Roma, 30 dicembre 2022 - In Iran è stato condannato a morte Mehdi Bahman, scrittore e illustratore colpevole di aver rilasciato un'intervista a una tv israeliana in cui criticava il regime di Teheran e l'imposizione della legge islamica. Lo scorso 12 ottobre, dopo aver rilasciato un'intervista a Channel 13, in cui si augurava anche una normalizzazione dei rapporti tra Iran e Israele, e aveva affermato di non temere l'arresto per aver parlato con il canale di Tel Aviv, è stato prelevato da casa dalla polizia e trasferito nella tristemente famosa prigione di Evin, dove vengono rinchiusi i dissidenti iraniani, con l'accusa di spionaggio. Secondo quanto riferisce il sito web Iran International, Bahman è stato privato del diritto di avere un avvocato. In passato Bahman ha collaborato con il religioso sciita dissidente, Masoumi Tehrani, con cui aveva creato opere d'arte contenenti simboli di varie religioni, donandole poi ai leader delle minoranze ebraica, cristiana, zoroastriana, dell'islam sunnita, mandea e bahai presenti in Iran. Anche Tehrani è stato arrestato pochi giorni dopo Bahman. Sui social sono apparse le prime proteste per la condanna a morte di un personaggio così famoso nella vita culturale del Paese. Il giornalista iraniano Farzad Seifikaran ha twittato: "Mehdi è una delle persone più onorevoli che abbia mai conosciuto. Spionaggio è l'accusa per sopprimere la sua attività politica". E la protesta per la morte della giovane curda Mahsa Amini, uccisa a settembre dalla polizia religiosa perchè non indossava il velo non si ferma. Oggi a Zahedan, nella provincia del Sistan-Baluchistan, dove vive la comunità baluchi che professa l'Islam sunnita, e quindi discriminata dal regime sciita degli ayatollah, è stata bruciata la foto della Guida suprema dell'Iran Ali Khamenei. In piazza anche l'imam della minoranza sunnita Maulawi Abdul Hamid.