Iran, Meta: ok a post con slogan 'morte a Khamenei'. L'ayatollah: "Combattere i rivoltosi"

Berlino, Parigi, Londra e Oslo condannano le esecuzioni e convocano gli ambasciatori. Papa Francesco: "La pena di morte non può essere utilizzata come giustizia di Stato"

Teheran, 9 gennaio 2023 - Quasi quattro mesi di proteste, che non accennano a fermarsi e continuano le condanne a morte del regime. Finora sono state quattro quelle eseguite, mentre ci sono 17 persone condannate: tre decise oggi. Sale Mirhashemi, Mayid Kazemi e Said Yaqubi sono accusati di aver ucciso tre membri delle forze di sicurezza durante le manifestazioni, anche se, in generale, l'accusa è quasi sempre di "moharebeh" ("ingaggiare guerra contro Dio").

Ma è muro contro muro: il regime punisce chi protesta e più punisce, più le proteste continuano, anziché diminuire, sia in piazza, sia sui social. A uno dei lati del braccio di ferro oggi si schiera anche Meta (che controlla Facebook). L'Oversight Board (l'organismo dell'azienda per il controllo dei contenuti) ha infatti annullato la decisione dell'azienda di rimuovere un post di Facebook che utilizzava lo slogan 'morte a Khamenei', la Guida Suprema che ha ordinato la violenta repressione degli ultimi mesi. Il motivo - da quanto riporta la Reuters - è che il post non viola una regola che vieta le minacce violente, perché la frase è spesso usata con il significato di 'abbasso Khamenei'. 

L'ayatollah Ali Khamenei durante un meeting a Teheran il 9 gennaio
L'ayatollah Ali Khamenei durante un meeting a Teheran il 9 gennaio

Sommario

 

Khamenei: "Punire seriamente i rivoltosi"

Oggi, in un discorso in occasione dell'anniversario della rivolta nel 1978 degli abitanti di Qom, l'ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema dell'Iran, ha attaccato i rivoltosi, esortando le autorità a "punirli in modo serio ed equo". "A differenza di quanto afferma la propaganda straniera, le recenti proteste non mirano a contrastare la gestione e le debolezze economiche del Paese, ma al contrario cercano di minare i nostri punti di forza e fermare la produzione e il turismo in Iran", ha sottolineato. "I problemi economici si risolveranno dando fuoco ai bidoni della spazzatura o con i disordini per strada? Questi sono sicuramente casi di tradimento, e le autorità li puniranno e dovrebbero punirli in modo serio ed equo", ha concluso Khamenei.

Figlia ex presidente Rafsanjani condannata al carcere

Faezeh Hachemi Rafsanjani, figlia dell'ex presidente iraniano Akbar Hachemi Rafsanjani, è stata condannata a 5 anni di carcere. Lo ha annunciato la sua avvocata Neda Shams. Ex deputata e militante per i diritti delle donne. La Rafsanjani, 60 anni, era stata arrestata il 27 settembre a Teheran e rinchiusa nel carcere di Evin per aver incitato le persone a unirsi alle proteste scoppiate dopo la morte in custodia di Mahsa Amini. La magistratura iraniana ha accusato la donna di "collusione contro la sicurezza del Paese, propaganda contro il sistema della Repubblica islamica e disturbo dell'ordine pubblico per aver partecipato a raduni illegali", ha precisato l'avvocata annunciato che la sentenza "non è definitiva".

Parigi, Berlino, Londra, Oslo e Ue contro le condanne a morte

Parigi e Berlino condannano nuovamente la repressione delle rivolte e convocano gli ambasciatori.

La Francia "deplora l'annuncio di nuove condanne a morte da parte della giustizia iraniana, che giunge dopo le rivoltanti esecuzioni di due manifestanti il 7 gennaio", si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri di Parigi. "Queste condanne e queste esecuzioni - si prosegue nel comunicato - sono state denunciate numerose volte dalla Francia, pubblicamente e anche presso le autorità iraniane e con i partner dell'Unione europea che ha adottato sanzioni contro i responsabili della violenta repressione condotta in Iran". "La Francia ricorda la sua costante opposizione alla pena di morte in tutti i luoghi e in tutte le circostanze nonché il suo impegno per l'abolizione universale di questa punizione ingiusta e disumana". Per dare forma a queste condanne, il ministero degli Esteri ha convocato l'ambasciatore iraniano.

Anche la Germania "condanna nel modo più forte le esecuzioni commesse dal regime iraniano e chiede di nuovo a Teheran di non procedere a nuove esecuzioni". Il portavoce del governo tedesco, Steffen Hebestreit, in conferenza stampa a Berlino assicura che "insieme ai partner internazionali continueremo ad aumentare la pressione sul regime iraniano. Chiediamo che lascino liberi tutti gli arrestati", ha aggiunto. Il ministero degli Esteri tedesco ha anche convocato l'ambasciatore iraniano a Berlino per protestare sempre contro le esecuzioni dei due uomini sabato scorso.

Si è poi aggiunta anche Londra. Il governo britannico di Rishi Sunak ha annunciato la convocazione dell'incaricato d'affari dell'Iran a Londra, in rappresentanza dell'ambasciatore, per protestare contro le ultime notizie sulle recenti esecuzioni capitali. "Ho fatto convocare l'incaricato d'affari - ha dichiarato il ministro degli Esteri, James Cleverly - per condannare nei termini più forti possibili le abominevoli esecuzioni a cui abbiamo assistito in questo weekend. Il regime iraniano deve fermare la sua brutale campagna di repressione e iniziare ad ascoltare le inquietudini del suo popolo". 

Anche la Norvegia ha convocato l'ambasciatore iraniano a Oslo. "La Norvegia condanna fermamente l'esecuzione da parte dell'Iran dei manifestanti Mohammad Mehdi Karami e Mohammad Hosseini", ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri norvegese Anniken Huitfeldt. "Chiediamo all'Iran di porre fine alla repressione dei diritti umani. La Norvegia esorta l'Iran a rispondere alle proteste con riforme significative e a fermare immediatamente le esecuzioni", ha affermato. 

Convocazione dell'ambasciatore poi presso l'Unione Europea, da parte del segretario generale del Servizio europeo per l'azione esterna (Seae), Stefano Sannino, per "ribadire il forte sgomento".

Papa: "In Iran si chiede rispetto dignità. Basta pene di morte"

"Il diritto alla vita è minacciato laddove si continua a praticare la pena di morte, come sta accadendo in questi giorni in Iran, in seguito alle recenti manifestazioni, che chiedono maggiore rispetto per la dignità delle donne. La pena di morte non può essere utilizzata per una presunta giustizia di Stato, poiché essa non costituisce un deterrente, né offre giustizia alle vittime, ma alimenta solamente la sete di vendetta. Faccio, perciò, appello perché la pena di morte, che è sempre inammissibile poiché attenta all'inviolabilità e alla dignità della persona, sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo", ha detto oggi il Papa.