Un’unità di artiglieria ucraina impegnata nella difesa di Bakhmut

Roma, 7 marzo 2023 - "Parliamoci francamente, non credo che la guerra in Ucraina finirà con un accordo di pace negoziato in una trattativa più o meno formale, come tutti auspicheremmo. Credo che purtroppo la guerra sarà ancora lunga e che a decidere sarà l’esito del campo di battaglia". È una scomoda verità, un colpo al cuore a quanti sperano che il tempo della trattativa possa presto sostituire quello delle armi, la tesi del professor Mark Kramer, direttore del "Cold War Studies Project" al Davies center dell’università di Harvard. Bakhmut, identificato il prigioniero ucraino giustiziato dai russi. Urlò: "Gloria Ucraina"  Professor Kramer, perché non c’è spazio per la trattativa? "Perché, mi spiace, non è realistico che ci sia. I russi hanno detto chiaramente che vogliono raggiungere gli obiettivi e la loro concezione di pace è che l’Ucraina accetti l’annessione alla Russia dei quattro oblast e limitazioni alle sue capacità di difesa, cioè che sostanzialmente si arrenda e torni a essere un satellite di Mosca. L’Ucraina ovviamente non ci sta, non vuole cedere i territori e soprattutto non si fida del Cremlino. Teme che Mosca possa firmare una pace più o meno accettabile per tutti e poi, una volta rafforzatasi, tornare a fare la guerra a Kiev. E del resto, la Russia ha storicamente firmato accordi legalmente vincolanti e poi li ha disattesi. Ad esempio quando l’Ucraina rinunciò alle atomiche sovietiche e Mosca, con il memorandum di Budapest del 1994, si pose tra i garanti della sua indipendenza e oggi li ha sconfessati invadendola. Ora, se entrambe le parti hanno ambizioni così confliggenti, una trattativa non è possibile". Se a decidere sarà il campo, quale è l’esito più probabile? E quale è la scala temporale? "Lo scenario il più probabile, è che finisca con una vittoria dell’Ucraina che consenta a Kiev di riconquistare gran parte dei territori occupati, anche se forse non la Crimea. L’altro, che ritengo meno probabile, è che la Russia resista e forse che conquisti altri territori dell’oblast di Lugansk e di Zaporizhzhia. Quanto alla scala temporale, credo che questa guerra durerà ancora molto, spero di sbagliarmi, ma forse anche tre o quattro anni". Dopo che uno dei due ha prevalso si potrebbe creare una situazione simile a quella che si è avuta dopo la guerra in Corea, con un cessate il fuoco ma niente trattato di pace? "Qualcosa del genere. Ma molto più incerto perché ora sappiamo che Kim il Sung, due mesi dopo l’armistizio del 1953, avrebbe voluto attaccare ancora la Corea del Sud, e fu fermato da Russia e Cina. In questo caso nessuno fermerebbe Putin. Quindi, sarebbe un armistizio su ghiaccio sottile, che potrebbe stabilizzarsi solo se dopo qualche anno l’Ucraina fosse ammessa nella Nato". Quale può essere il ruolo della Cina? "Sta giocando un ruolo decisivo nel supportare politicamente la Russia, che considera un partner strategico. Pechino avrebbe voluto che la Russia performasse molto meglio nella guerra in Ucraina, ma ora la vede indebolita. Comunque, è un attore di parte e non è credibile come mediatore indipendente perché non andrà contro Mosca. È comunque possibile che se la Russia non prevale, Pechino, che pure preferirebbe un successo di Putin, abbia comunque un vantaggio strategico ritrovandosi Mosca come partner junior, ancor più di quanto non è stato negli ultimi 8-10 anni". Questa guerra è la premessa di un futuro conflitto tra Usa e Cina per Taiwan? "Domanda cruciale. Se la Russia avesse facilmente vinto in Ucraina, Pechino sarebbe molto più tentata di usare l’opzione militare per Taiwan. Fortunatamente questa guerra è andata ben diversamente e credo che questo renderà i cinesi molto più cauti su Taiwan". Andiamo verso una nuova, lunga guerra fredda? "Non la chiamerei guerra fredda perché la guerra fredda era basata sulla presenza di due superpotenze, sul fatto che la maggior parte del mondo era diviso in schieramenti a favore di uno o dell’altro, e sul fatto che c’era una divisione ideologica tra marxismo leninismo e democrazia. Quello che ci attende la chiamerei competizione strategica tra grandi potenze". Crede alla possibilità di un cambio di regime a Mosca? "Putin ha investito tutto in questa guerra e per noi occidentali è difficile vedere come una Russia umiliata potrebbe accettare la leadership di chi l’ha trascinata in un simile disastro. Ma non dimentichiamo che Putin è un dittatore e ha tenuto il potere per così tanto tempo che si è ben preparato a un possibile tentativo di farlo cadere. Non escludo affatto che qualcuno non ci proverà, se le cose andranno male. Ma non sarei ottimista sulla possibilità che possa avere successo".

