Un missile lanciato durante un'esercitazione in Iran (Ansa)
Roma, 8 gennaio 2020 - Primo atto di guerra dell'Iran nei confronti degli Usa, dopo l'uccisione del generale iraniano Soleimani, avvenuta il 3 gennaio a Baghdad a opera degli americani. Poco dopo la mezzanotte, un attacco missilistico è stato sferrato contro le basi di Al-Asad e di Erbil, nel nord est dell'Iraq, che ospitano truppe statunitensi. La base di Al-Asad risulterebbe completamente distrutta, la Cnn parla di morti "tutti iracheni". A Erbil è presente anche un contingente italiano. I nostri connazionali si sono radunati in un'area di sicurezza e quindi hanno trovato rifugio in appositi bunker: sono tutti illesi. Secondo la tv iraniana, caccia iraniani sarebbero entrati nello spazio aereo iracheno dopo le due, mentre aerei da guerra Usa più o meno alla stessa ora si sarebbero alzati in volo da una base degli Emirati Arabi, entrando nei cieli della Siria. Nella notte alcuni media riferiscono di un secondo raid su Al-Asad, ma la notizia non trova conferme.
Operazione 'Soleimani Martire'
La Guardia Rivoluzionaria conferma di aver avviato l'operazione 'Soleimani Martire' lanciando alcuni missili. "La nostra feroce vendetta è iniziata", scrivono in una nota i Pasdaran. La tv di Stato iraniana riferisce che se gli Stati Uniti reagiranno, ci saranno "conseguenze ancor più devastanti". La Guardia Rivoluzionaria minaccia missili su "Haifa, Tel Aviv e Dubai".
Pentagono e Casa Bianca
Secondo Voice of America i missili lanciati in totale sarebbero 35. Il Pentagono poco dopo l'una conferma che le basi colpite sono due: "Stiamo valutando quali siano i danni, pronti a mettere in campo tutte le misure necessarie per proteggere i nostri soldati". Si tratta di una prima controffensiva da parte di Teheran, mentre alla Casa Bianca si riunisce il Consiglio per la sicurezza nazionale Usa con il presidente Donald Trump.
Proprio ieri Teheran ha svelato di avere pronti "13 scenari di vendetta", con Washington che ha alzato il livello di allerta. Due le ritorsioni che preoccupano principalmente il Pentagono: attacchi coi droni, magari per colpire ufficiali americani, e incursioni cibernetiche nei software Usa.
Petrolio
Prime reazioni sui mercati al duplice attacco in Iran. Il petrolio ha accelerato a New York schizzando a 64,90 dollari al barile. Balzi in avanti anche dell'oro, mentre contratti futures sull'azionario di Wall Street sono segnalati in pesante calo. Crolla, in apertura la borsa di Tokyo.
Trump: nessun ritiro dall'Iraq
Ieri pomeriggio, prima degli attacchi, Trump ha assicurato che il ritiro dall'Iraq "sarebbe la soluzione peggiore" perché "rafforzerebbe l'appoggio iraniano". No comment su una lettera - già smentita dal Pentagono - circolata due giorni fa e che suggerirebbe in modo impreciso il ritiro delle truppe Usa. Il presidente, dopo aver minacciato di colpire i siti culturali del paese mediorientale, ha fatto dietrofront e garantito di "voler rispettare la legge". E per quanto riguarda le sanzioni a Teheran, ha continuato il tycoon, arriveranno solo "se l'Iran ci mancherà di rispetto". Ma la tensione è palpabile. Tanto che si è appreso di una telefonata in serata tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e Trump che ha toccato anche la delicata situazione in Libia. La Germania ha annunciato che ritirerà alcune delle sue truppe schierate in Iraq nell'ambito della della coalizione anti Isis per ricollocarle in Germania e Kuwait. Un segnale chiaro è arrivato poi dalla multinazionale Chevron che, senza attendere ulteriori sviluppi, ha evacuato tutti i suoi dipendenti americani in Iraq come misura precauzionale.
