Mercoledì 9 Ottobre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Guerra Israele e Palestina, l’ex stratega di Obama: "I terroristi reclutano online. Lotta all’odio sui social"

Pandith avverte: "Per favore, non rifacciamo gli stessi errori post 11 settembre". "Non possiamo mettere tutti i musulmani nello stesso calderone con Hamas"

Roma, 28 ottobre 2023 – “È importante ricordare che la brutalità e le tattiche terroristiche di Hamas non significano che ogni palestinese creda che quella fosse la cosa giusta da fare. Per favore non facciamo gli stessi errori che abbiamo fatto dopo l’11/9, che è quello di mettere tutti i musulmani in un enorme calderone". Così la professoressa Farah Pandith, americana originaria di Srinagar, Kashmir, oggi senior fellow al Council on foreign relations, stratega di politica estera ed esperta di estremismo, che ha lavorato nelle amministrazioni di George H. Bush, George W. Bush e Barack Obama, dal Dipartimento di Stato al National security council, per il quale è stata direttore per le iniziative regionali del Medio Oriente.

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È inevitabile che l’estremismo in Medio Oriente aumenti dopo questa guerra?

"Non necessariamente. Ma dobbiamo lavorare per prevenirlo. Dovremo rivedere le lezioni critiche che abbiamo già imparato su come le organizzazioni terroristiche reclutano online e offline, perché l’ideologia dei gruppi estremisti si connette all’identità e all’appartenenza. Il ritmo, la raffinatezza e la facilità dei social media hanno permesso agli estremisti di padroneggiare l’uso di queste piattaforme per reclutare e radicalizzare e diffondere disinformazione. Oltre alla diffusione ideologica, gli estremisti stanno raccogliendo fondi e si stanno organizzando online. E, poiché non ci sono confini ideologici, qualcosa che accade in una parte del mondo influenza le azioni in un’altra. Come nativi digitali, Millennials, Gen Z e Gen Alpha sono esposti ai molti attori online che cercano di persuaderli e reclutarli. Nel contesto di tutto questo, le immagini e i commenti dei loro coetanei sono potenti. Questo significa che ci sarà un effetto duraturo per le idee, le teorie del complotto, i contenuti estremisti per queste generazioni non solo in Medio Oriente. Dobbiamo stare attenti al fatto che le immagini e le emozioni hanno potere di resistenza".

Ma una vittoria è possibile contro la narrativa di Hamas, che punta a una radicalizzazione dello scontro?

"Penso che sia possibile a livello globale per molti Paesi costruire una coalizione che lavori per sradicare le ideologie radicali come quella di Hamas che sta manipolando la religione dell’Islam per perseguire i propri fini. Ma ovviamente è un processo lungo, che si misura in generazioni. Per questo bisognerebbe avviarlo prima possibile".

Intanto l’operazione di mobilitazione di Hamas sembra funzionare, con consensi anche in Occidente...

"Siamo chiari. Hamas è un’organizzazione terroristica e le organizzazioni terroristiche usano l’emozione per attirare soldati ideologici. I responsabili politici, i leader, i media hanno un ruolo da svolgere nel fare in modo che le prospettive politiche della gente comune palestinese non vengano confuse con gli obiettivi ideologici delle organizzazioni terroristiche. Questa è una distinzione critica. La violenza di Hamas in nome dei cittadini palestinesi non costituisce la loro accettazione delle organizzazioni terroristiche. Sono e restano distinti".

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