Guerra in Ucraina: la strategia del Papa per parlare con Putin

Bergoglio rifiuta la logica dei 'buoni e cattivi', ma la sua non è equidistanza: anche a costo d'indignare l'Occidente e la Nato, cerca uno spiraglio diplomatico con Mosca. Sullo sfondo la lotta al mercato delle armi

Papa Francesco all'udienza generale con alcuni sottufficiali dell'esercito

Papa Francesco all'udienza generale con alcuni sottufficiali dell'esercito

Città del Vaticano, 15 giugno 2022 - Mettiamola così: papa Francesco non ama le semplificazioni. Del distinguo manicheo fra bianco e nero non sa che farsene. Piuttosto suole disfarsene, nella morale come nella politica internazionale il suo sguardo sprona a centrare la profondità dei problemi. Comunione o meno ai divorziati risposati? La prorità resta l'inclusione nella Chiesa sulla base del discernimento. Con Mosca o con Kiev? Qui "non ci sono buoni o cattivi metafisici", ammonisce, il nodo da sciogliere, dietro quella che si ostina a chiamare Terza guerra mondiale a pezzi, è "l’interesse di testare e vendere armi". 

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Il Papa spiazza, anche a costo di vedere scambiate per filoputiniane le sue recenti parole ai direttori delle riviste edite dalla Compagnia di Gesù. Il gioco (pericoloso) vale la candela, nel saldo di chi, conversando con Il Corriere della Sera, non si è fatto problemi a screditare pubblicamente Putin dopo che lo zar non si era nemmeno degnato di rispondere alla sua richiesta di un confronto diretto sul conflitto in Ucraina.

Il tono del pensiero bergogliano sulla guerra fugge da ogni equidistanza: denuncia, e non da ieri, “la ferocia crudeltà delle truppe russe“; elogia gli ucraini, "un popolo coraggioso che sta lottando per sopravvivere". Ma, l’attribuzione della violenza sul campo non impedisce a Francesco di smarcarsi da una partigianeria che rischierebbe di minare l’azione diplomatica della Santa Sede. Quella che, come ricorda padre Antonio Spadaro, direttore della rivista dei gesuiti Civiltà cattolica, “cuce e non strappa“. 

Allora spago e filo anche sugli sbraghi di una Nato a cui il Papa rimprovera di aver ’abbaiato’ alle porte della Russia imperialista. Frasi scomode, che indignano e scuotono l’Occidente - per lo più con un silenzio imbarazzato-, ma che consentono al Pontefice di essere stesso e, in chiave politica,  di avere un’agibilità diplomatica col Cremlino e il suo braccio spirituale, il patriarca Kirill. Mosca nicchia e al contempo lancia segnali: in questi ultimi giorni ha fatto sapere di apprezzare il lavoro dietro le quinte della Santa Sede in vista di un cessate il fuoco. Quanto al capo della Terza Roma, che di recente ha liquidato il suo ministro degli Esteri, il metropolita Hilarion – riluttante verso ’l’operazione speciale’ in Ucraina dello zar –, è lo stesso Papa ad abbozzare l’ipotesi di un faccia a faccia a settembre in Kazakistan dopo il rinvio dell’incontro in agenda a luglio. 

Nessuno sa chi fermerà il conflitto in Ucraina. Forse Erdogan, impegnato ad attestarsi la pace sulla pelle dei curdi, oppure Macron e il suo filo diretto con Putin che scontenta Zelensky. O forse proprio chi ci rimbrotta per ciò che non vogliamo sentirci dire. E guarda già più lontano. Al prossimo mercato (estero) dei trafficanti d’armi in questa Terza guerra mondiale combattuta a pezzi.