguiti alla fine dell’Urss ha attirato enormi investimenti nel settore energetico dalle principali compagnie petrolifere mondiali. Le proteste, innescate dal raddoppio del prezzo del Gpl in seguito alla cancellazione dei limiti imposti dal governo, sono dirette ormai contro l’intero establishment di un sistema fondato e guidato per tre decenni dall’ex presidente Nursultan Nazarbayev, dimessosi nel 2019 per passare la mano a Tokayev. Una sua statua, riferisce l’agenzia russa Tass, è stata abbattuta nella città di Taldykorgan, nel sud-est del Paese. Tokayev si è visto costretto a proclamare lo stato d’emergenza su tutto il territorio nazionale, dopo che la misura era stata decisa il giorno prima ad Almaty e nel Mangistau, principale provincia petrolifera affacciata sul Mar Caspio, nell’ovest del Paese.

La rivolta

Proprio da qui erano partite domenica le prime proteste, che si sono poi estese a macchia d’olio. In primo momento il presidente ha cercato di calmare la piazza sciogliendo il governo guidato dal premier Askar Mamin e dando ordine di ripristinare i limiti non soltanto al prezzo del Gpl, ma anche sulla benzina, il diesel e altri generi "socialmente importanti". Ma né questo né i lacrimogeni e le bombe stordenti impiegati dai reparti della polizia anti-sommossa sono riusciti a fermare le migliaia di manifestanti. Tanto che a tarda sera, in un drammatico discorso televisivo alla nazione, Tokayev è arrivato a chiedere l’intervento militare di Mosca e degli altri Paesi membri del Csto. Il Paese, ha affermato il presidente, è sotto attacco da parte di gruppi terroristici addestrati all’estero. Alcuni "terroristi", ha aggiunto, sono penetrati anche nell’aeroporto di Almaty impossessandosi di cinque aerei, di cui uno straniero. Tokayev ha assunto anche i poteri di capo del Consiglio di sicurezza nazionale, carica che dopo le dimissioni di tre anni fa era stata mantenuta dall’ottantunenne Nazarbayev.

Affermando che tra i manifestanti vi sono "banditi" che hanno attaccato le forze di sicurezza uccidendo alcuni agenti, il presidente ha avvertito che è pronto ad "agire nella maniera più ferma possibile". 

In realtà è impossibile appurare in modo indipendente quale sia il bilancio delle violenze, anche per un blocco quasi generale di Internet e della rete dei telefoni cellulari. La Russia, partner cruciale del Kazakistan, è stata la prima a reagire, con una nota del ministero degli Esteri in cui si auspica "una soluzione pacifica a tutti i problemi attraverso il dialogo", mentre il Cremlino mette in guardia altri Paesi dall’interferire nelle vicende interne kazake. Un riferimento apparentemente diretto agli Usa, che hanno reagito duramente parlando di "accuse assolutamente false" e chiedendo "moderazione" alle autorità kazake. Mentre la Ue si è mostrata neutrale invitando tutte "le parti ad agire con responsabilità".