Washington, 22 giugno 2025 – L’attacco degli Stati Uniti in Iran ha sollevato forti reazioni fra i membri del Congresso Usa. Fra i due schieramenti che compongono il parlamento americano gli orientamenti sono diversi, e anche nel fronte dei Repubblicani, partito di cui il presidente è espressione, c’è una spaccatura. Dai Dem piovono accuse di incostituzionalità e c’è chi arriva ad evocare l’impeachment per The Donald. Ma le critiche arrivano anche dai conservatori che tacciano Trump di aver tradito la promessa di isolazionismo fatta in campagna elettorale, mettendo in pericolo la Nazione.
Sommario
Le accuse di incostituzionalità
Stanotte il presidente Donald Trump ha dichiarato che gli aerei da guerra statunitensi hanno condotto attacchi contro tre impianti nucleari iraniani, unendosi alla campagna di Israele per eliminare quella che i leader di entrambi i paesi definiscono una minaccia urgente. Il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha fatto sapere poco dopo che il Congresso è stato preventivamente informato dell’imminente azione militare oltreoceano, come – ha precisato – prevede il War Powers Act. Ma per il deputato Jim Himes, capogruppo democratico nella Commissione Intelligence, un attacco diretto “senza l’autorizzazione del Congresso” è una “chiara violazione della Costituzione” americana.
Ocasio-Cortez: “Ci sono estremi per l’impeachment”
Sulla stessa linea la deputata Alexandria Ocasio-Cortez l’iniziativa di Trump è "motivo di impeachment" (messa in stato d’accusa che può sfociare in un processo), in quanto il presidente Trump "ha agito impulsivamente, rischiando di trascinarci in un conflitto che potrebbe durare generazioni. È assolutamente e chiaramente motivo per la sua rimozione”. Per la pasionaria dem, la Casa Bianca ha violato i “poteri di guerra del Congresso”. Tra chi evoca l’incostituzionalità dell’attacco c’è poi il senatore del Vermont Bernie Sanders, ex candidato alle primarie democratiche per la presidenza degli Usa. “L'unica entità che può portare questo Paese in guerra è il Congresso degli Stati Uniti. Il presidente non ne ha il diritto", ha dichiarato durante un comizio Tulsa, in Oklahoma.
Il fronte dei repubblicani incrinato
Ma se i vertici del Gop hanno difeso con forza la scelta di Trump, c’è chi ha rotto i ranghi: “Questo non è costituzionale”, ha scritto su X il deputato repubblicano del Kentucky Thomas Massie, postando il messaggio con cui Donald Trump ha annunciato l'attacco ai siti nucleari iraniani.
Massie la settimana scorsa si era unito ai parlamentari dem che in risoluzioni presentate in entrambe le camere, chiedevano che venisse imposta una votazione del Congresso prima di un eventuale impiego dei militari statunitensi in un’offensiva in Iran.
Cosa dicono il War Powers Resolution e la Costituzione
Ma quello che ha fatto Trump è illegale? La costituzione Usa attribuisce al presidente il ruolo di ‘Commander in Chief’. Assume cioè il comando delle forze armate e in caso di necessità anche della milizia degli Stati Uniti ma riserva il potere di dichiarazione guerra al solo Congresso.
C’è poi una legge che limita i poteri del presidente in caso di guerra. Ed è proprio il War Powers Resolution (o Act) del 1973, citato da Hegseth. Questa norma prevede che il Comandante in capo possa dispiegare le forze armate in situazioni di combattimento autonomamente ma solo con “una dichiarazione di guerra del Congresso” o in caso di una “emergenza nazionale creata da un attacco agli Usa, ai suoi territori o possedimenti o alle sue forze armate”.
L’assenza di autorizzazione poi è concessa per un arco di tempo ristretto limitato: l’azione militare deve durare al massimo 60 giorni. Solo il Congresso può approvarne un’estensione. La stessa legge obbliga il presidente in carica a informare tempestivamente il Congresso, cosa che la Casa Bianca avrebbe fatto, oltre che a fornire un costante aggiornamento sulla situazione.
Secondo l’interpretazione di Rino Casella (Università di Pisa) nell’articolo “Commander in Chief”: i poteri di guerra del Presidente degli Stati Uniti, “gli autori della costituzione non attribuirono al Congresso il pieno potere di guerra, sottintendendo che in caso di attacco improvviso il Presidente, in quanto comandante supremo delle forze armate, aveva il dovere di usare autonomamente la forza per proteggere la sicurezza dell’Unione, ma non riconobbero a quest’ultimo un potere generale di schierare le truppe quando e dove ritenesse meglio, né lo autorizzarono a condurre una guerra su vasta scala o addirittura a organizzare un attacco offensivo contro un altro Paese”.
Finora le cose sono andate diversamente. “Le oltre duecento operazioni militari che hanno segnato la storia degli Stati Uniti evidenziano la divergenza tra la disciplina costituzionale e la prassi, visto che nella maggior parte di esse non era presente una formale dichiarazione di guerra, né un’autorizzazione del Congresso all’uso della forza”. E’ successo in caso di amministrazioni repubblicane ma anche democratiche. Non ultimo il caso di Obama.