Londra, 19 maggio 2020 - Sviluppato farmaco antiretrovirale che può prevenire le infezioni da HIV. Non è il vaccino contro l'AIDS, ma potrebbe diventare fondamentale alla lotta alla malattia.
Si chiama cabotegravir, è un farmaco antiretrovirale sviluppato dagli esperti del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) HIV Prevention Trials Network (HPTN), una rete di studi clinici a livello mondiale a cui collaborano investigatori, eticisti, comunità e altri partner con l'intento di sviluppare e testare la sicurezza e l'efficacia degli interventi progettati per prevenire l'acquisizione e la trasmissione dell'HIV.
Non c'è una pubblicazione dello studio, ma secondo i ricercatori che lo hanno sviluppato potrebbe proteggere efficacemente dall'HIV, tramite iniezioni somministrate a distanza di due mesi. Il farmaco potrebbe rivelarsi un'alternativa agli attuali trattamenti profilassi pre-esposizione (PrEP), che dal 2012 sono il metodo più comune per trattare e prevenire l'HIV.
Tra gli attuali trattamenti c'è la combinazione di sostanze chiamata Truvada. Myron Cohen, della School of Medicine presso l'Università della North Carolina spiega la ricerca eseguita: "Abbiamo coinvolto 4.500 partecipanti provenienti da tutto il mondo, casualmente assegnati a quattro trattamenti: cabotegravir, Truvada, pillole e iniezioni placebo. Ad aprile 2020, abbiamo riscontrato 12 infezioni nel gruppo di soggetti che avevano ricevuto il farmaco sperimentale e 38 tra chi era stato assegnato a Truvada".
Entusiasta Jared Baeten, epidemiologo dell'Università di Washington, e non direttamente coinvolto nello studio per il cabotegravir: "Sono dati strabilianti, il tasso di incidenza con questo farmaco è pari allo 0,38 per cento, che presenta una differenza del 69 per cento se paragonato all'1,21 per cento di incidenza verificato con Truvada", commenta Baeten.
Cohen continua: "Siamo alla ricerca di agenti a lunga durata che possano inibire la comparsa dell'HIV. Con cabotegravir potremmo essere nella direzione giusta per fornire alle persone un farmaco con i benefici di un vaccino".
La ViiV Healthcare, una joint venture di GlaxoSmithKline, Pfizer e Shionogi che si concentra su farmaci anti-HIV lo produce. Raphael Landovitz dell'Università della California: "Ora è necessario cercare di comprendere le motivazioni dei 12 contagi avvenuti nonostante l'assunzione di cabotegravir, che inibisce l'enzima chiamato 'integrasi', essenziale per la replicazione del virus". A riguardo gli esperti fanno tre ipotesi: "Il peso di una persona, dato che studi precedenti hanno dimostrato che uomini e donne con un indice di massa corporea inferiore eliminano più rapidamente il farmaco dal loro sangue. Un'altra possibilità dipende dal momento in cui si sono verificati i contagi: a causa delle preoccupazioni sulla sicurezza di cabotegravir, lo studio ha richiesto ai partecipanti di assumere delle pillole per le prime 5 settimane, che potrebbero non essere state assunte. Potrebbe anche esistere un ceppo di HIV resistente al farmaco".
Foto d'epoca dell'HIV
Ottenuta la prima foto d'epoca dell'HIV. Il risultato è stato ottenuto mappando un virus che risale al 1966, il più vecchio da cui è stato possibile recuperare quasi tutto il materiale genetico, e trovato nel linfonodo di un 38enne congolese, si è conservato per più di cinquant'anni in paraffina. Il sequenziamento conferma l'origine della pandemia a cavallo tra Ottocento e Novecento, come indica lo studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze (Pnas) dalle università dell'Arizona e di Kinshasa.