Giovedì 18 Aprile 2024

Il giallo del giornalista saudita. "Fatto a pezzi con una sega nel consolato a Istanbul"

Fonti investigative turche al New York Times: "Il reporter arabo critico con Riad è stato ucciso da un commando di 15 persone inviate con due jet dal principe saudita. I suoi pezzi portati fuori grazie a un van blindato". Il giornalista è scomparso il 2 ottobre

L'ultima immagine di Jamal Khashoggi mentre entra nel consolato (Ansa)

L'ultima immagine di Jamal Khashoggi mentre entra nel consolato (Ansa)

Riad, 10 ottobre 2018 - Un giallo da film. Il destino del giornalista dissidente saudita Jamal Khashoggi dopo otto giorni dalla sua scomparsa è avvolto nel mistero, ma fonti investigative turche al New York Times descrivono la scena "alla Pulp Fiction" del corpo smembrato con una sega portata dagli assassini. Le autorità turche insistono: il reporter critico nei confronti di Riad, opinionista del Washington Post, è stato ucciso dentro al consolato saudita a Istanbul, da un commando di 15 persone venute apposta dal Regno wahabita dopo aver ricevuto l'ordine di eliminarlo. Di questi quindici, il quotidiano turco Sabah ha pubblicato identità e foto: secondo il sito Middle East Eye, tre di loro sono membri delle guardie del corpo d'elite del principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman, oltre al responsabile del dipartimento di Medicina legale.

L'omicidio sarebbe avvenuto entro due ore dall'ingresso del giornalista nell'edificio, ripreso dalle telecamere di sorveglianza vicino al consolato. Nel video si vede Khashoggi entrare - alle 13.14 del 2 ottobre scorso - e un van nero coi vetri oscurati e targa diplomatica parcheggiato accanto. Un altro video mostra il furgone entrare nel consolato alle 15:08 e uscire poco dopo andando nella vicina residenza del console. Secondo il direttore del quotidiano Aksam, Murat Kelkitlioglu, è "certo" che Khashoggi fosse su quel furgone, vivo o morto. Secondo il Washington Post, prima della scomparsa del reporter, l'intelligence Usa intercettò comunicazioni tra agenti sauditi che discutevano un piano per sequestrarlo e rispedirlo in Arabia.

Un indizio nel giallo: il filmato, delle ore in cui Khashoggi era nel consolato, delle telecamere di sorveglianza interne al palazzo è stato rimosso e gli investigatori ritengono che sia stato portato via dai sauditi a bordo di uno dei due aerei con i quali il commando è tornato in patria.

Un secondo indizio preoccupante: il giorno della sparizione di Khashoggi, allo staff turco del consolato è stato ordinato di prendere un giorno di vacanza. Dopo aver ricevuto il via libera delle autorità wahabite per entrare nel consolato saudita a Istanbul, ora gli investigatori turchi hanno chiesto di poter perquisire l'abitazione privata del console.

Sul Washington Post, la fidanzata del giornalista, Hatice Cengiz, ha lanciato un appello disperato al presidente Donald Trump e alla first lady Melania, implorando il loro aiuto per "fare luce sulla scomparsa di Jamal". Per ora a muoversi è stato il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, che ha chiesto a Riad di sostenere "un'inchiesta scrupolosa" e di "essere trasparente sui risultati". "Se l'Arabia Saudita lo chiederà, gli Stati Uniti sono pronti a inviare a Istanbul un team di investigatori dell'Fbi per indagare sulla scomparsa del giornalista", ha detto il vicepresidente Usa, Mike Pence. "Credo che gli Stati Uniti siano pronti ad assistere in ogni modo", ha spiegato. Il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, al telefono col collega saudita, Adel al-Jubeir, ha avvertito che "l'amicizia dipende dai valori condivisi", sottolineando che Londra si aspetta delle risposte sulla sparizione di questa 'voce' critica. Da parte sua Ankara sembra aver abbassato i toni con Riad, con la quale intercorrono redditizi rapporti commerciali. Il consigliere del presidente turco Recep Tayyip Erdogan: "Lo Stato saudita non è incolpato qui". Svolta soft rispetto alle dure accuse lanciate da Erdogan nei giorni scorsi contro il Regno wahabita.