Il vescovo di Kiev ai soldati russi: "Parlo la vostra lingua, fermatevi". L'intervista

Il salesiano Kryvytskyi è di famiglia russofona. Dal presule un appello alla comunità internazionale: "Serve una commissione d'inchiesta sui crimini di guerra come quelli di Bucha, anche a Mariupol si scopriranno atrocità commesse da Mosca"

Il 49enne Kryvytsky, vescovo di Kiev

Il 49enne Kryvytsky, vescovo di Kiev

Kiev, 6 aprile 2022 - La ritirata strategica delle truppe russe dal nord dell'Ucraina alza il sudario di dolore sulle stragi commesse dagli invasori sui civili inermi. Fucilazioni, torture, anziani, bambini, ora si scopre Bucha, domani Mariupol o Chernihiv, è solo questione di tempo, appena sarà possibile tornare un minimo a vivere anche in quelle città. È la triste previsione di vescovo di Kiev per i cattolici di rito latino, Vitalii Kryvytskyi. "Queste atrocità non possono restare impunite, serve una commissione internazionale indipendente per fare giustizia", è la sua richiesta prima di lanciare un accorato appello alle truppe russe. "Vengo dal sud dell'Ucraina, da una famiglia russofona - scandisce il presule salesiano, appena 49 anni -. Non è radendo al suolo le città di lingua russa che si accresce l'amore per il vostro Paese. Lo si distrugge, pensateci e fermatevi". 

Che cosa ha provato nel vedere le immagini della strage di civili a Bucha?

"Come tutti gli ucraini e non solo sono rimasto choccato da quanto trasmesso dalla televisione. Purtroppo temo che, una volta liberate le altre città occupate dai russi, come Mariupol o Chernihiv, verranno alla luce altre atrocità. Non c'è giustificazione alcuna per questo odio verso l'intero popolo ucraino. Ed è davvero difficile in questo momento trovare parole di consolazione per i famigliari e gli amici di quelle che sono vittime innocenti". 

Si sarebbe mai aspettato violenze tali da parte dei russi che, solo fino a poco tempo fa, consideravate fratelli?

"Quanto sta accadendo è incomprensibile e inimmaginabile. Sono contrario a qualsiasi atrocità, a ogni forma di uccisione, ma la morte di un soldato in battaglia non può essere paragonata a quella di un civile inerme. Chi ha commesso e chi ha voluto queste stragi deve pagare il suo conto con la giustizia". 

Serve una commissione internazionale indipendente sui fatti di Bucha che acclari si tratti di crimini di guerra e assicuri così alla giustizia i responsabili?

"SÌ, così come deve essere per qualsiasi crimine di guerra, non solo in relazione ai russi e agli ucraini, nulla deve restare impunito. Comunque, a livello personale, non ho alcuna informazione su stragi simili a quelle dei russi commesse dai nostri soldati in nessuna parte del paese". 

Che cosa replica ai complottisti per i quali le uccisioni e le torture di Bucha sono solo un'invenzione?

"Questo è assurdo, ci sono i corpi, le immagini. Qui è tutto vero, purtroppo". 

Che cosa si sentirebbe di dire ai soldati russi in questo momento?

"Sono pronto a parlare con loro, ma temo che non avranno voglia di ascoltarmi, né cercheranno di capirmi". 

Ci provi, molti di loro sono militari di leva.

"A queari uomini direi innanzitutto che io parlo la loro lingua, provengo dal sud dell'Ucraina, vicino Odessa, dove la maggior parte delle persone si esprime in russo. I miei amici, i miei genitori... In quelle regioni, che il Cremlino vuole denazificare, non c'è nessun disprezzo verso la cultura e la lingua russa, solo Mosca vede questo. Ma si sbaglia. Bombardando e radendo al suolo Mariupol, Kherson, Chernihiv, tutte città prevalentemente russofone, non si accresce il rispetto e l'amore verso la Russia. Si fa il contrario. Su questo aspetto vorrei che riflettesse ogni singolo soldato russo che varca il confine ucraino". 

L'invasione, le stragi e le torture sono imputabili al solo Cremlino o ha responsabilità anche il popolo russo?

"In primo luogo la responsabilità ricade su chi ha ordinato tutto ciò, così come sugli ufficiali e sui soldati che hanno condotto queste azioni. Ma anche chi in Russia tace o asseconda il tutto ha le sue colpe". 

Il dialogo ecumenico col patriarcato di Mosca è ormai pienamente compromesso?

"La situazione è molto complessa, ci sono moltissimi aspetti da prendere in considerazione. Non è possibile rispondere con un sì o con un no". 

Il Papa può portare la pace, venendo a Kiev?

"Adesso che la guerra è in corso un suo viaggio è davvero troppo complicato. Mancano le condizioni di sicurezza. Quando taceranno le armi, invece, una visita del Pontefice, che ringrazio per tutto quanto sta dicendo e facendo a sostegno dell'Ucraina, può essere di grande aiuto per riportare la pace e la concordia all'interno del paese e anche tra Kiev e Mosca".

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