Giovedì 25 Aprile 2024

Il sogno europeo o i soldi di Pechino. Satelliti 'sovietici' in fuga da Mosca

Dalla resistenza ucraina alle proteste in Georgia, dalle tensioni moldave all'ambiguità dei Paesi asiatici: le nazioni ex Urss voltano (ancora una volta) le spalle ai russi

Roma, 11 marzo 2023 - La guerra in Ucraina accelera lo sgretolamento di quel che resta dell’Unione Sovietica. Il conflitto di Kiev ha portato molti Paesi a riconsiderare i propri rapporti con Mosca. Il focus è puntato su quelli più vicini all’Unione europea, che hanno anche l’ambizione di entrare nel club di Bruxelles. Ma pure in Asia Centrale si avverte un progressivo desiderio di allontanarsi da quello che una volta era l’interlocutore per eccellenza, senza però irritarlo troppo, pena fare la fine dell’Ucraina.

Una ragazza georgiana mostra un cartello europeista fuori dal Parlamento di Tbilisi
Una ragazza georgiana mostra un cartello europeista fuori dal Parlamento di Tbilisi

Moldavia

Alle porte della Ue, la Moldavia è una nazione dove le tendenze separatiste della Transnistria stanno provocando una reazione evidente nel dibattito interno. "La situazione è abbastanza complessa – spiega Dionis Cenusa, analista dell’Eastern Europe Studies Centre –, la Moldavia è meno sotto minaccia rispetto al 2022. In termini di energia, può importare da fonti non russe. Ma nella regione della Transnistria le élite separatiste sono comunque a favore della neutralità e l’unica fonte di pericolo è la presenza di truppe russe sul territorio. Va poi considerata l’incertezza che deriva dai partiti dell’opposizione che hanno legami con Mosca e che potrebbero destabilizzare la politica interna". Per quanto riguarda la società civile, la voglia di libertà e democrazia potrebbe essere messa in secondo piano di fronte a una preparazione militare insufficiente. "I sondaggi – continua Cenusa – dicono che il 25% della popolazione è pronto a combattere una guerra come quella che stanno portando avanti gli ucraini. Ma il sentimento patriottico può essere minato da una scarsa preparazione e capacità militare".

Georgia

Da Tbilisi, almeno dalle piazze, è arrivato un segnale molto chiaro: la Georgia vuole proseguire nel suo cammino verso l’Unione europea. Secondo l’analista Nona Mikhelidze, l’obiettivo del presidente russo è tenere fuori il Paese dall’Ue. Vitale, in questo contesto, sarà capire come si regolerà la scena politica e la popolazione, che non vuole evidentemente fare la fine di Kiev. Nel Paese è ancora vivo il ricordo della guerra lampo del 2008, quando, nel giro di pochi giorni le armate del Cremlino invasero l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, allontanandole da Tbilisi.

Caucaso

Secondo Simone Zoppellaro, giornalista e analista esperto della regione, Armenia e Azerbaigian sono caratterizzati da due orientamenti opposti. Erevan, che però paga una dipendenza dalla Russia molto più stringente rispetto a Georgia e Azerbaigian, ha da tempo deciso di smarcarsi dal giogo russo. Un atteggiamento che, secondo Zoppellaro, è ben visibile anche nella società civile. Baku, forte delle riserve energetiche che rendono il Paese il più ricco del Caucaso, segue un doppio binario. Da una parte non perde occasione per rimarcare la sua indipendenza, ma dall’altra è comunque contenta della presenza di Mosca nella regione del Nagorno Karabakh, la regione a maggioranza armena in territorio azero, al centro di una guerra fra i due Paesi. "L’atteggiamento di Mosca durante la guerra del 2020 – chiosa Zoppellaro – è stato percepito da molti armeni come a favore dell’Azerbaigian, provocando un distacco da Mosca".

Asia centrale

Si tratta di un’area cruciale, passaggio obbligato verso i mercati orientali e ricca di materie prime ed energetiche. Mosca lo sa bene e sta facendo di tutto per rimanere il punto di riferimento principale. Ma, secondo l’analista Alex Dubowy, il Kazakhstan si sta lentamente allontanando dalla Russia, corteggiato da altri big player come Cina e Turchia. Astana, con il suo orientamento, può influenzare anche gli altri Paesi della macroregione: Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan. In questo caso Mosca perderebbe un’area di commercio fondamentale per il suo export.