Mercoledì 24 Aprile 2024

Harry Potter, festa vietata a J.K. Rowling. La scrittrice e le accuse di transfobia

Esclusa dalla reunion per i 20 anni del maghetto, la deriva del politicamente corretto fa un’altra vittima

La scrittrice Joanne Rowling, 56 anni, autrice della saga di Harry Potter

La scrittrice Joanne Rowling, 56 anni, autrice della saga di Harry Potter

Si può separare Harry Potter, il mago, da Joanne K. Rowling, 56 anni, la scrittrice che lo ha creato scrivendo 7 libri venduti in oltre 500 milioni di copie e trasformati in 8 film capaci di incassare 7,7 miliardi di dollari?

Sì, l’operazione è possibile. Anzi, obbligatoria. Di più, meritevole. La pensano così gli iloti della ‘Cancel culture’, i talebani del politicamente corretto che abbattono le statue di Cristoforo Colombo e George Washington, considerati due schiavisti; perseguitano i professori universitari non allineati; boicottano artisti, sportivi, scrittori (appunto) ostili al nuovo pensiero dominante. Così, nel ventesimo anniversario di Harry Potter e la Pietra Filosofale, il primo film che tornerà in sala dal 9 al 12 dicembre, tutti a struggersi per il maghetto e tutti a insultare la sua mamma, Joanne, colpevole di essere transfobica, ossia di odiare i trans.

Davvero la signora Rowling è transfobica? E come si manifesta la sua fobia? Tutto è cominciato nel dicembre del 2019 con un paio di tweet. Il primo lo ha scritto Maya Forstater, 48 anni, ricercatrice all’anglo-americano Center for Global Development: "Gli uomini non possono trasformarsi in donne". Tanto è bastato per essere licenziata.

Il secondo, di solidarietà a Maya, lo ha scritto Joanne: "Vestitevi come volete, chiamatevi come volete. Andate a letto con qualsiasi adulto consenziente vogliate. Vivete la vostra vita in pace e sicurezza. Ma far licenziare le donne perché hanno detto che il sesso è reale? #IostoconMaya". Apriti cielo. E giù una bella pioggia di insulti. Ma era solo un assaggio.

Quando, infatti, nel giugno del 2020 la signora Rowling ha ironizzato su un articolo intitolato ‘Creare un mondo post-Covid-19 più equo per le persone che hanno le mestruazioni’ è andata peggio. "Sono sicura che ci fosse una parola per definire quelle persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?" ha twittato Joanne facendo riferimento a women, il plurale inglese per donna.

"Persona mestruata" è uno dei neologismi in uso nella Cancel culture per evitare di dire o scrivere, appunto, donna. Gli altri sono "persona incinta" e "persona con la cervice" (ma nessuno fin qui, per indicare un uomo, ha usato "possessore di prostata"…).

Ebbene, in questa circostanza la scrittrice è stata indicata come TERF, acronimo di Trans-Exclusionary Radical Feminist, ovvero femminista radicale trans-escludente.

E l’odio nei suoi confronti è diventato, infine, senza ritorno quando, assieme a intellettuali e scrittori di fama mondiale, ha firmato una lettera-manifesto a Harper’s Bazaar per difendere (sacrilegio!) la libertà d’espressione. Messa al bando, Joanne.

Come Terry Gilliam, 80 anni, regista e storico volto dei Monty Python, maestri della comicità surreale, cacciato dal teatro londinese Old Vic perché, anch’egli, giudicato transfobico ("Sono stanco, come maschio bianco, di essere incolpato di qualsiasi cosa. Perciò voglio che mi chiamate Loretta: lesbica nera in transizione"). E come John Cleese, 82 anni, altro Monty Python, il Nick-Quasi-Senza-Testa dei primi due film di Harry Potter ("Sotto sotto voglio essere una poliziotta cambogiana. È concesso o è poco realistico?").

Intoccabili, invece, Daniel Radcliffe, 32 anni, alias Harry Potter ("Le donne transgender sono donne") ed Emma Watson, 31 anni, alias Hermione ("I trans meritano di vivere la loro vita senza che siano altri a definirli").

Che, senza alcuna magia e utilizzando un pizzico di gratitudine, forse avrebbero potuto cavarsela con un riconoscente silenzio. Non vi pare?