Kadyrov e il bluff: il brutale leader ceceno non è a Kiev, ma a Grozny

Ieri l'annuncio alle forze ucraine: "Arrendetevi o vi finiremo". Oggi la smentita

Ramzan  Kadyrov di fronte a Putin

Ramzan Kadyrov di fronte a Putin

Roma, 15 marzo 2022 - Era tutto un bluff. Il leader ceceno Ramzan Kadyrov nelle scorse ore si era mostrato in un video attorno a un tavolo, con tanto di tuta mimetica e fogli, quasi a dimostrare un coinvolgimento nei piani di guerra in Ucraina. Aveva affermato di trovarsi nei pressi di Kiev, con la sua squadra, per partecipare all'offensiva russa, intimando le forze ucraine a ritirarsi o "vi finiremo". Niente di vero: il brutale leader ceceno non si trova nei pressi della capitale ucraina ma bensì, come mostrano le immagini dei media locali, nel suo territorio, in Cecenia. Si trova a Grozny, per la precisione, dove oggi ha incontrato il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Nikolai Patrushev

I Kadyrovtsy ceceni alle porte di Kiev. Chi sono e cosa possono fare

Mosca non avevamo mai confermato la posizione del brutale Kadyrov, ma anzi ieri il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva invitato a rivolgere la domanda direttamente alle autorità cecene. Da parte di Kiev, invece, secondo quanto riportato dall'agenzia Unian, il ministro degli interni ucraino, Anton Gerashchenko aveva dichiarato che Kadyrov si trovava a Ivankov, nel distretto della capitale, nascosto in un seminterrato. Ma solo oggi arriva la smentita: Kadyrov non è a Kiev. Almeno per il momento. 

Chi è Ramzan Kadyrov

Accusato dalle Ong internazionali di gravi violazioni dei diritti umani, Ramzan Kadyrov, 45 anni, è il leader della Repubblica russa di Cecenia. Negli anni si è spesso descritto come il "soldato di fanteria" di Putin e governa con pugno di ferro questa repubblica del Caucaso russo a maggioranza musulmana dal 2011. E' stato ripetutamente accusato dagli Stati Uniti e dall'Unione europea di violazioni dei diritti, che lui ha sempre negato. I suoi uomini - i famigerati 'kadyrovtsy', una vera e propria milizia paramilitare al suo comando e ritenuta responsabile di torture, rapimenti e arresti arbitrari - sono dietro la campagna di persecuzione contro gli omosessuali, denunciata e documentata nel 2017 dal giornale Novaya Gazeta, e a cui Kadyrov rispose con la ormai celebre frase "non ci sono gay in Cecenia". Due anni prima, nonostante le smentite del Cremlino, si era ipotizzato un suo diretto coinvolgimento nella morte dell'oppositore ed ex vice premier russo, Boris Nemtsov, suo grande critico e assassinato di fronte al Cremlino in un delitto di cui ancora non è stato individuato il mandante. Dopo la fine dell'Urss nel 1991, Mosca ha combattuto due feroci guerre contro i separatisti in Cecenia. Da allora ha versato ingenti somme di denaro nella regione per ricostruirla e ha concesso a Kadyrov una larga misura di autonomia in cambio di fedeltà e stabilità.

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