Venerdì 19 Aprile 2024

Isis, cosa è e cosa fa in Libia

Combattenti fedeli al Congresso Generale del Popolo libanese (Foto d'archivio, Ansa)

Combattenti fedeli al Congresso Generale del Popolo libanese (Foto d'archivio, Ansa)

Bologna, 13 agosto 2015 - A Sirte gli uomini in nero che in Libia si sono votati alla causa del sedicente Califfo Abu Bakr al Baghdadi hanno dato l’ennesima prova di quella che, con uno stilema ormai scontato, viene definita “violenza gratuita”. Hanno bersagliato molte abitazioni civili con una pioggia di colpi di mortaio uccidendo decine di disgraziati che chiedevano solo di continuare a condurre una vita normale. Sotto la superficie del fatto c’è la crepa del conflitto profondo che divide il campo dei musulmani radicali. A Sirte i miliziani dell’Isis hanno ucciso il salafita Khaled Ben Rjab. I salafiti sono islamici conservatori e ipertradizionalisti, esattamente come gli uomini in nero. Ma sono politicamente distanti da loro perché non hanno abbracciato la violenza come mezzo privilegiato di lotta politica. Questa sola differenza è sufficiente a trasformarli, agli occhi dei combattenti dell’Isis, in pericolosi traditori, apostati da eliminare. A Sirte le loro armate erano di fatto sostenute da squadre di abitanti in armi decisi a cacciare dalla città i seguaci del cosiddetto Califfato. Il Paese è un terreno fertile per la nascita di questi corpi di guardie volontarie, dal momento che è molto radicata un’antica logica tribale, una ragionare per clan contrapposti. Non a caso Gheddafi definiva la Libia Jamahiriya ossia stato delle tribù. I disgraziati abitanti delle case colpite con i mortai dagli uomini dell’isis sono stati giustiziati per rappresaglia. L’Isis ha voluto infliggere una lezione indimenticabile a una popolazione che aveva osato ribellarsi al Califfato. A Derna è successo addirittura che il Consiglio della Shura dei Mujaheddin, un gruppo legato ad Al Qaeda nel Maghreb Islamico, ha condannato a morte il 6 luglio sei adepti di al Baghdadi per aver ucciso diversi caporioni qaedisti locali. Il Paese è ormai un immenso caleidoscopio impazzito che ora, in assenza di un autorevole governo centrale, proietta schegge di violenza e sangue a 360 gradi.