epa10511927 Supporters of Georgian opposition parties take part in the opposition rally n front of the Parliament building in Tbilisi, Georgia, 09 March 2023. The Georgian authorities have withdrawn from the parliament the law on foreign agents, which provoked mass protests in the country. In Georgia, on the night of March 7-8, mass protests began against the law on foreign agents. The opposition promises to continue protests until the authorities release all those detained at rallies against the law on foreign agents.  EPA/ZURAB KURTSIKIDZE

I sostenitori dei partiti dell’opposizione sventolano le bandiere georgiana ed europea 

I georgiani  non si fidano. Su Tblisi continua a incombere l’ombra del Cremlino, che rimprovera all’ex Paese sovietico lo stesso "tradimento" imputato a Ucraina e Moldavia: la volontà di entrare nell’Unione europea. Un’accusa sinistra, alla luce degli sconvolgimenti degli ultimi mesi. Nona Mikhelidze, analista georgiana dell’Istituto Affari internazionali, ha pochi dubbi: "Al governo ci sono i filo-russi". Quindi meglio non prendere alla lettera il ritiro della legge sugli agenti stranieri annunciato ieri dall’esecutivo dopo due notti di scontri e oltre 130 fermi. Caos in Georgia: il sogno Ue, la legge di stampo russo e le proteste. Cosa sta succedendo Mikhelidze, cosa sta succedendo nel suo Paese? "I manifestanti temono che il passo indietro sia un bluff per prendere tempo, far calmare le acque e approvare la stretta tra qualche mese, quando ci sarà la seconda lettura in Parlamento. Così, ieri si sono riuniti per decidere la prosecuzione delle proteste allo scopo di ottenere la bocciatura formale del provvedimento". Come è stata giustificata la retromarcia dal governo? "Si è detto che la riforma è stata percepita negativamente dalla popolazione per colpa della campagna dell’opposizione. Il governo ha annunciato la volontà di spiegare meglio le norme: da qui la paura che possa riproporle quando la bufera sarà passata". C’è la Russia dietro questa famigerata legge? "Il dubbio è lecito: si tratta di norme venute fuori dal nulla, copiate esattamente dalla legge russa. Pure la narrativa con la quale sono state spiegate ricalca il modus operandi dell’establishment politico russo, che a suo tempo sostenne l’esistenza di una analoga legge sugli agenti stranieri anche nei democratici Stati Uniti. E c’è dell’altro". Che cosa? "Il governo è controllato informalmente da Bidzina Ivanishvili, fondatore del partito ‘Sogno georgiano’ nonché oligarca che ha fatto la sua fortuna in Russia. I dubbi che sia ricattabile e manovrato dal Cremlino sono molto forti". Ma ufficialmente è filo-europeo. "Sì, perché in Georgia se ti esponi a favore della Russia non raccogli voti". Qual è, dunque, la partita vera che si sta giocando a Tblisi? "In ballo c’è il futuro della Georgia, sospesa tra l’integrazione europea, obiettivo sancito persino dalla Costituzione, e gli appetiti di Mosca. L’estate scorsa l’Ue ha riconosciuto lo status di candidato a Ucraina e Moldavia, ma non alla Georgia, che dal 2013 in poi ha rallentato il percorso di avvicinamento a Bruxelles. E la legge sugli agenti stranieri, che in Russia ha determinato la chiusura di 1.500 Ong e associazioni per i diritti umani, andrebbe in contrasto con lo spirito e i valori europei". Quali sono i rapporti del governo georgiano con Mosca? "Non ci sono rapporti diplomatici ufficiali dalla guerra del 2008. Ma negli ultimi anni l’economia nazionale è diventata di fatto sempre più dipendente dalla Russia. E poi ci sono le parole del ministro degli Esteri russo, Lavrov, che ha ringraziato il governo georgiano per non aver aderito alla sanzioni internazionali". Nei giorni scorsi in Russia è stato celebrato l’anniversario della morte del georgiano Stalin, un georgiano. La sua è una figura che lega ancora oggi il suo popolo e quello russo? "No, l’annessione all’Unione Sovietica del 1921 è stata subìta dopo una sconfitta. Stalin ha sempre avuto un’immagine negativa, associata agli anni del terrore, salvo che per gli anziani combattenti della Grande guerra patriottica. I giovani nati dopo il 1990 non parlano il russo, ma l’inglese". Abbiamo visto bandiere europee alle manifestazioni. Il sentimento filo-Ue è radicato o è alimentato dalla paura della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina? "L’aspirazione europea nasce negli anni ‘90, si fonda sulla scelta di un modello di sviluppo da perseguire: da una parte quello russo, dall’altra il sistema europeo, che significa libertà, diritti umani e welfare. Infine, ci sono anche motivi di sicurezza". La secessione delle repubbliche dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia è una ferita ancora aperta? "La Russia viene percepita come pericolo da due secoli, ha colonizzato la Georgia prima sotto l’impero zarista, poi all’epoca dell’Urss, e dal 1993 occupa il 20% del territorio georgiano, dove nel 2008 ha installato basi militari. Ma non sarà la paura dei russi a fermare le proteste di questi giorni". Il ritiro della legge sugli agenti segreti è un segnale della debolezza della Russia, già impegnata sul fronte ucraino? "Se il governo georgiano dovesse formalizzare il ritiro della legge sugli agenti stranieri, sarebbe di certo una sconfitta per Mosca. Ucraina, Moldavia e Georgia sono accomunate dalla volontà di aderire all’Unione europea. La Russia vuole impedirlo mediante l’occupazione militare oppure facendo in modo che i Paesi ribelli tornino nella sua sfera d’influenza economica e politica".

