Guerra in Ucraina a un bivio? "Putin megalomane. Il suo arsenale non reggerà il confronto"

Il generale Tricarico: quelli di Mosca sono solo successi parziali. "L’Ucraina la sta superando sul campo grazie ai rifornimenti di armi"

Roma, 19 gennaio 2023 - Domani, nella base Nato di Ramstein, in Germania, i ministri della Difesa delle cinquanta nazioni che sostengono l’Ucraina espliciteranno le azioni occidentali contro l’invasione russa. "Bisognerebbe essere lì per avere il polso esatto della situazione", riconosce il generale Leonardo Tricarico, già capo di stato maggiore dell’Aeronautica.

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Generale, l’Ucraina combatte con tutte le sue forze, ma proprio in queste ore assiste a nuovi lutti – tra civili, militari e vertici di governo – e alla rinnovata sfida della Russia sul campo e sui media. Sta cambiando il ’momentum’?

"L’ottimismo di Zelensky non era infondato prima e ha tuttora basi solide. Aspettando Ramstein, tre elementi restano decisivi e giocano tutti per Kiev".

Quali?

"L’Ucraina sta acquisendo una capacità militare superiore grazie al progressivo ammodernamento di strumentazioni e arsenali; i rifornimenti occidentali proseguiranno e probabilmente aumenteranno in qualità e quantità; le motivazioni delle forze armate ucraine, che difendono la propria nazione, resteranno certamente superiori a quelle delle truppe russe".

Il generale Leonardo Tricarico, 80 anni, ex capo dell’Aeronautica Militare
Il generale Leonardo Tricarico, 80 anni, ex capo dell’Aeronautica Militare

Ma proprio in questi giorni Mosca alza la testa – da Soledar a Bakhmut – e lo stesso Putin riarma la propaganda: "La vittoria della Russia è inevitabile". Parla ai russi o alla Nato?

"Alcuni successi parziali sul campo – per impulso dei mercenari della Wagner o dei ceceni di Kadyrov – non cancellano il logoramento dell’Armata Rossa, l’arretratezza della dottrina militare e la crisi degli alti comandi. La sarabanda degli avvicendamenti oggi vede direttamente in campo il capo di Stato maggiore di tutte le forze armate Vitaly Gerasimov. È la riprova di quanto la tensione sia al limite".

La catena industriale del munizionamento di Mosca è integra o è destinata a rallentare?

"I bombardamenti a tappeto, che spesso fanno strage di civili come l’altro giorno a Dnipro, sono dispendiosi ma militarmente improduttivi. Creano uno straordinario dolore nella popolazione senza però intaccarne lo spirito. Nei fatti, sul campo, permane lo stallo. E, alla lunga, Mosca vedrà assottigliarsi anche il proprio arsenale convenzionale. Le stesse critiche interne di Evgeny Prighozin, fondatore della Wagner, o dello stesso Kadyrov, confermano la distanza tra risultati e propaganda".

Il Cremlino promette un altro milione e mezzo di arruolati.

"Tra leva e addestramento quando sarebbero pronti tutti questi coscritti? E ci sarebbe il fattore non trascurabile della ricaduta di una simile decisione nella società russa. Il vero problema è un altro. Sottovalutato".

Lo spieghi.

"Il conflitto si regge sulla scommessa che Putin non alzi la posta. E che l’opzione nucleare resti fuori campo. È una scommessa pericolosa. Invece, stiamo assistendo a una specie di rimozione. Di assuefazione al fatto che tutto può succedere. Un anno fa l’opinione pubblica era allarmata. Ora l’idea di un conflitto protratto, con tutte le incognite del caso, si sta radicando".

Zero varchi per la diplomazia?

"Oggi meno che mai. Neppure per finta. Perché la verità è che in questo conflitto una diplomazia seria e robusta non si è mai esercitata. L’art. 1 del trattato istitutivo della Nato – "Le parti si impegnano (...) a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale – è stato calpestato".