Soleimani, calca a Kerman
Nuova marea di persone in piazza per celebrare Soleimani. Un'enorme folla si è radunata questa mattina a Kerman, la sua città natale, per la cerimonia di sepoltura della salma. Almeno 56 persone sarebbero morte nella calca, con il bilancio delle vittime che sale di ora in ora. Oltre 200 i feriti. E il New York Times ha rivelato che la guida suprema Ali Khamenei vuole che qualsiasi rappresaglia per l'uccisione del generale sia un attacco diretto e proporzionato contro interessi americani, eseguito apertamente dalle forze iraniane.
La vendetta dell'Iran
Prima dell'attacco di questa notte, erano arrivate le minacce da parte dell'Iran. "Annuncio che 13 scenari sono stati valutati nel Supremo consiglio di sicurezza nazionale per la vendetta dell'Iran dopo l'assassinio del generale Soleimani, e anche il più debole di questi sarà un incubo storico per gli Usa", ha detto il segretario del Consiglio, contrammiraglio Ali Shamkhani, citato da Farsnews. "Prometto alla nazione eroica che la rappresaglia non avrà luogo in una sola operazione, perché sulla base delle dichiarazioni della nostra Guida tutte le forze di resistenza sono pronte a vendicare l'azione degli Stati Uniti", ha sottolineato Shamkhani.
Capo Pasdaran: dare alle fiamme i siti Usa
''Dare alle fiamme'' i luoghi sostenuti dagli Stati Uniti. Era l'appello del comandante in capo dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, il generale Hossein Salami, intervenuto durante la cerimonia nella piazza centrale di Kerman. Parlando a una folla di centinaia di migliaia di persone, Salami ha descritto Soleimani come ''un martire'' e una grande minaccia per i nemici dell' Iran. ''Lo vendicheremo'', ha aggiunto tra le urla della folla che chiedeva ''morte a Israele''.
Difesa: riposizionamento delle truppe italiane
Nessun ritiro dall'Iraq. Lo conferma in una nota lo Stato Maggiore della Difesa, che sottolinea come il quartier generale della Coalizione internazione che opera in Iraq "al momento sta pianificando una parziale ridislocazione degli assetti al di fuori di Baghdad". Questo comunque "non rappresenta un'interruzione della missione e degli impegni presi" dall'Italia con i partner internazionali e che la decisione è stata presa a "livello di colazione internazionale". La pausa delle attività di addestramento e l'eventuale ridislocazione dei militari italiani dalle zone di operazione irachene, continua la Difesa, "rientra nei piani di contingenza per la salvaguardia del personale impiegato" e dipendono "solo dalle misure di sicurezza adottate": dunque "non rappresentano una interruzione della missione e degli impegni presi con la coalizione". A quanto si apprende da fonti di Quotidiano.net, i soldati italiani dovrebbero essere spostati a Camp Dublin, vicino all'aeroporto di Baghdad.
Poco prima la viceministra degli Esteri Marina Sereni ha dichiarato: "L'Italia conferma il suo impegno al fianco dell'Iraq. Abbiamo molti militari a Erbil, il nostro contingente è in gran parte lì e ha una funzione di addestramento delle forze di sicurezza irachene e curde; lo stesso vale per i contingenti che sono in altre postazioni, in particolare a Baghdad". Parlando a Radio Capital, Sereni aggiunge: "Abbiamo semplicemente spostato un piccolo nucleo di militari che era ospitato in una base non considerata sicura e solo quel piccolo contingente è stato spostato momentaneamente. La situazione è a forte tensione, dobbiamo proteggere i nostri militari".
Usa: grazie Italia
Nel pomeriggio il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha telefonato al segretario di Stato alla Difesa americano, ribadendo un appello "alla moderazione, al dialogo e al senso di responsabilità con cui va gestita la complessità della attuale situazione in Iraq". Dal canto sui Esper ha espresso "apprezzamento" per "il livello e la qualità dell'impegno italiano nella Coalizione" anti-Isis. Il segretario di Stato Usa ha inoltre "riconosciuto come forte segnale positivo la scelta italiana di mantenere la propria presenza sul campo, nello stesso territorio iracheno, nel quadro della misura cautelativa pianificata dalla Coalizione che per alcune unità ha disposto un parziale ridislocamento da Bagdad".