In missione per il Papa Zuppi incontra Zelensky "Lavoro per la pace giusta"

Il leader del Paese invaso all’inviato del Vaticano: "Ma la soluzione può essere solo ucraina". La Santa Sede: "Visita utile". Il primo obiettivo è riportare a casa i bimbi rapiti dai russi.

Passo dopo passo per cercare di aprire prospettive di pace. Ma su una cosa Kiev è irremovibile: la base per arrivare a una trattativa vera può essere solo il piano di pace ucraino. E questo, si sa, è un macigno per Mosca.

Nel secondo giorno della visita a Kiev dell’inviato speciale del Papa, il presidente della Cei cardinale Matteo Zuppi, si è svolto l’atteso faccia a faccia con Volodymyr Zelensky. L’arcivescovo di Bologna ha detto al presidente ucraino che vuole lavorare per aprire un canale di dialogo per favorire iniziative su temi umanitari: l’obiettivo è riportare a casa le migliaia di bambini ucraini rapiti dai russi e scambiare il maggior numero possibile di prigionieri di guerra. Del tema Zuppi ha poi parlato anche con la vicepremier Iryna Vereshchuk.

Zelensky ha ringraziato Zuppi, ma non ha cambiato la posizione espressa a Papa Francesco. "Abbiamo discusso della situazione in Ucraina – ha detto Zelensky – e della cooperazione umanitaria nel quadro della formula di pace ucraina. Solo sforzi congiunti, isolamento diplomatico e pressioni sulla Russia possono influenzare l’aggressore e portare una giusta pace in terra ucraina". "Chiedo alla Santa Sede – ha proseguito il presidente ucraino – di contribuire all’attuazione del piano di pace ucraino. Noi accogliamo con favore la disponibilità di altri Stati e partner a individuare modalità che portino alla pace, ma dato che la guerra è sul nostro territorio, l’algoritmo per arrivare alla pace può essere solo ucraino. I russi devono ritirarsi dai territori occupati e la tregua non sarebbe una soluzione perché il nemico approfitterebbe della pausa per preparare una successiva offensiva".

"È stato un incontro di lavoro, Sincero, cordiale e importante, – osserva il nunzio apostolico in Ucraina, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas –. Il cardinale è stato molto grato per l’attenzione e per un colloquio importante volto a cogliere il pensiero sulla situazione politica e sulle possibilità umanitarie in Ucraina, sulle quali dovrà poi riflettere insieme al Santo Padre. Volevamo capire quali sono le difficoltà e le proposte concrete. Ascoltare per poter elaborare passi ulteriori". E così è stato.

Dopo la missione Zuppi è tornato a Roma per riferire a Papa Francesco in vista della prossima missione a Mosca. E la Santa Sede – la cui diplomazia è stata bypassata dalla decisione del Papa di puntare su Zuppi – in una nota ha espresso soddisfazione per la missione. "I risultati dei colloqui, nonché l’esperienza diretta dell’atroce sofferenza del popolo ucraino a causa della guerra in corso, verranno portati all’attenzione del Santo Padre e saranno senz’altro utili per valutare i passi da continuare a compiere sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per una pace giusta e duratura". Da notare la formula "pace giusta e duratura", che sembra accogliere il lessico di Kiev. "Non si trattava di una mediazione di pace, ma di una missione umanitaria. Per prepararla c’è voluto tempo. Ogni missione umanitaria o di pace – sottolinea Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – ha bisogno di tanta pazienza, di tanto lavoro e finalmente oggi possiamo vedere una piccola luce, che poi sarà anche una luce che andrà a Mosca e io spero anche in altre capitali mondiali".

Alessandro Farruggia