Francia-Marocco, orgoglio e patriottismo scaldano le banlieues. Parigi corre a blindarsi

Gli Champs-Elysées saranno chiusi: si temono proteste e scontri nelle periferie. Macron prova a mantenere i toni bassi. "Sarà una gara all’insegna della fraternità"

"Sarà un match fraterno ed amichevole", dice Emmanuel Macron che crede nelle virtù diplomatiche del football. "È una falsificazione storica – aggiunge – immaginare che dietro l’incontro sportivo di questa sera a Doha sia in agguato una sfida identitaria. La Francia ha un rapporto sereno col Marocco dal 1956, l’anno che sancì la fine del protettorato di Parigi e l’indipendenza di Rabat". È nettissima, presa senza il minimo dubbio, la decisione del presidente di assistere personalmente alla semifinale Marocco-Francia, ignorando le polemiche della destra secondo cui "i tifosi marocchini sono più motivati da un sentimento di vendetta nei confronti della Francia che da uno spirito sportivo".

Forse di sicurezza a Parigi
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Nelle banlieues francesi, in particolare nell’immensa periferia nord di Parigi e nel dipartimento provenzale di Vaucluse, che da soli accolgono il 37 per cento dei marocchini residenti in Francia (930 mila in totale), si respira un clima di eccitazione, effervescenza e grande entusiasmo. Di colpo sono diventati "tutti marocchini". Per loro, algerini, tunisini, libici, senegalesi, emigrati del Mali o del Benin, i ’Leoni dell’Atlante’ sono i portabandiera del mondo arabo, i protagonisti del ’miracolo’ che grazie all’allenatore Walid Regragui ha permesso a un paese africano di arrivare in semifinale, per la prima volta nella storia, in una Coppa del Mondo.

L’orgoglio è espresso senza riserve né perfidie da questa popolazione marocchina arrivata ormai alla quarta generazione, per oltre la metà al di sotto dei 25 anni: sono talmente francesi e marocchini a un tempo, da decidere di dipingersi una guancia col tricolore francese e l’altra col rosso e il verde della bandiera di Rabat.

Vincerà lo sport o la politica? Per le autorità francesi, tenendo conto della dimensione anche politica del match, permane il timore di qualche incidente. Era già accaduto – ma siamo ben lontani dalle ’sommosse’ descritte dall’ultradestra di Jordan Bardella ed Eric Zemmour – sabato scorso a Parigi dopo la vittoria del Marocco sul Portogallo: 19 poliziotti feriti, qualche moto incendiata, un centinaio di fermi. Nel dubbio si preferisce comunque non correre rischi: 2mila fra gendarmi e poliziotti motorizzati e a cavallo proteggeranno i punti sensibili della capitale (in particolare gli Champs-Elysées, che potrebbero essere chiusi al traffico) e delle altre grandi città.

Resta il fatto che i rapporti fra Parigi e Rabat non hanno mai conosciuto le violenze che hanno lacerato l’Algeria: dopo la prima guerra franco-marocchina del 1844 e la seconda del 1905, il trattato di Fès del 1912 fece del Marocco un protettorato francese, formula ben meno restrittiva e pesante di quella coloniale. Negli anni successivi il re Mohammed V fece progredire con abilità la restaurazione dell’indipendenza nazionale, definitivamente riconosciuta il 2 marzo 1956. Negli ultimi tempi non sono mancate alcune grane: le incertezze di Parigi sullo spinoso dossier dei territori disputati del Sahara occidentale e il riavvicinamento della Francia all’Algeria, grande rivale del Marocco, hanno acceso gli animi. Idem per lo scandalo Pegasus, che oltre a Israele ha visto il Marocco accusato di aver messo sotto controllo i cellulari di centinaia di francesi, fra cui Macron.

Ultimo motivo di incomprensioni, la decisione di Parigi nel settembre 2021 di dimezzare la concessione dei visti a cittadini marocchini, motivata dalla reticenza di Rabat a riprendersi i fuoriusciti in situazione irregolare in Francia. Ma sono sempre rimasti saldi i rapporti bilaterali nel settore di economia, turismo, commercio e cultura: il successo di personalità della politica come Rachida Dati, della letteratura come Leila Slimani e dello spettacolo come Gad Elmaleh e Jamel Debbouze, sono esempi formidabili d’integrazione riuscita.

Adesso tocca allo sport mostrare come possano coesistere in armonia le razze e le culture; basti pensare che sono grandi amici i due grandi ’avversari’ di stasera, l’eroe dei Bleus francesi Kylian Mbappé e il ’leone dell’Atlante’ Achraf Hakimi, il primo di origini algerine e camerunesi, il secondo figlio di marocchini nato a Madrid: entrambe cresciuti e formati in Francia.