Esteri

Roma, 7 marzo 2023 - "Parliamoci francamente, non credo che la guerra in Ucraina finirà con un accordo di pace negoziato in una trattativa più o meno formale, come tutti auspicheremmo. Credo che purtroppo la guerra sarà ancora lunga e che a decidere sarà l’esito del campo di battaglia". È una scomoda verità, un colpo al cuore a quanti sperano che il tempo della trattativa possa presto sostituire quello delle armi, la tesi del professor Mark Kramer, direttore del "Cold War Studies Project" al Davies center dell’università di Harvard. 
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Professor Kramer, perché non c’è spazio per la trattativa? 
"Perché, mi spiace, non è realistico che ci sia. I russi hanno detto chiaramente che vogliono raggiungere gli obiettivi e la loro concezione di pace è che l’Ucraina accetti l’annessione alla Russia dei quattro oblast e limitazioni alle sue capacità di difesa, cioè che sostanzialmente si arrenda e torni a essere un satellite di Mosca. L’Ucraina ovviamente non ci sta, non vuole cedere i territori e soprattutto non si fida del Cremlino. Teme che Mosca possa firmare una pace più o meno accettabile per tutti e poi, una volta rafforzatasi, tornare a fare la guerra a Kiev. E del resto, la Russia ha storicamente firmato accordi legalmente vincolanti e poi li ha disattesi. Ad esempio quando l’Ucraina rinunciò alle atomiche sovietiche e Mosca, con il memorandum di Budapest del 1994, si pose tra i garanti della sua indipendenza e oggi li ha sconfessati invadendola. Ora, se entrambe le parti hanno ambizioni così confliggenti, una trattativa non è possibile". 
Se a decidere sarà il campo, quale è l’esito più probabile? E quale è la scala temporale? 
"Lo scenario il più probabile, è che finisca con una vittoria dell’Ucraina che consenta a Kiev di riconquistare gran parte dei territori occupati, anche se forse non la Crimea. L’altro, che ritengo meno probabile, è che la Russia resista e forse che conquisti altri territori dell’oblast di Lugansk e di Zaporizhzhia. Quanto alla scala temporale, credo che questa guerra durerà ancora molto, spero di sbagliarmi, ma forse anche tre o quattro anni". 
Dopo che uno dei due ha prevalso si potrebbe creare una situazione simile a quella che si è avuta dopo la guerra in Corea, con un cessate il fuoco ma niente trattato di pace? 
"Qualcosa del genere. Ma molto più incerto perché ora sappiamo che Kim il Sung, due mesi dopo l’armistizio del 1953, avrebbe voluto attaccare ancora la Corea del Sud, e fu fermato da Russia e Cina. In questo caso nessuno fermerebbe Putin. Quindi, sarebbe un armistizio su ghiaccio sottile, che potrebbe stabilizzarsi solo se dopo qualche anno l’Ucraina fosse ammessa nella Nato". 
Quale può essere il ruolo della Cina? 
"Sta giocando un ruolo decisivo nel supportare politicamente la Russia, che considera un partner strategico. Pechino avrebbe voluto che la Russia performasse molto meglio nella guerra in Ucraina, ma ora la vede indebolita. Comunque, è un attore di parte e non è credibile come mediatore indipendente perché non andrà contro Mosca. È comunque possibile che se la Russia non prevale, Pechino, che pure preferirebbe un successo di Putin, abbia comunque un vantaggio strategico ritrovandosi Mosca come partner junior, ancor più di quanto non è stato negli ultimi 8-10 anni". 
Questa guerra è la premessa di un futuro conflitto tra Usa e Cina per Taiwan? 
"Domanda cruciale. Se la Russia avesse facilmente vinto in Ucraina, Pechino sarebbe molto più tentata di usare l’opzione militare per Taiwan. Fortunatamente questa guerra è andata ben diversamente e credo che questo renderà i cinesi molto più cauti su Taiwan". 
Andiamo verso una nuova, lunga guerra fredda? 
"Non la chiamerei guerra fredda perché la guerra fredda era basata sulla presenza di due superpotenze, sul fatto che la maggior parte del mondo era diviso in schieramenti a favore di uno o dell’altro, e sul fatto che c’era una divisione ideologica tra marxismo leninismo e democrazia. Quello che ci attende la chiamerei competizione strategica tra grandi potenze". 
Crede alla possibilità di un cambio di regime a Mosca? 
"Putin ha investito tutto in questa guerra e per noi occidentali è difficile vedere come una Russia umiliata potrebbe accettare la leadership di chi l’ha trascinata in un simile disastro. Ma non dimentichiamo che Putin è un dittatore e ha tenuto il potere per così tanto tempo che si è ben preparato a un possibile tentativo di farlo cadere. Non escludo affatto che qualcuno non ci proverà, se le cose andranno male. Ma non sarei ottimista sulla possibilità che possa avere successo".

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Ucraina, l'analista: "Putin non cadrà, altri quattro anni di guerra"

Kramer (Harward University): servirà un armistizio (fragile) come tra le due Coree. "Né Mosca né Kiev sono disposte a rinunciare ai territori, deciderà il campo. Sarà difficile rimuovere il presidente russo. E la Cina si terrà fuori dalle ostilità"

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