Italiani scomparsi in Messico, arrestati 4 poliziotti

Quattro agenti accusati di "sparizione forzata". I tre italiani sarebbero stati consegnati a un gruppo criminale

I tre italiani scomparsi in Messico (Ansa)

I tre italiani scomparsi in Messico (Ansa)

Roma, 25 febbraio 2018 - L'indagine per i tre italiani scomparsi in Messico sembra arrivata a una svolta. Quattro agenti della polizia locale di Tecalitlan, tra cui una donna (identificati solo con i nomi propri come Emilio, Solomon, Lidia e Fernando), sono stati arrestati perché accusati di "sparizione forzata" in relazione alla scomparsa, il 31 gennaio, dei tre italiani originari di Napoli: Raffaele Russo, il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino. Lo ha detto il procuratore statale Raul Sanchez Jimenez, citato dai media messicani.

Il giudice ha precisato che i tre italiani non sono stati localizzati, ma che nessuno di loro è mai passato per il carcere locale, a differenza di quanto sostenuto giorni fa dai familiari. Sarebbero stati invece "venduti" a un gruppo criminale locale e poi trasferiti verso sud. Secondo il Los Angeles Times i quattro agenti hanno confessato di aver consegnato i tre italiani a un'organizzazione "criminale" non identificata e ora rischiano tra i 40 e i 60 anni.  

Le autorità messicane, intanto, hanno lanciato una caccia all'uomo ma non è ancora chiaro cosa facessero i tre italiani in una località isolata come Tecalitlan. Due giorni fa, fonti dell'Ufficio del procuratore di Jalisco avevano riferito che Raffaele Russo si sarebbe registrato con un falso nome in alcuni hotel e che si faceva chiamare generalmente Carlos Lopez. Secondo le autorità messicane, Russo, 60 anni, aveva precedenti in Italia per frode e si dedicava alla vendita di generatori elettrici apparentemente tedeschi ma che in realtà erano stati fabbricati in Cina. 

Secondo il quotidiano Publimetro, che cita fonti vicine alle indagini, alla fine del 2017, Russo era impegnato in affari nello stato di Michoacan e cinque giorni prima della sua scomparsa si era riunito con il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino in un hotel di Ciudad Guzman. Questi ultimi due sarebbero arrivati in Messico insieme ad altri sei italiani. Russo, sempre secondo quanto scrive il quotidiano, era stato arrestato nel 2015 per frode e corruzione nello stato messicano di Campeche.

Le autorità messicane non hanno potuto confermare con certezza che i tre nostri connazionali siano finiti nelle mani del 'Cartel Jalisco Nueva Generaciòn', una delle organizzazioni criminali più potenti del Messico. Ancora nessuna traccia del capo della polizia di Tecalitlàn, Hugo Enrique Martinez Muniz, sospettato di essere coinvolto.