Martedì 23 Aprile 2024

Chi sono i partigiani russi: neonazisti e ultras legati alla destra ucraina. Raid per le armi nucleari

La resistenza a Putin nasce dall’alleanza tra due gruppi di dissidenti. L’azione a Belgorod fermata a pochi chilometri da un deposito di testate. Il Cremlino corre ai ripari: la base attaccata è stata subito evacuata

Maxim Andronnikov, alias Tsezar (Cesare), leader di Liberty of Russia, con Denis Kapustin, capo del 'Corpo Volontari Russi'

Maxim Andronnikov, alias Tsezar (Cesare), leader di Liberty of Russia, con Denis Kapustin, capo del 'Corpo Volontari Russi'

Roma, 24 maggio 2023 – La Russia canta vittoria. I "nazionalisti" che si sono infiltrati dall’Ucraina nella regione russa di Belgorod sono stati "bloccati e sconfitti", afferma il Ministero della Difesa di Mosca, aggiungendo (senza fornire prove) che "più di 70 terroristi sono stati eliminati" e gli altri "sono stati ricacciati in territorio ucraino". Ma l’incursione, che secondo il governatore Vyacheslav Gladkov ha provocato un morto e 13 feriti tra i civili, e almeno 2 morti e 4 feriti tra i militari russi, è ben lungi dall’essere chiarita nelle sue finalità. Il Cremlino è preoccupato ma usa la retorica. "Sì – dice Putin –, la Russia sta attraversando tempi difficili; le cose non sono mai state facili, ma, nonostante ciò, oggi stiamo assistendo a un momento di consolidamento comune, che ci rafforzerà". Ma i responsabili dell’incursione – ragionevolmente supportati dall’intelligence ucraina – ribattono che gli obiettivi sono stati raggiunti. "Lo scopo dell’operazione – hanno fatto sapere – è la creazione di una zona smilitarizzata tra Russia e Ucraina e la dimostrazione del popolo russo che è possibile creare sacche di resistenza e combattere con successo contro il regime. Questi obiettivi dell’operazione sono stati raggiunti con successo”.

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L’azione è frutto dell’alleanza tra due gruppi di dissidenti russi finiti sotto l’ala ucraina: il ’Corpo dei volontari russi’ (Rdk) e la ’Legione libertà della Russia’ (Lsr), il primo già autore dell’incursione del 2 marzo a Bryansk. Rdk è guidato da Denis Kapustin, noto con l’alias Denis Nikitin, russo con simpatie neonazi ed ex agitatore di gruppi di ultrà calcistici, dal 2017 in Ucraina dove ha legato con i gruppi della destra radicale. Lsr da Maksim Andronnikov, alias “Tsezar“ (Cesare), un russo già attivista del gruppo Legione Imperiale.

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L’operazione è stata condotta utilizzando artiglieria a razzo e non, almeno quattro blindati trasporto truppe Brt80, un carro T72, e anche qualche blindato di fabbricazione occidentale (un vercolo corazzato Maxxpro, 1 trasporto truppe Cougar, un paio di Humvee) che hanno consentito di prendere per qualche ora tre villaggi, prima che la controffensiva russa condotta da fucilieri motorizzati, forze speciali dell’esercito ma anche due sezioni (Alfa e Vimper) delle unità dell’elite dell’Fsb avesse la meglio. Il particolare interessante è che l’operazione, alle 6 alle 11.30 di lunedì, ha previsto il bombardamento con razzi e obici da 120 millimetri di varie località. E tra esse c’era Belgorod 22, dove, a 10 chilometri dal confine, ha sede una base di stoccaggio di armi nucleari.

Almeno tre colpi di lanciarazzi Uragan l’hanno centrata facendo 2 morti e 4 feriti. Nessun problema per le testate, protette in sei grandi bunker, ma l’attacco ha fatto temere i russi che l’obiettivo fosse quello di prendere il controllo del deposito (che fornisce la base della marina di Novorossisk, sul Mar Nero, e quella aerea di Morozovsk). Se gli ucraini avessere messo le mani sulle testate atomiche per l’aviazione, avendo aerei di fabbricazione sovietica, avrebbero potuto (minacciare di) usarle. Il che ha innescato contromisure. Secondo quanto ha detto Andrii Yusov, portavoce del direttorato di intelligence ucraina, "ci sono giunte notizie di una evacuazione urgente da Belgorod 22". Era quello, Belgorod 22, il target dell’incursione? Anche solo a livello di ipotesi, è inquietante.