Esteri

I georgiani non si fidano. Su Tblisi continua a incombere l’ombra del Cremlino, che rimprovera all’ex Paese sovietico lo stesso "tradimento" imputato a Ucraina e Moldavia: la volontà di entrare nell’Unione europea. Un’accusa sinistra, alla luce degli sconvolgimenti degli ultimi mesi. Nona Mikhelidze, analista georgiana dell’Istituto Affari internazionali, ha pochi dubbi: "Al governo ci sono i filo-russi". Quindi meglio non prendere alla lettera il <a href="https://www.quotidiano.net/esteri/georgia-proteste-legge-agenti-stranieri-russia-ritirata-1.8549451">ritiro della legge sugli agenti stranieri </a>annunciato ieri dall’esecutivo dopo due notti di scontri e oltre 130 fermi. 
<a data-img="/polopoly_fs/1.8548985!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_680/image.jpg" data-img-alt="Le proteste in Georgia (Ansa)" data-img-thumb="/polopoly_fs/1.8548985!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_325/image.jpg" data-polopoly-id="1.8548975" data-shortcode="true" data-type="article" href="https://www.quotidiano.net/esteri/gerogia-proteste-russia-ue-1.8548975" title="Caos in Georgia: il sogno Ue, la legge di stampo russo e le proteste. Cosa sta succedendo">Caos in Georgia: il sogno Ue, la legge di stampo russo e le proteste. Cosa sta succedendo</a> 
Mikhelidze, cosa sta succedendo nel suo Paese? 
"I manifestanti temono che il passo indietro sia un bluff per prendere tempo, far calmare le acque e approvare la stretta tra qualche mese, quando ci sarà la seconda lettura in Parlamento. Così, ieri si sono riuniti per decidere la prosecuzione delle proteste allo scopo di ottenere la bocciatura formale del provvedimento". 
Come è stata giustificata la retromarcia dal governo? 
"Si è detto che la riforma è stata percepita negativamente dalla popolazione per colpa della campagna dell’opposizione. Il governo ha annunciato la volontà di spiegare meglio le norme: da qui la paura che possa riproporle quando la bufera sarà passata". 
C’è la Russia dietro questa famigerata legge? 
"Il dubbio è lecito: si tratta di norme venute fuori dal nulla, copiate esattamente dalla legge russa. Pure la narrativa con la quale sono state spiegate ricalca il modus operandi dell’establishment politico russo, che a suo tempo sostenne l’esistenza di una analoga legge sugli agenti stranieri anche nei democratici Stati Uniti. E c’è dell’altro". 
Che cosa? 
"Il governo è controllato informalmente da Bidzina Ivanishvili, fondatore del partito ‘Sogno georgiano’ nonché oligarca che ha fatto la sua fortuna in Russia. I dubbi che sia ricattabile e manovrato dal Cremlino sono molto forti". 
Ma ufficialmente è filo-europeo. 
"Sì, perché in Georgia se ti esponi a favore della Russia non raccogli voti". 
Qual è, dunque, la partita vera che si sta giocando a Tblisi? 
"In ballo c’è il futuro della Georgia, sospesa tra l’integrazione europea, obiettivo sancito persino dalla Costituzione, e gli appetiti di Mosca. L’estate scorsa l’Ue ha riconosciuto lo status di candidato a Ucraina e Moldavia, ma non alla Georgia, che dal 2013 in poi ha rallentato il percorso di avvicinamento a Bruxelles. E la legge sugli agenti stranieri, che in Russia ha determinato la chiusura di 1.500 Ong e associazioni per i diritti umani, andrebbe in contrasto con lo spirito e i valori europei". 
Quali sono i rapporti del governo georgiano con Mosca? 
"Non ci sono rapporti diplomatici ufficiali dalla guerra del 2008. Ma negli ultimi anni l’economia nazionale è diventata di fatto sempre più dipendente dalla Russia. E poi ci sono le parole del ministro degli Esteri russo, Lavrov, che ha ringraziato il governo georgiano per non aver aderito alla sanzioni internazionali". 
Nei giorni scorsi in Russia è stato celebrato l’anniversario della morte del georgiano Stalin, un georgiano. La sua è una figura che lega ancora oggi il suo popolo e quello russo? 
"No, l’annessione all’Unione Sovietica del 1921 è stata subìta dopo una sconfitta. Stalin ha sempre avuto un’immagine negativa, associata agli anni del terrore, salvo che per gli anziani combattenti della Grande guerra patriottica. I giovani nati dopo il 1990 non parlano il russo, ma l’inglese". 
Abbiamo visto bandiere europee alle manifestazioni. Il sentimento filo-Ue è radicato o è alimentato dalla paura della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina? 
"L’aspirazione europea nasce negli anni ‘90, si fonda sulla scelta di un modello di sviluppo da perseguire: da una parte quello russo, dall’altra il sistema europeo, che significa libertà, diritti umani e welfare. Infine, ci sono anche motivi di sicurezza". 
La secessione delle repubbliche dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia è una ferita ancora aperta? 
"La Russia viene percepita come pericolo da due secoli, ha colonizzato la Georgia prima sotto l’impero zarista, poi all’epoca dell’Urss, e dal 1993 occupa il 20% del territorio georgiano, dove nel 2008 ha installato basi militari. Ma non sarà la paura dei russi a fermare le proteste di questi giorni". 
Il ritiro della legge sugli agenti segreti è un segnale della debolezza della Russia, già impegnata sul fronte ucraino? 
"Se il governo georgiano dovesse formalizzare il ritiro della legge sugli agenti stranieri, sarebbe di certo una sconfitta per Mosca. Ucraina, Moldavia e Georgia sono accomunate dalla volontà di aderire all’Unione europea. La Russia vuole impedirlo mediante l’occupazione militare oppure facendo in modo che i Paesi ribelli tornino nella sua sfera d’influenza economica e politica". 
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