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Roma, 3 giugno 2022 - I cento giorni. Il 24 febbraio Vladimir Putin ha lanciato la sua “operazione militare speciale” contro l’Ucraina. Una guerra di invasione a tutti gli effetti. Molti avevano previsto che il Paese e il suo leader, Volodymyr Zelensky, sarebbero caduti in poche ore e invece l’esercito di Kiev ha saputo reggere l’urto e anche contrattaccare. L’offensiva russa nel giro di un paio di settimane ha sconvolto gli equilibri geopolitici mondiali e a distanza di oltre tre mesi (cento giorni oggi) è ancora difficile intravedere la volontà di sedersi seriamente al tavolo per porre fine alle ostilità. Nato: "Una guerra di usura". Zelensky: "Il 20% del Paese è in mano ai russi" La guerra lampo fallita L’obiettivo iniziale della a Russia era conquistare Kiev in pochi giorni e sostituire il presidente Zelensky. Ma fin dalle prime ore si è capito che i generali della Federazione avevano fatto male i conti. L’offensiva procedeva troppo lentamente rispetto ai piani e i lunghi convogli di carri armati e altri veicoli offrivano il fianco alle imboscate ucraine. Già in aprile i generali russi avevano capito di non poter arrivare alla capitale e avevano ordinato il ritiro dietro i confini russi e bielorussi per concentrarsi a est. Dalla conquista del Paese, dalla denazificazione dell’Ucraina, l’obiettivo è diventato la conquista del Donbass. A sud il tentativo di unire la Crimea alle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk si è fermato dopo pochi giorni a Mariupol. L’esercito ucraino, asserragliato nell’acciaieria Azovstal, ha resistito sostanzialmente fino al 16 maggio, quando la maggior parte dei soldati si è poi arresa. Uno sforzo che ha comunque tenuto impegnate le truppe russe più a lungo del previsto, indebolendo la spinta offensiva su altri fronti. E non è un caso che la strategia della Federazione sia cambiata radicalmente: dalle operazioni chirurgiche ...
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