Mosca, 11 marzo 2022 - Il patriarca di Mosca non sente ragione. Putin non allenta la presa sull’Ucraina e lui, nonostante il pressing del Vaticano, esita ancora a promuovere la pace tra Kiev, che guarda all’Occidente, e la Russia precipitata nell’ideologia zarista. Anzi, dopo avere ’giustificato’ l’invasione del Cremlino, come "lotta metafisica' ai valori omosessuali che Europa e Stati Uniti cercherebbero di esportare anche nel tormentato Dombass, l’alto prelato ortodosso rincara la dose. “La russofobia si sta diffondendo nel mondo occidentale a un ritmo senza precedenti”, scrive Kirill in una lettera al Consiglio mondiale delle Chiese, l'organismo ecumenico di cui la Chiesa ortodossa russa fa parte. Fucile e lecca lecca: la foto della 'ragazzina con la caramella' simbolo della guerra Nei giorni scorsi il segretario generale ad interim dell’istituzione cristiana – nel quale la Chiesa cattolica è assente –, Iaon Souca, aveva inviato un appello al patriarca, perché alzasse anche lui la sua voce per invocare la fine del conflitto. La risposta è arrivata, ma non muove nella direzione auspicata. “Questo conflitto non è iniziato oggi – esordisce Kirill nella lettera riportata dal Sir, l’agenzia stampa dell’episcopato italiano -. Sono fermamente convinto che i suoi iniziatori non siano i popoli di Russia e Ucraina, che provengono dalla fonte battesimale di Kiev, sono uniti in una fede comune, hanno stessi santi e preghiere e condividono un unico storico destino. Le origini del confronto risiedono nei rapporti tra Occidente e Russia”. Di ramoscelli d'ulivo nessuna traccia, dunque. All’indomani delle prime esternazioni del patriarca, quelle di segno anti-Gay Pride, era stata la stessa Santa Sede a prendere le distanze da Kirill. Per bocca del primo collaboratore di papa Francesco, il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin: "Le parole di Kirill non favoriscono e non promuovono un’intesa, anzi rischiano di accendere ancora di più gli animi e di andare verso una escalation“. ...
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