Roma, 12 maggio 2025 – Sul conflitto in Ucraina c’è continuità tra Bergoglio e Prevost, la differenza è che guardano questo evento con due occhiali diversi. E le origini americane di Leone XIV potrebbero portare Trump ad avere un atteggiamento meno sbilanciato a favore della Russia. Per Francesco Strazzari, docente di Relazioni internazionali alla Scuola superiore universitaria Sant’Anna di Pisa, il nuovo Papa può giocare un ruolo fondamentale nella guerra alle porte dell’Europa.
Professore, ha notato differenze nel linguaggio utilizzato da Francesco e da Leone sulla guerra in Ucraina?
"Ovviamente possiamo parlare di prime impressioni, visto che Prevost è in carica da pochi giorni. Il suo linguaggio, però, fin dalle primissime esternazioni, si è caratterizzato per le aggettivazioni che associa al concetto di pace: “Autentica, duratura e giusta”. Una pace “disarmata e disarmante”. Parole su cui pesa la radice agostiniana del nuovo pontefice".

In che senso?
"Agostino è considerato dai politologi un realista. Il suo pensiero non è quello dei primi cristiani, caratterizzati da un pacifismo di principio molto radicato. Nel De civitate dei, Agostino articola una versione della guerra aggettivata. La guerra è concepibile, non dal punto di vista divino, ma da quello umano, se è governata da rette intenzioni, se è difensiva e proporzionata. La sua è una visione molto più sofferta rispetto a quella di altri pensatori cattolici, che hanno affrontato il tema della guerra da un punto di vista più idealista".
E quindi tornando all’Ucraina?
"Per Leone l’unica vera pace è fondata sul disarmo. È una pace giusta e duratura. Il riarmo non può portare a questi risultati. La pace in Ucraina non deve essere un interludio in cui le parti si astengono dai combattimenti e in cui l’invasore, cioè la Russia, si riarma".
Quindi la pace “giusta e duratura” è un messaggio più per Mosca che per Kiev?
"È un messaggio che ha una valenza universale. Contrasta con l’idea che più si è armati, più si è sicuri. L’escalation e il riarmo non portano mai alla pace".
Secondo lei, Mosca e Kiev come hanno interpretato queste prime parole del nuovo Papa?
"Credo che l’Ucraina, davanti all’aggettivazione “pace giusta”, si sia sentita confortata. La Russia, al contrario, non vuole sentir aggettivare il concetto di pace. Per Mosca, pace in questo momento significa sospendere il fuoco, secondo i calcoli di convenienza del Cremlino. Leone, con la sua frase, ha detto che bisogna cercare la pace, ma non a qualunque costo".
In un’intervista del 2022, Prevost bollò l’invasione russa come “imperialista”. Secondo lei, contrasta con alcune frasi di Bergoglio, come quella in cui ha descritto una Nato che “abbaia alle porte della Russia”?
"I due papi osservano lo stesso problema con occhiali diversi. Francesco, che parlava da Papa in quel momento, ha voluto sottolineare come la guerra tra Ucraina e Russia fosse una guerra civile tra fratelli. Per il cristiano, ogni guerra è civile. Nell’identificare il problema dell’espansione della Nato, in un modo colorito, com’era nel suo carattere, ha voluto chiedersi se spingere l’Alleanza “cortile” della Russia fosse davvero necessario. Prevost, che ai tempi non era Pontefice, ha espresso una posizione più analitica, un dato di fatto".
In che modo le origini americane di papa Leone XIV potrebbero influenzare il suo ruolo nel conflitto?
"Prevost è un Papa delle Americhe. Trump sta riconsiderando, o cominciando a capire, che Zelensky non è il suo nemico e che l’idea di ottenere la pace con la forza non sta funzionando. Leone, la cui teologia diverge radicalmente da quella del vicepresidente cattolico JD Vance, può portare Trump ad avere una posizione meno sbilanciata nei confronti del Cremlino".