La giornalista russa al tg, i prof e le figlie illustri: ecco i ribelli che sfidano Putin

Maria Ovsyannikova trattenuta 10 ore dopo il blitz alla tv di Stato al grido di "No alla guerra" e multata. Dalle influencer alle eredi di Boris Eltsin e del portavoce dello zar, la punta dell’iceberg del dissenso

Quanto è grande l’iceberg del dissenso che Vladimir Vladimirovič Putin, 69 anni, presidente della Federazione russa, tenta di nascondere nella nebbia della censura e della repressione dalla notte tra il 23 e il 24 febbraio, quando ha invaso l’Ucraina? Nessuno sa rispondere con certezza.

Il cartello mostrato in diretta da Maria Ovsyannik: "Non credete alla propaganda russa"
Il cartello mostrato in diretta da Maria Ovsyannik: "Non credete alla propaganda russa"

Ma la punta dell’iceberg è emersa, fragorosamente, in diretta e in prime time , domenica sera, sulla principale rete televisiva della Russia, Pervyj kanal (Primo canale), la tv di Stato. Maria Ovsyannikova, 44 anni, giornalista, ha fatto irruzione nello studio del tg, si è piazzata alle spalle della conduttrice e, gridando "Fermate la guerra! No alla guerra!", ha esibito un cartello che diceva: "No war. Non credete alla propaganda. Vi stanno mentendo. Russi contro la guerra". La protesta di Maria è durata appena 13 secondi, un soffio. Ma il video di quei 13 secondi ha fatto rapidamente il giro del mondo.

Scomparsa domenica sera, ieri la giornalista è stata condannata a pagare 30mila rubli di multa (256 euro) e rilasciata. Sempre ieri, ma dopo aver abbandonato la Russia, ha dato le dimissioni la sua collega Lilia Gildeeva, 45 anni, volto del canale Ntv dal 2006: ennesima manifestazione di crescita trasversale del dissenso, che ogni giorno si manifesta attraverso le voci e le modalità più disparate.

Secondo il Levada Analytical Center, istituto di ricerca non governativo, il 60% dei moscoviti disapprova l’uso della forza militare in Ucraina. E quasi 15mila persone, compresi bambini e anziani, sono stati arrestati per aver protestato in piazza. Fra loro anche chi ha esibito solo un foglio bianco. O chi ha annodato un nastro verde (il giallo e il blu, colori della bandiera Ucraina, fusi formano il verde…) a una panchina o a un cancello.

Coraggiosi, no? Così come sono coraggiosi gli oltre 7 mila fra insegnanti, accademici, studenti, laureati e dipendenti dell’Università statale Lomonosov di Mosca, la più antica e prestigiosa della Russia, che hanno sottoscritto una lettera dove si legge: "Condanniamo categoricamente la guerra che il nostro Paese ha scatenato in Ucraina!".

Sulla stessa linea è Ksenija Sobchak, 40 anni, giornalista tv e influencer, figlia del defunto sindaco di San Pietroburgo Anatoly (1937-2000). Considerata la Paris Hilton russa, Ksenija manifesta quotidianamente il dissenso su Instagram, solidale con la madre, la senatrice Ljudmila Narusova, 70 anni, una dei due componenti — su 411 — della Duma, il parlamento della Federazione, ad avere espresso contrarietà "all’Operazione militare speciale", come Putin pretende si chiami l’invasione dell’Ucraina.

Anche Tatyana Umasheva, 62 anni, figlia di Boris Eltsin (1931-2007), successore di Mikhail Gorbaciov, oggi 91enne, colui che nel 1999 nominò Putin presidente ad interim, ha postato "No alla guerra" su Instagram. Così come Lisa Peskova, 24 anni, figlia di Dmitrij Peskov, 54 anni, portavoce del Cremlino. Dura Sofia Abramovic, 25 anni, figlia dell’oligarca Roman, 55 anni, oggi cittadino israeliano: "La bugia più grande e di maggior successo della propaganda del Cremlino è che la maggior parte dei russi è con Putin".

E il tennista Andrej Rublev, 24 anni, al termine di un match a Dubai, ha scritto con un pennarello sullo schermo della telecamera: "Fermate la guerra, per favore". Morale. L’unico dissidente russo conosciuto fino a ieri era Alexei Anatolievich Navalny, 47 anni. Ieri, i magistrati russi hanno chiesto altri 13 anni di condanna. Dalla sua incarcerazione, il 17 gennaio 2021, è passato solo un anno. Eppure, oggi, sembra un secolo… Vero?