Giovedì 25 Aprile 2024

Aborto vietato in Irlanda, venerdì il referendum. Sondaggi: in vantaggio i sì alla svolta

Il 25 maggio il voto sulla legalizzazione dell'interruzione di gravidanza. Vescovi sulle barricate: "Difendere anche i diritti dei nascituri"

Una manifestazione pro aborto (Ansa)

Una manifestazione pro aborto (Ansa)

Dublino, 22 maggio 2018 - Ogni anno migliaia di donne irlandesi si recano all’estero per interrompere la gravidanza. Il Regno Unito, la ‘perfida Terra d’Albione’ dalla quale l’Eire ottenne l'indipendenza a partire dal 1922, dopo secoli di guerra di liberazione, resta la meta preferita di queste emigranti che nel loro Paese non hanno margini di manovra. Almeno per ora, se è vero che venerdì 3,2 milioni di irlandesi sono chiamati a esprimersi con un referendum abrogativo che potrebbe segnare un'altra svolta storica nell'Isola verde. Dopo aver dato il là tre anni fa ai matrimoni omosessuali (l’Irlanda è stato il primo Paese al mondo a introdurli nella Costituzione), ora sul tavolo c'è l'ipotesi di legalizzare l’aborto.

L’ottavo emendamento della Costituzione irlandese vieta l’interruzione di gravidanza sempre e comunque, anche in casi estremi come lo stupro, l’incesto e le malformazioni fetali. Unica eccezione l’ipotesi del pericolo di vita per la futura mamma, una fattispecie questa introdotta solo inseguito alle proteste successive alla morte nel 2012 di una donna incinta alla quale era stata negata la possibilità di abortire, Fuori da situazioni simili, chiunque procuri o aiuti una partoriente ad abbandonare la gestazione rischia una condanna a 14 anni di carcere. Di contro, la legge non punisce l’interruzione di gravidanza eseguita all’estero. In Europa solo a Malta l’aborto è del tutto illegale, l’Eire è il secondo Paese nel continente per norme restrittive in materia.

Qualora venerdì vincessero i sostenitori del cambiamento della Carta, l’aborto sarebbe ammesso, senza alcun vincolo, fino a 12 settimane di gestazione che salgono a 24 in caso di pericolo di vita per la futura mamma. I partiti presenti nel Dáil (è il nome in gaelico del Parlamento irlandese) sostengono ufficialmente le ragioni del cambiamento. Dal Fine Gael (centrodestra) attualmente al governo ai nazionalisti di sinistra del Sinn Fein, passando per il centrosinistra del Fianna Fail.

Ai primi di marzo la Conferenza episcopale irlandese è scesa in campo contro la legalizzazione dell’aborto attraverso una lettera pastorale dal titolo ‘Due vite un solo amore’. "Gli irlandesi – ha dichiarato nei giorni scorsi al Sir, l’agenzia di stampa dell’episcopato italiano, monsignor Brendan Leahy, vescovo di Limerick – sono un popolo compassionevole. Sentono con il cuore le situazioni difficili delle ragazze madri, delle madri che sono costrette ad andare all’estero per abortire e sentono di doverle aiutare sostenendo il referendum. Ma la compassione va unita alla verità. E cioè che ci sono due vite da difendere e sostenere: quella della madre e quella del nascituro”. Alcuni parroci hanno preso pubblicamente posizione a sostegno dell'attuale normativa, intervenendo dall'altare durante la messa domenicale o in occasione della celebrazione di prime comunioni. Ciò ha innescato polemiche roventi nel Paese.

L’ultimo sondaggio pubblicato dall'Irish Times, tra i più popolari quotidiani dell'isola, accredita al fronte riformista dodici punti di vantaggio rispetto alla schiera di chi intende votare no all'abrogazione dell'ottavo emendamento della Costituzione (44% a 32%). Ad agosto il Papa atterrerà a Dublino per l’Incontro mondiale delle famiglie. Tra matrimoni omosessuali e possibili aborti senza restrizioni, Francesco potrebbe trovarsi di fronte a un'Irlanda davvero molto lontana dal magistero della Chiesa. Nel caso sarà una sfida tutta da cogliere.