
Il presidente Usa incontra Arabia, Emirati e Qatar. Il tentativo di ridisegnare gli equilibri nell’area. La stretta di mano con al-Jolani: "È un tipo tosto". Ma su Gaza incombe una nuova offensiva israeliana.
Nel corso di un vorticoso blitz diplomatico fra Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, Donald Trump sta ridisegnando radicalmente gli equilibri in Medio Oriente, mentre Israele resta a guardare alla finestra e l’Iran constata di aver perso il proprio ascendente in Siria che ora, sotto la guida di Ahmed a-Shara (‘al-Jolani’), è pronta invece a collaborare con Washington.
Il nuovo Medio Oriente immaginato da Trump – fondato sul soffocamento dei conflitti in corso e sullo sviluppo di enormi interessi commerciali – è andato prepotentemente in scena ieri in Arabia Saudita quando il principe Mohammad Bin Salman ha organizzato in una sala del suo palazzo un incontro fra Trump e a-Shara: il primo in 25 anni fra un presidente Usa e un suo omologo siriano. I due leader hanno conversato per oltre mezz’ora e in video conferenza anche il presidente Tayyp Recep Erdogan ha partecipato al colloquio che, almeno implicitamente, ha riconosciuto la validità degli interessi turchi in Siria. Di fronte all’ex jihadista, che pure ha trascorso alcuni anni nel celebre carcere americano di Abu Ghreib (Baghdad), Trump è apparso quasi affascinato: "È un giovane attraente. Un tipo tosto, molto tosto. Un combattente".
Prima dell’incontro – con una mossa che ha destato immediato entusiasmo a Damasco – Trump aveva annunciato che provvederà a rimuovere le sanzioni Usa all’economia siriana. In tempi più lunghi i due dirigenti hanno parlato anche di una possibile inclusione della Siria agli ‘Accordi di Abramo’ fra Israele e alcuni Paesi sunniti. A-Shara si è detto possibilista, ma non ha preso impegni. Ma il suo collaboratore Ali Rifai, in un’intervista senza precedenti alla tv pubblica israeliana, ha assicurato che la Siria anela alla pace, "Israele incluso". Nel frattempo Israele beneficia già di questi sviluppi che sanciscono il tramonto della presenza in Siria dei pasdaran iraniani e degli Hezbollah. Determinato a infondere nuove energie all’economia Usa, Trump ha sottoscritto in Arabia Saudita accordi per centinaia di miliardi di dollari e ha proseguito con eguale successo la propria missione in Qatar dove è stato firmato un accordo da 200 miliardi di dollari per l’acquisto di 160 aerei.
Nei suoi colloqui in Arabia Saudita e in Qatar Trump ha confermato che occorre mettere fine alla guerra a Gaza e offrire ai palestinesi un futuro di "dignità e di sicurezza", un futuro in cui Hamas esca finalmente di scena. I padroni di casa gli hanno assicurato che in questo contesto resta sempre valido il Piano di pace arabo. Nel frattempo, in Qatar, l’emissario di Trump Steve Witkoff (proveniente da Tel Aviv) è stato impegnato ieri in intensi contatti per raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza, che includa la liberazione di altri ostaggi israeliani dopo quella – già ottenuta da Hamas – dell’ostaggio israelo-americano Edan Alexander. Per i mediatori si tratta di un incarico molto complesso perché Netanyahu (nel tentativo di mettere Hamas con le spalle al muro) ha lanciato un ultimatum: se non ci fosse un’intesa entro la fine della missione di Trump, l’esercito israeliano lancerà a Gaza una nuova offensiva: ‘Carri di Gedeone’. Intanto a Gaza resta l’incertezza sulla sorte dell’uomo forte di Hamas, Mohammad Sinwar, che potrebbe essere rimasto sepolto sotto le macerie di un bunker.
In Europa cresce intanto il risentimento per il blocco degli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza imposto da Israele ormai da settimane, con conseguenze molto allarmanti secondo le agenzie umanitarie attive nella zona. Il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso ieri il massimo sdegno e ha accusato Israele di comportarsi in maniera "inaccettabile e vergognosa". Netanyahu gli ha risposto per le rime accusandolo di essersi schierato con "una organizzazione terroristica islamica votata alla morte". "Israele – ha ribadito – non si arrenderà ai terroristi ed è determinato a portare a compimento i propri obiettivi: la liberazione degli ostaggi, l’annientamento delle capacità militari e governative di Hamas e la garanzia che la sua minaccia sia rimossa per sempre".