Guerra Ucraina, l’analista: "Minacce di escalation? Propaganda. La Nato era già coinvolta"

Fabbri: "La Germania frena perché spera nella trattativa, l’Ue non funziona quando gioca a fare lo Stato"

Con i tank tedeschi Leopard 2, l’Occidente entra definitivamente nel conflitto ucraino?

"Innanzitutto – spiega Dario Fabbri, analista geopolitico e direttore della rivista Domino – bisogna intendersi su che cosa sia Occidente. Dall’inizio della guerra, la Nato si è subito schierata con Kiev e anche con quest’ultima mossa ha ribadito che non intende abbandonare l’Ucraina. Anzi, rilancia".

Perché sono così importanti questi mezzi pesanti?

"Ci si attende una battaglia campale su larga scala nella primavera ucraina. I Leopard 2 di fabbricazione tedesca sono tecnologicamente superiori, mentre i mezzi russi di terra sono tanti ma meno evoluti. Da qui a dire che potranno essere decisivi, però, rischia di essere un salto nel buio. Molto dipenderà anche da quanti ne arriveranno e come si addestrerano gli ucraini al loro utilizzo".

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Dario Fabbri (43 anni), giornalista e analista geopolitico Dirige Domino
Dario Fabbri (43 anni), giornalista e analista geopolitico Dirige Domino

La Germania però è stata parecchio restia a dare il via libera all’invio dei Leopard a Kiev...

"Per contratto serve l’ok della Germania, Paese produttore, per spedire i Leopard a un Paese terzo. La pressione degli Stati Uniti ha vinto la ritrosia tedesca, il via libera è stato una scelta geopolitica. I motivi che avevano bloccato la decisione sono sostanzialmente tre. Innanzitutto la Germania continua a sperare che, nell’arco di un paio di anni al massimo, la situazione possa tornare alla normalità. Poi, il governo tedesco di coalizione ha molte spaccature interne e spesso non vorrebbe trovarsi nella situazione di dover decidere. Infine, Berlino soffre che la Polonia abbia aumentato il suo peso e l’influenza nell’area: Varsavia addirittura ha richiesto negli ultimi mesi le riparazioni per la Seconda Guerra mondiale".

La Russia sostiene che con l’invio dei tank ci sarà l’escalation.

"Quando la Russia ha paura, alza i toni. Anche dichiarare di esser pronta alla rappresaglia contro Usa e Nato è propaganda".

Ma dall’altra parte anche l’Ucraina minaccia possibili attacchi a obiettivi in territorio russo.

"Siamo in piena nebbia di guerra. Certi toni servono a spaventare il nemico, ma anche compattare il fronte interno, soprattutto dopo la conferma di alcune perdite come la città di Soledar o le difficoltà a Bakhmut, o ancora le epurazioni nel governo. Tuttavia va registrato che finora Kiev ha dimostrato una eccezionale compattezza, eroica".

Dopo la decisione di Berlino, il cancelliere Olaf Scholz, il presidente Usa Joe Biden, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Rishi Sunak si sono sentiti per discutere di ciò che potrà accadere. Alla telefonata si è unita anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Ma l’Unione europea dov’è?

"L’Ue funziona quando si occupa di economia o commercio. Non quando gioca a fare lo Stato, si dota di ministri e pretende di avere una politica estera comune. Nulla da stupirsi se la questione ucraina viene affrontata a livello di Stati nazionali e di Alleanza atlantica".

Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ringrazia Berlino per la decisione sui tank.

"Beh, almeno Michel rappresenta gli Stati, il suo ruolo conta più di quello di Ursula von der Leyen".

E Putin critica l’Europa perché «serve gli interessi di Paesi terzi», soprattutto gli Usa.

"Quando parla di “Europa“ o è confuso o fa solo propaganda".

C’è un rischio di escalation e coinvolgimento dell’Occidente oltre l’Ucraina? Per esempio i Balcani?

"Churchill diceva “i Balcani producono più storia di quanta ne possano consumare“. La situazione è imponderabile, viste anche le continue tensioni nell’area del Kosovo o le ambizioni panslaviste della Serbia. Non ci sarebbe da stupirsi".