Giovedì 25 Aprile 2024

Infermiere killer in Germania, la confessione choc: "Ho ucciso 100 pazienti"

Secondo l'accusa agiva per vanità: somministrava farmaci che causano arresti cardiaci per dimostrare di sapere rianimare i pazienti

L'infermiere killer in Germania (Ansa)

L'infermiere killer in Germania (Ansa)

Oldenburg (Germania), 30 ottobre 2018 - Il più grave caso di omicidi seriali in Germania dal secondo dopoguerra. Nell'aula del tribunale di Oldenburg, a nord del Paese, l'infermiere Niels Hoegen, 41 anni, ascolta impassibile e a testa bassa il pm mentre legge lentamente, uno per uno, i nomi dei 100 morti, che lui stesso poi ammette di aver ucciso. La procedura per eliminare le vittime era la stessa, dicono gli investigatori: iniettava un farmaco che causava un arresto cardiaco, poi cercava di rianimare il paziente, invano il più delle volte. Secondo l'impianto accusatorio l'uomo era mosso da "vanità" (voleva mostrare ai colleghi di essere in grado di salvare i pazienti) ma anche da noia. E così Hoegen - sempre secondo l'accusa - sceglieva a caso le vittime, di età compresa tra i 34 e i 96 anni e procedeva con l'iniezione. Oggi, all'apertura del processo a suo carico, la Corte gli ha chiesto se le accuse a suo carico fossero giuste. Lui ha risposto semplicemente "sì". 

Hoegen era stato arrestato la prima volta nel 2005 ed era stato condannato all'ergastolo nel 2015 con l'accusa di aver causato la morte di due pazienti in un ospedale vicino a Brema. Ma successivamente è saltato fuori un numero molto maggiore di omicidi. Secondo gli investigatori, tra il 2000 e il 2005 almeno 36 pazienti sono stati uccisi nell'ospedale di Oldenburg, dove l'infermiere lavorava, mentre altri 64 sono stati uccisi in una clinica nella vicina Delmenhorst. Ma le vittime - sostengono gli investigatori - potrebbero essere molte di più (300 dicono i media), ma è molto difficile stabilire un numero e l'assoluta verità del caso, dato che molti corpi sono già stati cremati. "Faremo del nostro meglio per riportare la luce nell'oscurità", ha detto il giudice Sebastian Buehrmann dopo il minuto di silenzio tenutosi in aula in ricordo delle vittime. Secondo uno degli psicologi che ha seguito il caso, lo scopo di Hoegel non è mai stato uccidere, ma la soddisfazione provata nel salvare ogni paziente. Una soddisfazione che durava poco, come una droga. "Avevano tutto ciò di cui avevano bisogno" per fermarlo, perché non lo hanno fatto? E' la domanda, per ora senza risposta, di Christian Marbach, il nipote di uno dei pazienti morti.