Trump-Cina, alta tensione. "Pechino annulla visita di nave da guerra Usa"

La Bce avverte: nella guerra commerciale perderanno gli Stati Uniti, non la Cina

Donald Trump; Xi Jinping (Ansa)

Donald Trump; Xi Jinping (Ansa)

Wahington, 26 settembre 2018 - Non sembrano calmarsi le acque oceaniche che separano la Cina dagli Stati Uniti d'America. L'ultimo scossone arriva proprio da Pechino che secondo la Cnn avrebbe deciso di cancellare la visita di una nave da guerra americana. La Uss Wasp, una nave anfibia d'assalto paragonabile a una piccola portaerei, doveva approdare ad Hong Kong il mese prossimo. E invece pare che sarà costretta a rimanere ancorata nella costa occidentale dell'Oceano Pacifico. 

La decisione di Pechino sembra essere l'ultima mossa nello scacchiere della guerra commerciale nella quale le due superpotenze si affrontano a colpi di dazi e sanzioni

LA BCE: PERDERANNO GLI USA - Ma attenzione, avverte la Bce. Con una guerra commerciale a livello globale, a rimetterci sarebbero gli Usa mentre la Cina ne uscirebbe avvantaggiata. Questo il risultato di una simulazione della Banca centrale europea, che smentirebbe quindi le affermazioni del presidente Donald Trump secondo cui le guerre commerciali sono "buone e facili" da vincere. 

I DAZI AMERICANI - Ma al tycoon non sembrano interessare molto gli studi della Bce. Pochi giorni fa infatti il presidente degli Stati Uniti ha ricordato l'entrata in vigore dei dazi del 10% - destinati a salire al 25% da gennaio - su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi. "Non è accettabile - ha giustificato l'intervento il tycoon -, non è tollerabile" lo squilibrio commerciale con la Cina. "Noi agiremo sempre nell'interesse nazionale. Non lasceremo più che gli altri si approffittino di noi. Non permetteremo che i nostri lavoratori siano danneggiati", ha proseguito Trump che ha poi minacciato di far scattare ulteriori dazi per 267 miliardi. Il tycoon ha poi rincarato la dose: Pechino starebbe anche "cercando di interferire nelle prossime elezioni di metà mandato". Così ha detto in apertura del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ma poco dopo le accuse del presidente americano sono state smentite dal ministro degli esteri cinese Wang Yi che ha detto: "la Cina ha sempre rispettato il principio di non ingerenza negli affari interni di un Paese".

GLI USA VENDONO ARMI A TAIWAN - Ma non è tutto. A far innervorise ulteriormente Pechino è stata la decisione di Washington di siglare un nuovo accordo per la vendita di armi a Taiwan, la piccola nazione insulare che Pechino considera come parte del suo territorio. Dopo quello da 1,4 miliardi di dollari raggiunto nel giugno 2017, è stata annunciata un'intesa da 330 milioni di dollari che prevede tra l'altro la vendita di caccia F-16 e F-5 e aerei da trasporto C-130.

LA RISPOSTA DI PECHINO - Immediata la risposta di Pechino che dopo aver spinto Washington "a ritirare immiediatamente il piano di vendita di armi e a fermare le relazioni militari con Taiwan" - così ha tuonato il portavoce del ministro cinese degli Esteri - ha annunciato dazi del 5-10% su importazioni Usa per 60 miliardi di dollari. E ha poi dichiarato ulteriori imposte a partire dal prossimo primo novembre sulle importazioni di 1.585 prodotti, tra cui macchinari, materiali tessili e edili. Una mossa, quella cinese, volta a sostenere la domanda interna abbassando i costi a carico dei consumatori e delle aziende.