Giovedì 19 Giugno 2025
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Il giudice boccia Trump

Harvard fa causa: è una ritorsione. Bloccato lo stop agli stranieri . .

Harvard fa causa: è una ritorsione. Bloccato lo stop agli stranieri . .

Harvard fa causa: è una ritorsione. Bloccato lo stop agli stranieri . .

L’università di Harvard incassa i primi successi nella battaglia contro i diktat della Casa Bianca. Il giudice di Oakland (California) Jeffrey White, nominato da George Bush, e la giudice di Boston (Massachusetts) Allison Burroughs, nominata da Barack Obama, nel giro di poche ore recapitano all’amministrazione Trump due ingiunzioni separate con identica sostanza: lo stop al bando di tutti gli iscritti stranieri dell’ateneo. Così la decisione della segretaria all’Homeland Security Kristi Noem di cancellare lo status ai 10mila studenti e ricercatori stranieri di Harvard è da ieri sospesa.

L’ingiunzione di Oakland "concede ai ricorrenti una misura di stabilità e certezza in modo che possano continuare i loro studi o il loro lavoro senza che un nuovo blocco incomba sulle loro teste". Il provvedimento di Boston, valido fino alla prossima udienza, accoglie invece la richiesta del presidente di Harvard Alan Garber di evitare "un danno immediato e irreparabile" (una "ritorsione"). In attesa che la vicenda giudiziaria entri nel merito, "all’amministrazione Trump è impedito di attuare la revoca della certificazione Student and Exchange Visitor Program", dispone la giudice Burroughs, anche titolare del fascicolo sul parallelo taglio dei contributi ad Harvard per 2,65 miliardi. Ma così "i laboratori sono a rischio", racconta Michele Berselli, bioinformatico modenese.

La crociata economica e regolatoria di Donald Trump contro le più prestigiose università americane – trattate come covi di sovversione zeppi di "marxisti maniaci", con Harvard definita in campagna elettorale "barzelletta" che insegna "odio e stupidità" – conosce così un’improvvisa battuta d’arresto. "La decisione ritarda la giustizia e mira a sabotare i poteri costituzionalmente conferiti al Presidente", protesta Tricia McLaughin, assistente segretario dell’Homeland Security, già pronto a espulsioni. E la portavoce della Casa Bianca Abigail Jackson aggiunge: ricorso "privo di merito", se ad Harvard "importasse di porre fine al flagello degli agitatori anti-americani, antisemiti e filo-terroristi presenti nel campus, non si troverebbe in questa situazione". La Casa Bianca allude "alle 72 ore" date all’ateneo, secondo la testata Harvard Crimson, per consegnare la documentazione disciplinare relativa agli studenti stranieri – tra cui audio o video sulle proteste degli ultimi cinque anni – come condizione per "avere l’opportunità" di riottenere l’ok a iscrizioni internazionali. Pressione respinta.

In attesa che la controffensiva legale di Harvard produca i suoi esiti (e dei presumibili ricorsi di ogni ordine e grado), l’ateneo tira un sospiro di sollievo. A pochi giorni dal via alle cerimonie di laurea, l’Immigration and Customs Enforcement avrà le mani legate. Salvi (almeno per ora) 280 studenti italiani e la principessa Elisabetta, la 23enne erede al trono del Belgio iscritta al Master in Public policy dopo una laurea in storia a Oxford. Gli studenti internazionali di Harvard (in maggioranza asiatici) costituiscono quasi un terzo degli iscritti. Percentuali che non piacciono alla Casa Bianca. E a Trump va ancor peggio in altre università della cosiddetta Ivy League, a partire dalla Columbia University di New York.

In questo clima plumbeo, che tradisce la storia di libertà e indipendenza degli atenei, la Casa Bianca paga un forte dazio di immagine. Viene tacciata dalla Cina "di politicizzazione della cooperazione educativa" e riceve forti critiche anche dai paesi Ue. In particolare dalla Germania, dove l’ex ministro della Salute Karl Lauterbach, già studente di Harvard, definisce la prospettata chiusura agli stranieri come "un suicidio per la ricerca". Secondo il ministro della Ricerca Anna Maria Bernini, non si può mai prescindere da "università autonome, con libertà di insegnamento, ricerca e manifestazione del dissenso". "Abbiamo investito tante risorse ma ora abbiamo paura – spiega uno studente italiano –. Siamo un capro espiatorio". E l’Ue reagisce rilanciando l’iniziativa Choose Europe per attrarre i cervelli disorientati dal caos trumpiano.