Sabato 26 Aprile 2025
Marta Ottaviani
Esteri

Il massacro russo di Sumy: “Gli Usa credono a Mosca”. Il diplomatico: è assurdo

L’ambasciatore Sessa e la versione di Trump sulla strage derubricata a errore. Ma il tycoon insiste: “Non è il mio conflitto, da Zelensky e Biden lavoro orribile”

Il massacro russo di Sumy: “Gli Usa credono a Mosca”. Il diplomatico: è assurdo

Roma, 15 aprile 2025 – L’Ucraina piange i suoi morti, dopo il brutale attacco avvenuto nel giorno della Domenica delle Palme. L’attività diplomatica continua ma c’è chi, come l’ambasciatore Riccardo Sessa, diplomatico di lungo corso e attualmente presidente della SIOI, teme che la guerra sia destinata a durare ancora a lung

L'ambasciatore Riccardo Sessa
L'ambasciatore Riccardo Sessa

Ambasciatore Sessa, a Sumy c’è stata una strage, ma per il presidente americano Trump può essersi trattato di un errore…

"Credo che su questa tragedia come su altre situazioni ci troviamo in un clima di fantascienza".

In che senso, ambasciatore?

"Molti, come me, hanno lavorato per decenni considerando gli Stati Uniti come il punto di riferimento. Trovarci di fronte a situazioni come quella a cui si fa riferimento, significa prendere per oro colato tutto quello che viene detto da Mosca. Questo, francamente, stride con un pregresso, che viene messo in discussione".

Secondo lei cosa pensa Mosca di un atteggiamento del genere?

"La nomenklatura russa si è fatta le ossa attraverso percorsi tutt’altro che facili. Credo abbiano una chiara visione di quello che sta succedendo in questo momento".

Quindi secondo lei vedono il momento di debolezza attraversato dagli Stati Uniti?

"Non penso si stiano ponendo il problema se gli Stati Uniti siano deboli o meno. Ma di certo si stanno chiedendo quale disegno abbia l’amministrazione Trump. Ora, è fisiologico, giusto e sacrosanto dialogare con l’avversario, soprattutto se l’obiettivo è raggiungere un cessate il fuoco. Il problema è che bisogna avere un disegno e in questo momento troppi fattori portano a dubitare della validità del percorso che caratterizza l’amministrazione americana".

L’altro giorno l’inviato americano per l’Ucraina, Keith Kellogg, durante un’intervista ha ipotizzato una spartizione del Paese. Ha precisato subito di essere stato frainteso, ma di certo una soluzione del genere farebbe Putin felice…

"Gli obiettivi di Putin sono noti dalla Conferenza di Monaco del 2007, quando enunciò la sua famosa teoria dell’imperativo russo di avere una proiezione strategica nella tradizione del miglior imperialismo zarista. Di certo, evidentemente tutto ciò non è noto a Trump e ai collaboratori che ha scelto. Ma qui sta mancando ancora una volta la cosa più importante".

Cosa?

"La diplomazia. Trump ha scelto per gestire dossier delicatissimi persone solo sulla base della lealtà personale. Di certo, la selezione non è stata fatta sulla base delle competenze per affrontare situazioni critiche. E la cosa più grave è che la diplomazia continua a mancare e si chiamano a condurre negoziati generali senza alcuna preparazione specifica o imprenditori immobiliari, che hanno pur sempre fatto trattative, ma di altri generi".

Cosa può fare l’Europa in un contesto del genere?

"Credo sia il momento di chiarire un particolare: uomini di Stato, politici e diplomatici sono cresciuti avendo negli Stati Uniti un punto di riferimento, che ha trovato nella creazione dell’Alleanza atlantica la sua consacrazione. Per quanto riguarda l’Europa è ora di completare il processo di costruzione di una comunità europea nel senso più ampio del termine, anche con una dimensione di sicurezza".