Giovedì 18 Aprile 2024

Guerra in Ucraina, l'economista russo: "Putin alle corde, sanzioni efficaci"

Guriev e la strategia per porre fine alla guerra: servono l’embargo del petrolio e il tetto al prezzo del gas

"Irrigidire le sanzioni significa abbreviare il conflitto in Ucraina". L’equazione non è di un falco atlantista, ma di un cittadino russo, Sergei Guriev. Oggi ha 50 anni e insegna economia alla facoltà parigina di Sciences Po, ma all’inizio della sua carriera accademica ha conosciuto da vicino la macchina del potere moscovita. Già membro dei consigli di amministrazione di diverse aziende, tra cui la Sberbank, il maggiore gruppo bancario russo, tra il 2008 e il 2012 è stato consulente economico dell’allora presidente Dmitry Medvedev. Altri tempi. Nel 2013, scosso da pressioni e perquisizioni, è riparato in Francia. Ed è da lì che oggi ammonisce i dubbiosi: "Chi parla di ridurre o eliminare le sanzioni alla Russia fa un favore a Putin". Descrive lo zar come un uomo nell’angolo, che non ha più altre armi se non le minacce. E che, partito per restaurare i fasti imperiali, finirà per scodinzolare al cospetto di Xi Jinping.

Vladimir Putin (69 anni), presidente della Russia dal ’99 al 2008 e dal 2012
Vladimir Putin (69 anni), presidente della Russia dal ’99 al 2008 e dal 2012

Uno studio finlandese stima che la Russia incassi per il gas più di quanto spenda per la guerra, mentre una ricerca dell’Università di Yale descrive il collasso dell’economia di Mosca. Sono due facce della stessa medaglia?

"Nello studio di Yale ci sono errori di calcolo. L’economia russa sta subendo sostanziali mutilazioni, ma non è crollata. Ad ogni modo, il dato sugli incassi senza precedenti dovuti all’esportazione del gas non è completamente incompatibile con i segni meno che accompagnano i numeri del Pil, in calo del 6% nel secondo trimestre 2022, e quelli sul commercio al dettaglio".

Dal punto di vista economico, com’è cambiata la vita quotidiana dei russi?

"Non c’è la fame, non si registra un aumento drammatico della povertà, ma la popolazione vive un grande disagio".

Il popolo russo è più abituato dei cittadini occidentali a patire le difficoltà economiche ?

"Sì e no. La Russia ha vissuto il trauma del 1990, quando il Pil crollò in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Lo spirito della popolazione si è senz’altro temprato in un contesto simile, e questo aiuta in una situazione come quella di oggi. Ma bisogna tenere conto di un altro aspetto: anche se i russi sono infelici, non hanno modo di manifestarlo. E qui sta la differenza rispetto ad allora".

Il politico italiano Matteo Salvini si chiede se le sanzioni facciano più male all’Occidente o a Putin. È una domanda lecita?

"L’Occidente non è ancora in recessione, la Russia sì. Quindi la risposta è no, e chi parla così fa un favore a Mosca. È ora di chiedere a tutti gli amici occidentali di Putin perché nessuno in Europa si alza e dice che questa guerra è buona e che Putin è grande. Piuttosto ci si nasconde dietro la critica alle sanzioni".

Il tetto europeo al prezzo del gas può essere una mossa efficace?

"Sì, è utile ricordare che la Russia non ha altre vie per vendere il gas. Servirebbero sette anni per costruire un gasdotto che porta il gas in Cina".

Le minacce all’Occidente riguardo allo stop del flusso del gas esprimono le difficoltà del Cremlino?

"Certo, in questo modo Putin prova a distruggere l’unità europee affinché vengano revocate le sanzioni. È la dimostrazione che non ha molte altre opzioni".

Su questo fronte fino a dove può spingersi ?

"A luglio la Russia ha subìto un enorme deficit di bilancio: 900 miliardi di rubli, cioè l’8% del Pil mensile. Putin può ricattare i Paesi europei con il gas ancora per molti mesi, ma se dovesse trovarsi ad affrontare l’embargo del petrolio, sarebbe molto più in difficoltà. La guerra costa, i soldi gli servono".

Se Putin rinunciasse al denaro occidentale, sarebbe costretto a chiedere aiuto alla Cina diventando un junior partner di Pechino e rinunciando di fatto alle ambizioni imperiali?

"Certo. Sogna da sempre di ricostruire il grande impero russo, ma Putin è già pronto a chinare il capo di fronte ai cinesi, che pure al momento non lo stanno supportando né col denaro, né con gli investimenti, né con gli aiuti militari".

Quali altre carte ha in mano lo zar?

"Le armi nucleari, ma la minaccia di usarle sembra essere l’ennesimo bluff".

È possibile che il Cremlino stia influenzando la campagna elettorale italiana?

"Non lo so, ma se fosse così l’obiettivo sarebbe di certo aiutare quei partiti che intendono ridurre le sanzioni".