Martedì 23 Aprile 2024

Kashmir, il premier pachistano: "La crisi con l'India può portare alla guerra"

La tensione è salita alle stelle all'indomani della decisione a sorpresa di Nuova Delhi di revocare lo status speciale alla regione, a maggioranza musulmana e attraversata da spinte separatiste

India, militari in strada a Srinagar, nel Kashmir (foto Lapresse)

India, militari in strada a Srinagar, nel Kashmir (foto Lapresse)

Roma, 6 agosto 2019 - Escalation di accuse e minacce. E timore che la situazione possa prendere la via militare. Il primo ministro del Pakistan Imran Khan ha dichiarato che gli ultimi sviluppi nel Kashmir potrebbero portare a una guerra convenzionale tra India e Pakistan, causando conseguenze gravi per il mondo intero. "Temo che possano iniziare la pulizia etnica in Kashmir per spazzare via la popolazione locale", ha detto Khan in Parlamento. "Ci attaccheranno e noi risponderemo e la guerra potrebbe andare in entrambe le direzioni. Nessuno la vincerà e avrà gravi conseguenze per il mondo intero".

Cosa sta succendendo in Kashmir

La tensione tra i due Paesi è salita alle stelle all'indomani della decisione a sorpresa dell'India di revocare lo status speciale alla regione, a maggioranza musulmana e attraversata da tensioni separatiste, contesa da decenni tra New Delhi e Islamabad. Restano bloccate le telecomunicazioni, internet è oscurato e le strade sono presidiate dai militari mentre in Pakistan i parlamentari sono stati convocati in una riunione congiunta per discutere di una possibile risposta all'iniziativa promossa dal governo del premier ultra-nazionalista indù, Narendra Modi.

Avvertimento delle gerarchie militari del Pakistan

Alcune centinaia di persone sono scese in strada a Muzaffarabad, la principale città del Kashmir pakistano, per protestare contro un'iniziativa che va a minare un equilibrio fragilissimo; altre manifestazioni sono state indette a Lahore, Karachi e nella capitale Islamabad.

Da Rawalpindi, dove si sono riunite le gerarchie militari, il capo di Stato maggiore dell'esercito pakistano, il generale Qamar Javad Bajwa, ha assicurato che le forze armate sono pronte "a qualsiasi cosa per adempiere ai propri obblighi" nei confronti della "giusta causa" del popolo del Kashmir. Islamabad cerca di affrontare il tema in tutti i consessi globali, a cominciare dal Consiglio di sicurezza Onu, così come di fare istanza presso la Corte penale internazionale. Come ha denunciato Khan, la decisione indiana di revocare lo status speciale al Kashmir rientra nei piani di Modi per promuovere "un'ideologia razzista, che mette gli indu' al di sopra di tutte le altre religioni". E ancora: "Hanno preso le nostre aperture per la pace come debolezza, quindi abbiamo cessato di continuare a offrire colloqui".

Dubbi anche in India

Intanto, in India un avvocato, ML Sharma, ha presentato una petizione alla Corte Suprema per chiedere una valutazione sulla validità del decreto con cui lunedì il governo di Modi ha abrogato l'articolo 370 della Costituzione. In India diversi costituzionalisti e legali hanno espresso dubbi sulla procedura usata dal governo, perché secondo la Costituzione un tale provvedimento deve avere l'approvazione dell'assemblea legislativa del Kashmir. Il problema è che al momento lo Stato del Jammu e Kashmir - la parte della regione himalayana controllata da New Delhi - non ha governo e nell'ultimo anno è stato sotto l'amministrazione del presidente.