Martedì 5 Novembre 2024

Ieri missili in Yemen. Colpite basi Houthi. Mosca contro Biden : "Allarga il conflitto"

Nelle nuove incursioni Usa coinvolti anche i britannici. Trenta obiettivi raggiunti . Il Cremlino chiede all’Onu una riunione urgente del Consiglio di sicurezza. .

Ieri missili in Yemen. Colpite basi Houthi. Mosca contro Biden : "Allarga il conflitto"

Ieri missili in Yemen. Colpite basi Houthi. Mosca contro Biden : "Allarga il conflitto"

ROMA

Il clima in Medio Oriente si fa sempre più incandescente. Ieri in tarda serata nuovi raid americani, stavolta contro lo Yemen, ai quali hanno partecipato anche mezzi britannici. Gli obiettivi colpiti, secondo quanto riferisce la CNN citando funzionari Usa, sono almeno 30 in 10 localita’ dello Yemen. Si e’ trattato di attacchi con aerei da combattimento. Sono stati colpiti centri di comando e controllo Houthi, un deposito sotterraneo di armi oltre ad alcuni missili destinati a colpire le navi nel Mar Rosso.

I raid di ieri si aggiungono a quelli di venerdì in Siria e Iraq, che avevano provocato un innalzamento preoccupante della tensione. Hamas e Siria hanno protestato ad alzo zero. E soprattutto l’Iraq, paese che ospita basi americane ma che ha un governo sciita in ottimi rapporti con Teheran, che denuncia con forza la violazione della propria sovranità, mentre i russi colgono la palla al balzo e hanno chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che si terrà oggi. "Washington, fiduciosa nella sua impunità – ha detto il ministero degli Esteri di Mosca – continua a seminare caos e distruzione in Medio Oriente. Vuole allargare il conflitto".

Con gli attacchi di venerdì sera l’obiettivo di Joe Biden era mandare un messaggio chiaro alla teocrazia iraniana attaccando basi della forza Quds dei Guardiani della rivoluzione e di alcuni dei gruppi sciiti che fanno da proxy di Teheran. Gli strike, condotti con bombardieri B1 lancer partiti dagli Stati Uniti e altri bombardi decollati da basi americane in Qatar, Giordania e Turchia, oltre che da missili da crociera lanciati da unità di superficie e non dalla Marina americana, hanno preso di mira 85 target in sette siti (tre in Iraq e quattro in Siria) con 125 tra munizioni di precisione Jdam e vari missili da crociera. I morti sarebbero 39. Secondo il direttore dell’Osservatore siriano per i diritti umani, Rami Abdulrahman, 23 persone sono rimaste uccise in Siria, mentre le Forze di mobilitazione popolare iraniana hanno denunciato la morte di 16 persone. Secondo il Pentagono questa ondata di attacchi è solo l’inizio, anche se l’intenzione, è di evitare di mettere nel mirino direttamente il suolo dell’Iran,

Teheran ha risposto incassando e minimizzando. "Gli attacchi indicano la continuazione delle politiche sbagliate e fallite degli Stati Uniti", ha detto il minsitro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, denunciado una violazione della carta dell’Onu. Fonti iraniane, per minimizzare, hanno affermato che "le notizie di Washington su un attacco contro la Forza Quds in Siria sono false" e che si tratta piuttosto "di una chiara aggressione contro la Siria e l’Iraq". ll ministero degli Esteri siriano ha da parte sua condannato gli attacchi aerei accusati di esser funzionali ad "alimentare il conflitto" e ha chiesto la fine della presenza militare americana in Siria. Durissime anche Hamas ("brutale aggressione che aggiunge benzina sul fuoco") e la Jihad palestinese. Tutto come previsto. Ma a preoccupare è l’Iraq. Mentre le milizie sciite irachene affiliate al gruppo della Resistenza islamica in Iraq affermano di aver attaccato ieri una base militare americana nella regione di Al Hasakah, nel nordest della Siria, il premier Al Sudani ha deciso tre giorni di lutto nazionale. E da oggi il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, sarà in Israele.

Alessandro Faruggia