L'India bombarda campo di terroristi in Pakistan. Islamabad minaccia risposta

New Delhi: nel raid uccisi molti militanti. E' la risposta alla strage di militari indiani del 14 febbraio. Pakistan protesta: "Pronti a reagire"

India, gente in strada festeggia il raid contro terroristi in territorio pakistano (Ansa)

India, gente in strada festeggia il raid contro terroristi in territorio pakistano (Ansa)

Islamabad, 26 febbraio 2019 -  Torna a crescere la tensione tra India e Pakistan dopo che l'aviazione militare di New Delhi ha bombardato postazioni dei ribelli del Kashmir, ma in territorio pachistano. Un raid effettuato in risposta all'attentato suicida del 14 febbraio scorso rivendicato dai terroristi irredentisti islamici di Jaish-e-Mohammad (JeM, l'Esercito di Maometto). Una strage di soldati, 46 militari indiani morti per mano di kamikaze, che non poteva restare impunita, anche per l'opinione pubblica: Il ministro degli Esteri indiano, Vijay Gokhale, ha sottolineato che i caccia indiani hanno ucciso solo un "gran numero" di militanti, evitando di fare vittime civili.

Islamabad ha subito protestato, e su Twitter il portavoce delle forze armate pakistane, Asif Ghafoor, ha parzialmente smentito le vittime: "Le forze aeree indiane questa mattina hanno violato la linea del cessate il fuoco e sono penetrate nel territorio aereo pachistano. L'aviazione pachistana è entrata subito in allarme, pronta a reagire. Gli aerei indiani sono immediatamente rientrati. Non ci sono state perdite di vite umane nè danni".

I media internazionali fanno notare che l'intervento militare è il primo dalla guerra tra India e Pakistan del 1971. E arriva in un momento si stanno riproponendo le forti tensioni tra New Delhi e Islamabad per il Kashmir conteso.

"L'attacco aereo che abbiamo lanciato questa mattina a Balakot ha distrutto il più grande campo di addestramento del gruppo terroristico di Jaish-E-Mohammed, 'l'esercito di Maometto' sul territorio pakistano, ma non è un atto di guerra" ha voluto sottolineare Gokhale. Almeno 12 jet indiani hanno sganciato bombe su alcune località oltre la linea di controllo nel territorio del Kashmir amministrato dal Pakistan. "Abbiamo ucciso un vasto numero di militanti, istruttori e comandanti, tutti appartenenti al gruppo terroristico responsabile dell'attacco del 14 febbraio che ha portato alla morte di quaranta militari indiani", ha ribadito Vijay. Il governo di Modi ha accusato il Pakistan di sostenere indirettamente il gruppo armato, ma il primo ministro Imran Khan ha respinto con forza, aggiungendo: "diamo alla pace una chance".

La Cina, preoccupata per questa escalation, ha lanciato un appello ai due Paesi alla "moderazione". "Auspichiamo che l'India e il Pakistan diano prova di moderazione e agiscano per stabilizzare la situazione nella regione e migliorino le loro relazioni invece che il contrario", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lu Kang.  

Secondo l'agenzia di stampa indiana PTI il ministro degli Esteri pachistano ha convocato una riunione di sicurezza di emergenza, al termine della quale avrà un incontro col premier Imran Khan. In India molti esponenti politici si sono congratulati con il premier Modi per il colpo messo a segno. I media pachistani invece ipotizzano che il governo indiano abbia messo in scena un'intrusione simbolica per accontentare le pressioni interne che chiedevano una reazione all'attentato terroristico del 14 febbraio scorso a Pulwana. Infatti alla notizia del raid molte persone, nelle principali città indiane, hanno festeggiato scendendo in strada con poster di Modi e scritte contro il Pakistan.

Shah Mahmood Qureshi, ministro degli Esteri pakistano, ha minacciato "una ragionevole risposta" all'incursione dei caccia indiani. Il raid è stato definita da Islamabad come una "grave aggressione". "Il Pakistan ha il diritto ad una risposta ragionevole e all'autodifesa", ha detto Qureshi ai giornalisti a Islamabad dopo un incontro di vertice per studiare la situazione dopo l'attacco indiano.