La crisi del grano è la spada di Damocle sul futuro del continente africano. Quanto sta accadendo in Ucraina ha fatto già schizzare il prezzo delle materie prime in territori poverissimi - per ActionAid il 42,7% dei Paesi indigenti si colloca nell’Africa subsahariana - e rischia di avere "ripercussioni imprevedibili" sulla tenuta sociale di aree di per sé instabili come sulla portata dei flussi migratori. Della "polveriera africana" parla il cardinale Dieudonné Nzapalainga, balzato alle cronache internazionali per aver inaugurato nel 2015, al fianco di papa Francesco, il Giubileo della misericordia dalla basilica di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana di cui è arcivescovo. Campione del dialogo interreligioso e della riconciliazione - il 55enne ha dato alle stampe in questi giorni il libro ‘La mia lotta per la pace’ -, l’alto prelato denuncia la disparità di trattamento fra la giusta attenzione internazionale data al destino di Kiev e il disinteresse diffuso sui mali del Continente nero. Quali ripercussioni sta avendo il conflitto in Ucraina sui paesi africani? "Il prezzo delle forniture alimentari sale in continuazione, è il caso dello zucchero, dell’olio, della farina. Ma anche delle materie prime indispensabili per costruire le case. Se si toglie il pane a milioni di persone, ci possono essere delle rivolte". Prevede anche un deciso incremento dei flussi migratori verso l’Italia? "C’è un’espressione francese che dice: una pancia affamata non ha orecchie. La fame può spingere la gente ad andare dove c’è da mangiare. Visto che in questo caso il granaio si trova in Francia, in Germania o in Italia, in centinaia di migliaia possono anche prendere il rischio di morire nel deserto e nel mare, pur di avere una speranza per lavorare e mangiare. La gente ha bisogno di concime per fertilizzare i campi e, come sappiamo, queste materie prime arrivano dall’Ucraina. ...
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