La situazione è grave ed è seria. Domani il Consiglio Elettorale, composto dal parlamento e da altri organi dello Stato, sceglierà il nuovo presidente della Repubblica. Si tratta della prima volta, dal 1991, che questa carica non viene scelta con un’elezione diretta. Come se non bastasse, il candidato scelto da Sogno georgiano è l’ex calciatore e fondatore di un movimento politico ultranazionalista Mikheil Kavelashvili. Per quanto il presidente della Repubblica non abbia poteri significativi, a parte quello di concedere la grazia, certo non è un gesto che può confermare la vocazione europeista dell’esecutivo.
A volte, a determinare i momenti critici di una nazione, ci si mette anche il calendario. Questa sera, il sindaco di Tbilisi ha invitato i bambini della città a partecipare all’accensione dell’albero di Natale. Un appuntamento imperdibile, non fosse che l’installazione si trova in Piazza della Libertà, epicentro degli scontri fra manifestanti e polizia (sarebbe meglio scrivere della repressione della polizia dei manifestanti) e che chi andrà in piazza sarà ancora più scontento del solito.
La presidente uscente ha parlato di ‘una provocazione’, che sarà evitata dalla civiltà della folla. Sulla compostezza dei manifestanti non ci sono dubbi. Ne sorgono, invece, sulla capacità di gestione dell’ordine pubblico. Sui social è girato, virale, l’immagine di un giovane a terra, inerme, preso a calci in faccia dalla polizia. Adesso si trova in coma in ospedale. Oltre 100 persone hanno riportato fratture multiple e due sere fa il poeta Zviad Ratiani, uno degli intellettuali più in vista del Paese, è stato picchiato dai poliziotti proprio per evitare che raggiungesse il viale Rustaveli, il cuore di Tbilisi, dove da settimane si concentrano le proteste. Domani partiranno alle sette del mattino, le quattro in Italia, in una no-stop per fare sentire il proprio dissenso contro l’elezione del Capo dello Stato, che suona come un funerale della democrazia.
La Russia parla di ‘effetto Maidan’, implicando un possibile intervento dell’Occidente. Non vi è nulla di più falso. Mosca sta preparando il terreno per qualche azione di guerra non lineare. Il vero problema è che, con elezioni regolarmente vinte, anche Bruxelles non sa come andare avanti.