Giovedì 18 Aprile 2024

"La guerra in Ucraina ha risvegliato l'Occidente. I cattivi esistono: è ridicolo negarlo"

Lo storico Ernesto Galli della Loggia e la risposta a Putin: "Una reazione era inevitabile. Dobbiamo riscoprire il patriottismo e la dimensione nazionale"

Professore, molteplici segnali indicano un risveglio dell’Occidente nella reazione all’aggressione di Putin all’Ucraina: c’è chi è rimasto sorpreso, forse lo stesso autocrate russo. Lei se lo aspettava? "Certo, se l’Unione europea, la Nato e gli Stati Uniti volevano suicidarsi, l’occasione era questa – avvisa tranchant uno dei più autorevoli storici ed editorialisti italiani, Ernesto Galli della Loggia –. Voglio dire che la mossa russa è stata così grave che era impossibile non fare quello che si sta facendo, a meno di non perdere completamente il senso della propria esistenza politica. Dunque, è vero, c’è stato un risveglio, una presa d’atto che ci sono talune categorie che sembravano desuete e che sono tornate di fortissima attualità, ma questo risveglio è dovuto in misura decisiva alla enormità della provocazione".

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Insomma, un risveglio necessitato, più che un 'ritorno della storia'? "Sì, tant’è che la domanda che dobbiamo farci è: è una svolta definitiva, che vuole rimediare agli errori o alle criticità e superficialità passate, o no?".

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Che cosa si risponde? "Io avrei i miei dubbi, lo confesso. C’è un grande attore sulla scena mondiale che continua a fare quello che fa Putin, ma in modo più soft: la Cina. Applica un criterio di dominio politico spietato in Tibet o con gli Uiguri. Ha cancellato l’autonomia di Hong Kong. Ma l’Occidente non ha mosso un dito, innanzitutto per ragioni economiche. Dunque, un vero risveglio etico-politico dovrebbe essere erga omnes, a 360 gradi. Ma così non è. Anche perché implicherebbe il radicale ripensamento di molte categorie culturali e ideologiche che dominano le nostre opinioni pubbliche".

A quali categorie si riferisce? "Abbiamo completamente cancellato dalla nostra cultura politica diffusa che ci siano nel mondo i cattivi. Lo slogan “no alla guerra, no a tutte le guerre” è fuorviante, se non ridicolo: quella di Putin non è una guerra, è un’invasione, è l’uso politico della violenza. E questo riguarda anche le parole, mi lasci dire, di enorme superficialità del Pontefice, che è stato incapace perfino di nominare la parola Russia, di dire il nome dell’aggressore. Siamo condizionati da una cultura politica di fondo che esclude la possibilità che nella storia e nella politica ci sia il Male. E dunque nega la necessità di organizzarsi per difendersi dal Male".

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Il risveglio implica il ripensamento del pacifismo? "Certo. Come implica la riconsiderazione del patriottismo e della dimensione nazionale. Abbiamo pensato, al contrario, che fossero aspetti irrilevanti, salvo scoprire che oggi il motore della resistenza ucraina è nel sentimento nazionale di quel popolo. È il senso del patriottismo che fa arruolare le persone per difendere la Patria. Tutta l’ideologia europeista, invece, è stata incapace di capirlo. Il Manifesto di Ventotene è di totale inattualità fin dall’inizio, ma sempre più lo sta diventando. Finalmente oggi si capisce che le cose non stanno proprio così e che anche l’Europa ne deve tenere conto".

Se è per questo, ci siamo illusi che la globalizzazione fosse il nuovo Paradiso economico. "Ci siamo illusi del fatto che con la globalizzazione non aveva importanza chi produceva che cosa, perché con le risorse si andava nel mercato e si comprava quello che serviva. E no. Perché la principale merce, l’energia, non è una merce che risponde al mercato. È una merce politica, il cui prezzo è deciso per ragioni geopolitiche. E, dunque, tutta l’impalcatura ideologica del liberismo riceve una forte messa in dubbio".

In definitiva, è il grande ritorno della politica. "Certo. La riscoperta della politica comprende tutto quello che stiamo dicendo. E la politica ha avuto sempre come fatto fondamentale la forza. Nelle relazioni internazionali i rapporti di forza sono l’aspetto centrale della politica. Ma le opinioni pubbliche europee e le ideologie dei partiti dominanti avevano abbandonato queste categorie e oggi ci devono fare i conti prepotentemente e rapidamente. E solo se questo accadrà potremo parlare di vero risveglio".