Italiani scomparsi in Messico, la famiglia teme siano in carcere

Ancora nessuna notizia di Raffaele Russo, del figlio Antonio e del nipote Vincenzo Cimmino. I parenti: "Insitere sulla pista che porta al commissariato di polizia"

Un figlio di Raffaele Russo mostra la foto del padre, scomparso in Messico (Ansa)

Un figlio di Raffaele Russo mostra la foto del padre, scomparso in Messico (Ansa)

Napoli, 19 febbraio 2018 - Resta ancora avvolta dal mistero la sorte dei tre italiani - venditori ambulanti originari di Napoli - scomparsi in Messico dal 31 gennaio. Ma i parenti di Raffaele Russo, del figlio Antonio e del nipote Vincenzo Cimmino tengono alta l'attenzione sul caso. "Siamo convinti - dice Gino Bergamè, portavoce della famiglia - che siano rinchiusi in un carcere in Messico. Siamo stati contattati da familiari di altre persone che da tempo non hanno più avuto notizie dei loro congiunti".

"Qualcuno dei familiari ha anche pensato di raggiungere il Messico ma, a parte la mancanza di diponibilità economica, crediamo, vista la reticenza finora mostrata delle istituzioni messicane, che sarebbe un viaggio a vuoto e, forse, anche pericoloso - prosegue l'uomo -. La nostra unica possibilità rimane affidarci alla Farnesina che deve insistere sulla pista che porta al commissariato di Tecalitlan dove, nel giorno della scomparsa, una operatrice ci assicurò al telefono che i tre italiani erano in loro custodia".

Da quanto si è appreso il primo a sparire, attorno alle 15, sarebbe stato il sessantenne Raffaele Russo. Due ore dopo - secondo quanto hanno ricostruito sempre dai familiari - il figlio Antonio e il nipote Vincenzo, rispettivamente di 25 e 29 anni, non riuscendo più a parlare al telefono con lui, sono andati nel punto dove il gps dell'auto presa a noleggio segnalava la sua ultima posizione. A un certo punto i due giovani si sarebbero fermati a fare benzina e lì sarebbero stati avvicinati da "diversi poliziotti a bordo di un auto e due moto, che gli hanno intimato di seguirli".

Prima di sparire anche lui, Antonio sarebbe riuscito a inviare un messaggio via whatsapp all'altro fratello Daniele, che si trovava anche lui in Messico con un quarto fratello, Francesco. Poco dopo anche i telefoni dei due giovani avrebbero smesso di funzionare. 

Ieri allo stadio San Paolo, durante il match Napoli-Spal, è stato esposto uno striscione in curva A per chiederne la liberazione. La famiglia ha già fatto sapere di non aver ricevuto "nessuna rischiesta di riscatto". Russo era da tempo nel Paese centroamericano, dove faceva il venditore ambulante. Antonio e Vincenzo, invece, erano arrivati soltanto cinque giorni prima della sparizione, anche loro per lavorare.