Roma, 21 ottobre 2023 – “L’attacco di terra israeliano a Gaza ci sarà. Ma il come, in particolare come questo impatterà sulla popolazione civile palestinese, sarà determinante. Se sarà in qualche modo ragionevole, potrebbe consentire all’Arabia Saudita di continuare un dialogo che è la vera chiave per uscire da un conflitto che nei decenni sembra destinato a continuare in eterno. Altrimenti le opinioni pubbliche si radicalizzeranno al punto di pensare che in quelle terre non ci sarà mai la possibilità di vivere in pace assieme. E sarebbe un disastro". Così il professor Bruce Jones, direttore del programma di politica estera e del Progetto sull’ordine e la strategia internazionali alla Brookings Institution di Washington.

Professor Jones, come valuta la “strategia in tre fasi“ israeliana?
"È chiaro quello che Israele vuole. Fin dalle prime ore dopo le atrocità commesse da Hamas era evidente che Israele viveva l’attacco come una minaccia fondamentale e avrebbe risposto con durezza, visto la scala e la natura dell’attacco subito e la brutalità dello stesso, che ha coinvolto soprattutto i civili inermi. L’obiettivo di Israele è smantellare completamente la capacità militare di Hamas, cacciarlo dalla striscia di Gaza che non dovrà essere più la piattaforma di lancio dei suoi razzi. Per questo serviva una azione di terra. E così sarà".
Prevede una guerra che duri settimane o mesi?
"Allo stato mi attendo una guerra che duri anni".
Addirittura?
"Facendo un paragone sulla popolazione dei due Paesi, l’attacco di Hamas ha avuto un impatto 10 volte maggiore in termini di vittime di quello dell’11 settembre in America. Ora, dopo l’11 settembre gli Stati Uniti hanno fatto guerre per venti anni. Credo che Israele sia pronto per combattere anche dieci anni. Non durerà così tanto, ma il migliore scenario che potrebbe profilarsi sarebbe una guerra che dura alcuni mesi. Il migliore. Non è una prospettiva ottimistica, ma non dobbiamo seminare illusioni".
Crede che Israele sia pronto a pagare il prezzo di una invasione di terra?
"Israele conosce le difficoltà militari legate ad un attacco in una area urbana come quella di Gaza contro avversari molto motivati che useranno tattiche asimmetriche, e sì, è pronta a pagare anche un prezzo molto alto. Ovviamente, puoi essere pronto a pagare il prezzo ma non riuscire lo stesso ad ottenere il risultato che ti prefiggi. Ma credo che entrare a Gaza e smantellare la componente militare di Hamas sia un obiettivo raggiungibile per l’esercito israeliano. Tecnicamente ne ha la capacità e sicuramente ne ha la determinazione".
E poi? La popolazione palestinese di Gaza sarà sempre più avversa agli israeliani.
"Ripulita Gaza da Hamas, una occupazione israeliana è totalmente insostenibile, e mi pare che questo sia chiaro anche a Tel Aviv. Andrà trovata una soluzione che restituisca ai palestinesi la sovranità".
Come?
"È estremamente importante che oggi sembra emergere la volontà del principe Mohamed bin Faisal di continuare la normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele, che l’attacco di Hamas voleva bloccare. Bin Faisal ha condannato con parole nette l’azione di Hamas e sia pure esprimendo la sua forte preoccupazione per gli attacchi israeliani che coinvolgono la popolazione civile, non ha chiuso la porta al progetto di normalizzazione con Israele. Se quella porta resta aperta, si può ragionare del futuro. Mantenere il filo del dialogo con i Paesi moderati è la chiave per risolvere la questione palestinese".
Quindi il futuro dipende molto da come sarà condotta l’invasione di Gaza?
"Decisamente. Israele deve cercare di raggiungere i suoi obiettivi a Gaza senza infiammare le piazze arabe più di quanto visto finora. Servirà più tempo? Non importa. Se non lo tengono presente seppelliscono ogni ipotesi di pace. E anche un’altra cosa: è molto importante come gli israeliani tratteranno l’Autorità palestinese in Cisgiordania. Politicamente deve essere considerata un interlocutore, anzi l’interlocutore palestinese".
E l’Iran lascerà che Israele raggiunga i suoi obiettivi o la farà attaccare dal Libano?
"È piuttosto chiaro che Teheran cercherà di trarre vantaggio dalla situazione, in particolare spera di bloccare ogni allargamento degli Accordi di Abramo. Ma non credo che l’Iran voglia un conflitto aperto con Israele, e allo stesso modo non lo vogliono Israele e gli Stati Uniti. Ma fare errori di valutazione e iniziare guerre che nessuno vuole è molto, molto comune nella storia. Quindi, la situazione è assai pericolosa. Siamo sulla lama di un rasoio".
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