Martedì 23 Aprile 2024

Caccia al segreto dell’immortalità. Il sogno dei miliardari americani

Peter Thiel, Larry Ellison e Jeff Bezos investono in laboratori che vorrebbero a llungare la vita umana fino a 120 anni d’età

Jeff Bezos con Lauren Sanchez, conduttrice tv e sua compagna dallo scorso anno

Jeff Bezos con Lauren Sanchez, conduttrice tv e sua compagna dallo scorso anno

"Entro il 2030 i novant’anni saranno i nuovi 50": è questo lo slogan della Methuselah Foundation, fondazione Matusalemme, fondazione che non spunta fuori da un vecchio romanzo di fantascienza di Philip K. Dick o da una (pre)visione fulminante di Foster Wallace. La Fondazione Matusalemme esiste per davvero, e da circa una ventina d’anni. Nei suoi laboratori uno degli uomini più ricchi del mondo ha preso a giocare seriamente la sua partita a dadi con Dio. L’importante è scardinare la realtà. Il sogno di Peter Thiel, ex collega di Zuckerberg in Facebook, è quello di restare – non in quanto avatar ma in quanto essere umano – per sempre giovane. Giovane lui, anche cofondatore di PayPal, considerato l’uomo più influente della Silicon Valley, e giovani i suoi simili, i miliardari che se lo possono permettere.

Secondo quanto pubblicato in questi giorni in un’inchiesta del “Guardian“ come Peter Thiel, che investe da tempo milioni di dollari nella Methuselah Foundation, organizzazione no-profit con quartier generale in Virginia specializzata nella ricerca scientifica anti-età, un manipolo di miliardari della Silicon Valley sta ora finanziando la nascita, prevista a primavera, dell’istituto Altos Lab con diverse sedi negli Usa e nel Regno Unito. Tra le priorità di Altos – che ha già assoldato anche il premio Nobel Shinya Yamanaka – lo sviluppo di una recente scoperta: l’effetto dell’interruzione del processo di “riprogrammazione“ delle cellule della pelle umana in cellule staminali, è il ringiovanimento delle stesse. Venticinque anni in meno in un baleno, più o meno, pare.

Nella corsa dei miliardari alla conquista dell’elisir tecnologico della giovinezza perenne, Peter Thiel è l’apripista. King maker per molte delle startup, primo grande investitore di Facebook (anche se proprio in queste ore ha lasciato il cda di Meta per dedicarsi al sostegno di Trump nelle elezioni di mid term), traditore (lo detronizzò da PayPal) e soccorritore (ha salvato SpaceX) di Elon Musk, lo spregiudicato Thiel, che spera di vivere fino a 120 anni, è convinto che sarà possibile "correggere tutti i disturbi umani nello stesso modo in cui possiamo correggere i bug di un programma per computer. La morte si trasformerà da mistero a problema risolvibile". Uno studio che ha attirato la sua attenzione – anche se per il “Guardian“ non è chiaro se l’abbia provato – deriva da una serie di esperimenti effettuati già nel 2014 dal team del professore di neurologia della Stanford University Tony Wyss-Coray, culminati nella scoperta di un parziale ringiovanimento di muscoli, cervello e organi di topi vecchi che avevano condiviso il proprio sangue con esemplari giovani (i quali, in compenso, sembravano invecchiare).

Con il ceo di Amazon, Jeff Bezos, e altri investitori, Thiel ha scommesso qualcosa come 110 milioni di dollari sulla Unity Biotechnology, società di San Francisco la cui missione dichiarata è "estendere la durata della salute umana, il periodo della propria vita non gravato dalla malattia dell’invecchiamento", con ricerche focalizzate sulle terapie che eliminino le cellule senescenti. Pure il cofondatore di Oracle, Larry Ellison, è tra i finanziatori del settore, che annovera aziende su aziende: BioAge, BioViva, The Longevity Fund, AgeX, fino a quella che è forse la più celebre, Calico, fondata nel 2013 da Google e sulla quale Bill Gates – in totale controtendenza rispetto ai colleghi – ebbe a dire pubblicamente: "Sembra piuttosto egocentrico che, mentre abbiamo ancora malaria e tubercolosi, i ricchi finanzino ricerche che gli permettano di vivere più a lungo".

Per sempre giovani. Lo raccontava già qualche anno fa Mark O’Connell nel suo bellissimo libro “Essere una macchina”, viaggio nel transumanesimo, il movimento filosofico post-umano che proprio tra i guru della Silicon Valley ha trovato il suo naturale terreno di cultura. Si ipotizza che l’io possa essere come un software che gira sull’hardware del cervello, che il cervello possa essere caricato su un hardware diverso da quello del corpo fisico, con ciò che ne consegue: la possibile rottamazione dei corpi biologici, l’ipotetica immortalità della coscienza o della sua copia digitale. Vi si narra che alla Alcor, per 200.000 dollari, è possibile far conservare il proprio corpo in giganteschi thermos pieni di azoto liquido, o più economicamente (80.000) la propria testa: quando O’Connell ha scritto il suo reportage, in attesa di una futura resurrezione tecnologica c’erano già i resti in criosospensione di 114 uomini, 40 donne e alcune decine di animali domestici. Anche Thiel si è iscritto alla Alcor: mai fare a meno di un piano B.