Isis Khorasan, chi c'è dietro l'attentato all'aeroporto di Kabul

Nell'ultimo anno si è rafforzata la costola jihadista afghana contro l'accordo di Doha tra talebani e Usa. Il leader è lo spietato Shabab al-Muhajir

Guerriglieri dell'Isis

Guerriglieri dell'Isis

Roma, 26 agosto 2021 - Un attentato terroristico atteso, se non addirittura annunciato. Una minaccia Isis confermata come "imminente" dal Pentagono solo il giorno prima e un rischio "molto elevato" all'aeroporto di Kabul ripetuto nelle ultime ore a vari livelli governativi da Usa, Gran Bretagna, Germania o Australia. L'attacco contro la folla all'esterno dello scalo afghano presidiato dai soldati occidentali ha un responsabile: l'Isis. La rivendicazione ha solo confermato quanto già media e 007 avevano ipotizzato.

È chiaro alle intelligence occidentali - e anche ai talebani - che il caos delle ultime settimane in Afghanistan è stata un'occasione da sfruttare per i terroristi, una condizione favorevole per l'Isis per recuperare spazio e visibilità. E già da tempo si erano ripetuti gli allarmi sull'afflusso di combattenti jihadisti a Kabul, infiltratisi indisturbatamente grazie alla situazione in cui è precipitato il Paese dopo il rapido ritiro delle forze Usa e Nato. 

In Afghanistan si è costituito dal 2015 un gruppo legato all'Isis, la cosiddetta costola asiatica "Provincia del Khorasan", dall'antico nome persiano del territorio che dall'Iran abbraccia anche Afghanistan e Pakistan, che ha unito gruppi pachistani con alcuni fuorisciuti talebani. Già dall'anno scorso è stata protagonista di decine di scontri armati sia contro gli ex militari governativi afghani sia anche contro i talebani, mentre all'Isis Khorasan sono attribuiti un numero elevato di omicidi mirati. Nel maggio del 2020 le forze afghane avevano catturato il capo dell'organizzazione, Zia-Ul-Haq, noto anche come Abu Omar Khorasani, oltre ad aver messo fuori combattimento centinaia di jihadisti.

Un duro colpo per l'Isis-K, ma non sufficiente a eliminarlo del tutto. Nell'ultimo anno si è riorganizzato, ha reclutato uomini  nelle province remote dell'Afghanistan e del Pakistan, e si è finanziato con il conflitto afghano e raccogliendo i favori di chi ha osteggiato l'accordo di Doha tra i talebani, bollati come traditori, e gli Usa. Lo scorso anno è stato inoltre annunciato - attraverso un organo di propaganda nato per l'occasione, radio Voice of the Khorasan - un nuovo leader: Shabab al-Muhajir, il primo capo non afghano o pachistano della costola Khorasan. 

Shabab al-Muhajir sarebbe nato in Siria o Iraq e avrebbe un passato da combattente tra le file di al Qaeda proprio in Afghanistan e Pakistan. Il profilo delinea una personalità senza scrupoli, un veterano esperto soprattutto nei combattimenti in aree urbane. A lui è attribuito l'attacco alla prigione di Jalabad che ha portato alla liberazione di centinaia di prigionieri, in gran parte jihadisti, ma anche talebani. Oppure il gruppo Isis-K è ritenuto responsabile del massacro avenuto lo scorso 8 maggio di oltre 85 studentesse, colpevoli solo di appartenere all'etnia Hazara. Una strage compiuta in una scuola a Kabul con una bomba, segno della loro capacità d'azione nella capitale afghana che verrebbe confermata anche dalle esplosioni di oggi all'aeroporto.