Mercoledì 24 Aprile 2024

Il detective con licenza di arrestare rockstar

Londra, la biografia di Norman Pilcher: negli anni Sessanta incastrò per droga Lennon, Jagger e Clapton. Ma finì dentro per corruzione

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Correva dietro alle popstar – da John Lennon a Eric Clapton – per collezionare arresti eccellenti come vicecapo della Squadra Antidroga della polizia di Londra, colpi mediatici che avrebbero dovuto portarlo ai vertici dell’istituzione e che invece lo hanno fatto finire dietro le sbarre. Norman Pilcher, poliziotto corrotto secondo la sentenza di un giudice nel 1973 e successiva condanna a quattro anni, ha scritto la sua biografia "per fare chiarezza su ciò che accadeva negli anni Sessanta dentro la polizia di Londra". Il titolo non lascia dubbi: "Poliziotti corrotti". Quasi una confessione.

Il detective Pilcher secondo le accuse metteva talvolta la droga nelle case che andava a perquisire (ma lui nega), mentre sulle testimonianze fasulle non ha potuto difendersi. Le sue vittime erano i nomi più importanti della musica di quei tempi, a cominciare da John Lennon e Yoko Ono, che se lo videro piombare con la sua squadra all’alba del 18 ottobre 1968 nella casa di Marylebone. "Erano nudi", sottolinea Pilcher. A questa irruzione secondo alcuni è legata la canzone di John "Io sono il tricheco", ma in realtà sembra che l’ispirazione venisse sempre da una sirena della polizia, ma udita una volta squarciare la notte nel sobborgo di Weybridge.

Quell’arresto è rimasto bene impresso nella mente di Norman il cattivo: "L’atteggiamento di Lennon fu molto umile, parlò di pace e fu molto gentile con noi". Addirittura l’ex Beatles avrebbe scritto una cartolina al poliziotto durante un viaggio in Giappone: "Non puoi prendermi adesso!", c’era scritto. Un’altra coppia del Fab Four fu portata via in manette nel marzo ‘69: George Harrison e la moglie-modella Pattie Boyd, che avevano modeste quantità di cannabis nella casa di Esher. Anche il secondo marito della Boyd, Eric Clapton, ebbe a che fare con Pilcher, ma fuggì alla cattura in modo rocambolesco: quando il detective suonò alla porta della sua abitazione al Pheasantry annunciandosi come postino per una "consegna speciale", il chitarrista scappò dalla finestra posteriore. Se i Beatles piansero i Rolling Stones non risero. Pilcher mise in guardina, dopo irruzioni per le quali i paparazzi venivano avvertiti in precedenza pagando i poliziotti, sia Mick Jagger sia Keith Richards e per primo Brian Jones, arrestato nel 1967 assieme al principe Stanislas Klossowski de Rola. Ma la lista è molto lunga, e Pilcher ora accusa il suo capo, Robert Mark, di averlo trascinato in un tunnel per il quale ci ha poi rimesso carriera e libertà.

Insomma, dice nel libro, si dovevano ottenere sempre più risultati. E così cadono nella trappola di Norman e dei suoi agenti personaggi come Lionel Bart e Dusty Springfield, la cui reazione all’arresto è vigorosa e condita di "parolacce e insulti". E ancora Tubby Hayes e Levi Stubbs che con i "Four Tops" era in tournée a Londra e fu arrestato al Mayfair. "La polizia è corrotta", scrive Pilcher, che uscito dal carcere ha lavorato in una scuola guida e in una casa di cura. A 85 anni si è poi deciso a scrivere le sue memorie. Una confessione che a John Lennon non serve più